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Un caso di Sternidae infetto da virus dell’influenza aviaria HPAI sottotipo H5N1

  • 23 novembre 2023
  • Autore: Redazione VeSA
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L’Influenza Aviaria (IA) è una malattia infettiva contagiosa caratterizzata da elevate morbilità e mortalità, che colpisce numerose specie di uccelli domestici e selvatici, causando enormi danni all’allevamento avicolo. La malattia è anche caratterizzata da un potenziale zoonosico che ha determinato un notevole innalzamento del livello di attenzione nei suoi confronti da parte delle autorità sanitarie di tutto il mondo.

L’agente eziologico è un virus a RNA monofilamento appartenente alla famiglia Orthomyxoviridae, genere Influenzavirus A. I virus influenzali costituiscono una grande famiglia di virus, originariamente sviluppatisi come ospiti di specie avicole e successivamente differenziatesi in ceppi adattati a numerose specie animali, tra le quali l’uomo, i suini e gli equidi. Gli Influenzavirus tipo A possono essere classificati in sottotipi sulla base di 2 diversi antigeni superficiali: le emoagglutinine (HA) e le neuraminidasi (NA); esistono 16 tipi di HA e 9 di NA, che si possono combinare tra loro a configurare diversi sottotipi d’Influenzavirus A. Dal punto di vista della patogenicità, si distinguono virus influenzali ad alta patogenicità (Highly Pathogenic Avian Inluence, HPAI) e virus a bassa patogenicità (Low Pathogenic Avian Influence, LPAI). I virus HPAI causano grave malattia sistemica, con replicazione virale negli organi interni ed elevatissima mortalità; al contrario, i virus LPAI causano infezione localizzata alle mucose con sintomi respiratorie/o digestivi e mortalità più moderata.

Negli uccelli selvatici, in particolare nelle specie acquatiche, circolano virus influenzali con configurazioni genetiche codificanti tutte le possibili emagglutinine e neuraminidasi; normalmente si tratta di virus a bassa patogenicità, ma tra essi, gli Influenzavirus A appartenenti ai sottotipi H5 e H7 sono soggetti a subire modificazioni genetiche in seguito alle quali si trasformano in virus HPAI. La trasformazione dei virus a bassa patogenicità in virus ad alta patogenicità avviene più facilmente quando l’infezione riguarda popolazioni domestiche ad alta densità: in tal caso l’elevatissimo numero di ospiti disponibili a stretto contatto tra loro crea un ambiente differente da quello naturale, nel quale i ceppi virali che si replicano più rapidamente (e quindi più patogeni) sono favoriti in senso evolutivo.

 Il virus H5N1, come molti altri virus respiratori, è molto plastico ed ha un tasso di mutazione genetica piuttosto elevato, tanto che alcuni ceppi attualmente circolanti fra gli uccelli hanno mostrato mutazioni considerate segni di adattamento ai mammiferi, come ribadito dal report EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) relativo al periodo aprile – giugno 2023 che evidenzia il persistere, in diversi continenti, di numerosi casi di Influenza Aviaria ad alta patogenicità H5N1 caratterizzati da estesi fenomeni di moria in uccelli selvatici nonché casi in mammiferi e carnivori sia selvatici che domestici.

Nelle regioni del Nord Est del Paese, esemplari della famiglia dei Laridi (gabbiani) sono stati collegati a focolai di influenza aviaria con alte mortalità in avicoli domestici. In questo momento si assiste alla dispersione dei nuovi nati verso aree di alimentazione e muta, in attesa di migrare verso l’Africa o di stabilirsi in aree di svernamento mediterranee. Nelle Marche sono presenti soprattutto tre specie di gabbiani (reale, comune e corallino) che vivono in vicinanza dei porti e delle foci dei fiumi, degli invasi di acqua dolce e delle

discariche e dei depuratori. Le maggiori concentrazioni sono entro i 10 km dalla costa.

Il 03/08/2023 l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche (IZS UM) comunicava il riscontro di una positività per influenza aviaria sottotipo H5 in un pool di organi di un esemplare di Beccapesci (Thalasseus sandvicensis appartenente alla sottofamiglia Sterninae della famiglia Laridae), conferito morto nell’ambito del piano di sorveglianza delle Arbovirosi.

A seguito della prima positività alla RT-PCR dell’IZS UM, il campione è stato inviato al Centro di Referenza Nazionale presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (CRNIA), per la conferma ufficiale e, in data 04/08/2023, questo ha attestato il riscontro di positività per virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) sottotipo H5N1.

L’esemplare di uccello selvatico era stato segnalato al Centro Recupero Animali Selvatici  nella serata del 24 luglio e recuperato dallo stesso personale del CRAS il giorno successivo sul lungomare Nord di Civitanova Marche:  al momento del prelievo l’animale era vivo e si trovava all’interno di una scatola mostrando segni di ottundimento del sensorio, lieve sintomatologia nervosa ed è morto durante il trasferimento al centro di recupero del CRAS.

Dagli accertamenti di laboratorio eseguiti sulla carcassa del volatile, l’IZS-UM ha rilevato la positività al virus dell’Influenza Aviaria che è stata tempestivamente confermata dai laboratori del centro di referenza nazionale con diagnosti di Influenza Aviaria HPAI sottotipo H5N1.

Il Servizio Sanità Animale della AST di Macerata, si è attivata tempestivamente con la definizione  del buffer di 3 km, ricadente interamente all’interno del territorio comunale di Civitanova Marche, e del buffer di 10 km, comprendente il territorio dei comuni di Civitanova Marche, Montecosaro, Morrovalle e Potenza Picena in provincia di Macerata e di Porto Sant’Elpidio e Sant’Elpidio a Mare in provincia di Fermo. sono state individuati gli elenchi di tutti gli allevamenti avicoli presenti nell’ambito delle due aree buffer al fine di attivare la sorveglianza intensificata per l’intercettazione precoce della possibile circolazione virale sul territorio. Il focolaio di influenza aviaria - alta patogenicità negli uccelli selvatici è stato registrato nel portale SIMAN della Banca Dati Nazionale del Ministero della Salute.

Il 07/08/2023 si è riunito il Gruppo Operativo Regionale Emergenze Sanitarie (GORES) che ha definito le misure da adottare sul territorio regionale volte all’individuazione precoce di casi di aumento di mortalità e/o sintomatologia clinica, quali il rafforzamento delle attività di verifica e controllo delle misure di biosicurezza negli stabilimenti in cui vengono allevate specie avicole in modo soprattutto di evitare i contatti tra gli animali allevati e i selvatici. Con nota PROT: 0016851|17/08/2023|R_MARCHE|ARS|VSA|P|2000.110.10/2021/VSA/1, la Regione ha rilevato ulteriori aree considerate a rischio per presenza di caradriformi (quali le discariche), con relativi buffer di 3 km di raggio e censito allevamenti all’interno di tali buffers. Inoltre si è stabilito di intensificare, con la collaborazione di Enti ed Amministrazioni, la sorveglianza sulle cause di mortalità dell’avifauna selvatica e domestica.

 

I Servizi Veterinari delle AASSTT, hanno  applicato i piani di sorveglianza attiva nei confronti degli uccelli acquatici in aree di particolare rilevanza epidemiologica, attraverso l’effettuazione di controlli sanitari regolari su un campione di unità rappresentative di avifauna acquatica direttamente sull’animale (tamponi tracheali e cloacali per esami virologici) o, in alternativa, mediante il prelievo di campioni di feci, nonché controlli di volatili appartenenti a specie target (uccelli acquatici e rapaci) ricoverati nei CRAS.

Inoltre, le misure di prevenzione  raccomandate al personale dei CRAS e quanti potenzialmente esposti (detentori di richiami vivi, volontari di associazioni animaliste, medici veterinari liberi professionisti) sono state le seguenti:

- evitare di compiere operazioni che facilitino il contatto di materiale fecale con le mucose (ad esempio strofinarsi gli occhi con le mani sporche) o di inalare polveri che originano da feci essiccate (ad esempio pulendo i ricoveri degli uccelli);

- per tutto il periodo di utilizzo dei richiami, indossare sempre mascherina (FFP2 o FFP3) e guanti monouso durante la pulizia dei ricoveri o l’accudimento dei animali, e comunque in ogni luogo in cui si concentrano gli animali;

- lavare accuratamente le mani dopo aver manipolato gli animali o prima di mangiare;

- lavare ad alta temperatura (60 °C per almeno 30 minuti) indumenti ed attrezzature utilizzate durante l’accudimento dei richiami;

- non introdurre in casa o in aree frequentate da specie sensibili (volatili in particolare) indumenti, scarpe, stivali o attrezzature (sacchetti, gabbie, ecc.) utilizzate durante l’attività venatoria e/o per la gestione dei richiami prima di averli lavati;

- evitare che parti crude di volatili selvatici abbattuti (visceri ad es.) vengano consumate da carnivori domestici o selvatici;

- eliminare guanti o altro materiale monouso in appositi sacchi di plastica;

- riporre con adeguati DPI le carcasse degli animali deceduti in un doppio sacco di plastica resistente ben chiuso e attendere l’arrivo del veterinario dell’ASL per l’invio presso il laboratorio diagnostico.

Sul versante dell’informazione/formazione, sono stati diramati i riferimenti istituzionali per fruire dei corsi  FAD rivolti a operatori del CRAS e agli Allevatori circa le corrette manualità da seguire per la raccolta dei campioni e del materiale da inviare per le analisi.

L’approccio inclusivo messo in campo nella gestione del caso sopra descritto costituisce, ormai, un requisito essenziale per le attività di prevenzione nell’ambito della lotta alle zoonosi emergenti come influenza aviaria H5N1, West Nile disease e TBC o riemergenti come rabbia, ma anche delle malattie legate al consumo di alimenti o all’inquinamento ambientale. Il concetto di “One Health”, infatti, riconosce che salute delle persone e salute dell’ecosistema sono legate indissolubilmente e richiedono approcci e sforzi globali per progettare e implementare programmi, politiche, norme e ricerche in cui diversi settori cooperino per raggiungere migliori risultati per la salute pubblica.

 

Autori: Dott.ssa Marta Pacioni Dott. Giuseppe Manciola

 

 

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Categorie: Influenza aviare
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