La Commissione Europea ha approvato il piano d’azione europeo “One Health” contro la resistenza agli antimicrobici.
La resistenza antimicrobica rappresenta già ora un pesante onere sociale ed economico: si stima che ad essa siano riconducibili 25 000 decessi l'anno nella sola UE e 700 000 decessi l'anno in tutto il mondo. L'inazione potrebbe causare milioni di decessi a livello globale: secondo le stime, entro il 2050 la resistenza antimicrobica potrebbe provocare più decessi del cancro.
In tutte le regioni dell'OMS sono stati registrati livelli elevati di resistenza antimicrobica nei batteri associati a numerose infezioni comuni, ad esempio le infezioni delle vie urinarie, la polmonite, la tubercolosi e la gonorrea.
Anche la resistenza agli antivirali, come quelli impiegati per la cura dell'HIV, è in costante aumento.
Leggi il Piano d’azione europeo “One Health” contro la resistenza antimicrobica 2017 (ita)
Antimicrobici: comprendono gli antibiotici, gli antivirali, gli antimicotici e gli antiprotozoici. Sono sostanze attive di origine naturale o sintetica che uccidono o inibiscono lo sviluppo dei microrganismi. Utilizzati nella medicina quotidiana (ad esempio per le infezioni delle vie urinarie, la chirurgia e l'assistenza ai neonati prematuri), essi sono di vitale importanza per la prevenzione e la cura delle infezioni nell'uomo e negli animali.
Resistenza antimicrobica: è la capacità di microrganismi come i batteri di diventare sempre più resistenti a un antimicrobico cui erano precedentemente sensibili. La resistenza antimicrobica è una conseguenza della selezione naturale e delle mutazioni genetiche, mutazioni che vengono quindi trasferite, conferendo resistenza. Tale processo di selezione naturale è accentuato da fattori umani che facilitano la trasmissione di microorganismi resistenti, come l'uso improprio di antimicrobici nella medicina umana e veterinaria e condizioni e pratiche igieniche scadenti nelle strutture sanitarie o nella filiera alimentare. Nel tempo questi processi rendono gli antimicrobici meno efficaci e, in ultima istanza, inutili.
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Oltre le sofferenze umane la resistenza antimicrobica fa aumentare il costo delle cure e riduce la produttività a causa delle malattie. Nella sola UE si stima che la resistenza antimicrobica costi 1,5 miliardi di euro l'anno in termini di costi sanitari e perdita di produttività.
La strategia comunitaria avviata dal 2001 è stata rafforzata dal piano d'azione del 2011 della Commissione, caratterizzata dall'approccio "One Health", nell'ambito del quale la resistenza antimicrobica viene affrontata sia nell'uomo che negli animali.
"One Health": è un termine utilizzato per descrivere un principio che riconosce che la salute umana e animale sono interconnesse, che le malattie sono trasmesse dall'uomo agli animali e viceversa e che esse devono quindi essere contrastate negli uni e negli altri. L'approccio "One Health" comprende anche l'ambiente, altro anello di collegamento tra l'uomo e gli animali e anch'esso fonte potenziale di nuovi microrganismi resistenti. Tale termine è riconosciuto a livello globale in quanto è stato ampiamente utilizzato nell'UE e nella dichiarazione politica delle Nazioni Unite del 2016 sulla resistenza antimicrobica.
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Gli obiettivi principali del nuovo piano si basano su tre pilastri principali:
1. fare dell'UE una regione in cui si applicano le migliori pratiche. Come evidenziato dalla valutazione del piano d'azione del 2011, ciò richiederà di migliorare i dati, il coordinamento e la sorveglianza, come pure le misure di controllo. L'azione dell'UE si concentrerà su settori chiave e aiuterà gli Stati membri a stabilire, attuare e monitorare i propri piani d'azione nazionali "One Health" sulla resistenza antimicrobica, che essi hanno convenuto di mettere a punto in occasione dell'Assemblea mondiale della sanità del 2015.
2. promuovere la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione per colmare le attuali lacune nelle conoscenze, fornendo nuovi strumenti e soluzioni per la prevenzione e la cura delle malattie infettive e migliorando la diagnosi al fine di controllare la diffusione della resistenza antimicrobica;
3. intensificare l'impegno dell'UE a livello mondiale per definire il programma mondiale in materia di resistenza antimicrobica e di rischi ad essa correlati in un mondo sempre più interconnesso.
Leggi il documento EFSA:
Nuovo rapporto UE: ulteriori evidenze del legame tra uso di antibiotici e antibiotico-resistenza (ita)
Il rapporto rileva che l'uso degli antibiotici è più frequente negli animali da produzione alimentare che nell’uomo, benché la situazione vari a seconda dei Paesi e del tipo di antibiotico.
Una classe di antibiotici chiamata polimixine, che comprende la colistina, è ampiamente utilizzata in ambito veterinario. Inoltre viene sempre più utilizzata negli ospedali per curare infezioni resistenti a più farmaci.
Altri antibiotici sono utilizzati più spesso nell’uomo che negli animali, tra questi le cefalosporine e i chinoloni di terza e quarta generazione, antibiotici considerati di importanza primaria per la salute umana.
Bozza del Piano Nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza
Autore: Dott.ssa Alba Minnozzi