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Febbre catarrale dei piccoli ruminanti o Blue Tongue

  • 10 novembre 2006
  • Autore: Redazione VeSA
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Dall’agosto del 2000 si è affacciata ai nostri orizzonti, dapprima in Sardegna, poi in Calabria ed in Sicilia, una malattia che la veterinaria italiana, fino a quel momento aveva considerato esotica, cioè legata ad ambienti diversi dal nostro: la Febbre catarrale degli ovini o Blue Tongue.
Si tratta di una malattia virale, quindi infettiva e non contagiosa (non diffonde per contatto diretto da animale ad animale), che viene trasmessa necessariamente da un insetto pungitore, ematofago (cioè che si nutre di sangue), del genere Culicoides.

Questa malattia non è una zoonosi (cioè non si trasmette da animale a uomo e viceversa né direttamente, né attraverso gli insetti, né attraverso gli alimenti derivati da animali ammalati come carne, latte e formaggi), colpisce tutte le specie di ruminanti domestici e selvatici, tra cui ovini, caprini e bovini, ma, mentre nei bovini la Blue Tongue è per lo più asintomatica, gli ovini presentano sintomi più manifesti: febbre fino a 42°C della durata di una settimana circa, accompagnata da depressione, anoressia e perdita di peso, dovute alle lesioni a carico di tutta la bocca.

Il nome dela malattia, Blue Tongue o Lingua Blue, deriva dalla colorazione bluastra assunta dalla lingua degli ovini colpiti dalla malattia a causa dell’arrossamento, della tumefazione e della cianosi.
La tumefazione interessa anche la testa dell'animale e dalle narici può fuoriuscire materiale sieroso
A livello di arti, soprattutto quelli posteriori, è presente un interessamento dello zoccolo tale che l'animale presenta difficoltà nella deambulazione.
 
L'animale infine, può morire a causa di gravi emorragie o complicazioni batteriche.

La mortalità  varia dal 2% al 50%, in base alla razza, alle condizioni degli animali (stato generale, età, alimentazione, corretta gestione aziendale) e al sierotipo virale coinvolto.

Per quanto riguarda l'epidemiologia della malattia, la sua prevalenza è influenzata dai fattori che regolano la biologia degli insetti vettori e pertanto il suo andamento è strettamente stagionale.

I primi casi si osservano in estate inoltrata; la presenza maggiore della malattia, invece, si ha alla fine della stagione estiva, per poi scomparire con il sopraggiungere dei primi freddi, quando la temperatura delle ore crepuscolari scende al di sotto dei 12°C.

Nelle regioni tropicali, infatti, questi insetti rimangono attivi per anni, mentre nelle regioni a clima temperato essi sono attivi soltanto durante la stagione estiva ed i mesi autunnali quando, in coincidenza dei primi freddi, cessano l’attività e di conseguenza, la diffusione del virus.      
La malattia è considerata propria della pecora, in quanto questa specie è quella che manifesta i segni clinici dell’infezione, anche se  il virus ha la maggiore presenza nel bovino, seguito dalla pecora, dalla capra e dagli altri ruminanti selvatici.

Du Toit, nel 1994 dimostrò che il virus è trasmesso da Culicoides imicola, vettore principale della malattia in Africa australe, Asia e oggi anche Europa, mentre il C. variipennis e il C. sonorensis 
lo sono in  Nord America e il C. insignis e il C. fulvus in Australia.
La malattia è limitata a quelle aree geografiche dove il vettore è presente e la trasmissione correlata al periodo dell’anno in cui i culicoides sono più attivi e cioè tarda estate e autunno. Questi insetti rimangono stanziali, solitamente nell’ambito di poche centinaia di metri dalla zona in cui sono nati, ma il vento può trasportarli passivamente per diversi chilometri: tempeste e sabbia, comuni nel bacino del Mediterraneo, sembrano aver contribuito alla diffusione dell’infezione dal Nord Africa alla Sardegna.

La malattia fu descritta da Theiler nel 1905 in Sud Africa e ha inizialmente interessato il continente africano, da dove si è diffusa fino a gran parte dei Paesi a clima tropicale e subtropicale.
Endemica tra il 35° parallelo sud e il 50° nord, la Blue Tongue ha in questi ultimi anni ampliato il suo tradizionale areale tropicale, diffondendosi in Europa ,fino al 53° parallelo Nord.
Recentemente la BT ha fatto la sua comparsa nel Nord Europa, complicando ulteriormente il quadro, soprattutto perché è comparso un nuovo sierotipo, il sierotipo 8 , che potrebbe rappresentare una vera minaccia per gli allevamenti italiani, qualora fosse introdotto nel nostro territorio a seguito di importazioni di bestiame dagli stati interessati.


Alcune considerazioni sul sierotipo bt 8:

  1. non è stato mai isolato prima in Europa, dove circolavano i sierotipi 1, 9, 16, 2 e 4;
  2. la mortalità nella pecora è bassa, mentre l'infezione nel bovino è più severa di quello che sia stato descritto con i precedenti sierotipi;
  3. il sierotipo 8 non sembra essere di derivazione vaccinale;

    Fonte:  FAO
      
     
  4. seppure la distribuzione geografica di BT nel Sud Europa è correlata al vettore afro-asiatico C.imicola  (il sierotipo 2 identificato in Corsica, Sicilia e Sardegna è lo stesso che circolava in Maghreb nel 1999), il virus ha interessato zone del Nord-Est europeo, come Grecia, Bulgaria, Est della Turchia e alcune regioni italiane, dove C. imicola non è stata trovata: questo ha inizialmente  suggerito che nuovi vettori culicidi,  potessero essere coinvolti nella trasmissione del virus in queste zone.Questi timori sono stati confermati dal Laboratorio di referenza OIE di Teramo, che ha identificato il  vettore responsabile dei recenti focolai in Nord Europa e cioè  il Culicoides dewulfi, (un moscerino pungitore della specie dei culicoides), per la prima volta non di provenienza  africana.
    Il rischio epidemiologico di una tale scoperta è rappresentata dal fatto che se il moscerino si addatterà alle condizioni climatiche europee, il virus avrà la possibilità di diffondere in tutta Europa e divenire endemico oltre il 53° parallelo,  richiedendo, ai paesi che commercializzano animali sensibili all'infezione, una rivalutazione dei sistemi di controllo e sorveglianza della malattia.

    Fonte : OIE 
     

Ultimo aggiornamento: 2 novembre 2006

Confermata la presenza in Provincia di Cagliari, da parte del Centro di Referenza Nazionale   (Istituto Zooprofilattico di Teramo), di un nuovo sierotipo di Blue Tongue (BTV1) diverso da quelli fino ad ora circolanti in Italia .


Le suddette considerazioni di carattere clinico-epidemiologico, sono di riferimento per le azioni intraprese dai Servizi veterinari del Servizio Sanitario Nazionale per la sorveglianza attiva della malattia, che si esplica innanzitutto con la sorveglianza sierologica  e la sorveglianza entomologica.
 La sorveglianza sierologica consiste in sistematici e periodici prelievi di sangue in allevamenti bovini (allevamenti sentinella), scelti con criteri statistici sul territorio, con l’obiettivo di:

  • rilevare la copertura anticorpale nella popolazione vaccinata;
  • rilevare od escludere la presenza virale;
  • monitorare lo stato sanitario delle aree libere da infezione;
  • individuare aree che sono stagionalmente libere dalla presenza del virus.

La sorveglianza entomologica si esegue con il posizionamento di “gabbie trappola”, in luoghi prestabiliti e con il controllo mensile del loro contenuto, per la determinazione e la conta degli insetti presenti, con  l’obiettivo di:

  • determinare la distribuzione geografica di C. imicola
  • determinare la dinamica della popolazione di culicoides;
  • definire delle mappe di rischio;
  • studiare il ruolo svolto da altre specie di culicoides.

Oltre alla sorveglianza attiva si effettua vaccinazione degli ovini e dei bovini nelle zone dove è stata accertata la presenza del virus e sono state adottate misure di restrizione nella movimentazione del bestiame sensibile a questa infezione.
Un sistema di flusso dati tra Azienda Sanitaria Locale, Istituti Zooprofilattici, Regione e Ministero della Salute permette un aggiornamento continuo della situazione e la possibilità di intraprendere azioni tempestive nei confronti di nuovi casi emergenti. Questa malattia infatti assume un’importanza zoosanitaria soprattutto in relazione agli scambi commerciali internazionali.
Infatti  il  rischio di importare  animali privi di sintomi, ma  portatori di virus, induce una restrizione nella movimentazione delle specie animali interessate dall’infezione, da parte di Paesi potenziali importatori, nel caso il bestiame provenga da zone in cui  non può essere esclusa la presenza del virus. E’ fondamentale quindi, per garantire il libero commercio, poter dimostrare che le zone in cui la Blue Tongue non è stata segnalata siano effettivamente indenni dalla malattia.

Ulteriori informazioni sono disponibili ai seguenti link:

Blue Tongue: modifiche alla normativa comunitaria

Department for Environment, Food and Rural Affairs( Defra ) - UK

Information Resources da FAO

 

 Autore:  Componente Redazione Distribuita 

 

Ultimo aggiornamento 10 novembre 2006

                                                                                                                                                              

 

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