L’Influenza Aviaria (IA) è una malattia virale che colpisce soprattutto gli uccelli acquatici selvatici. Questi possono non ammalarsi ma fungere da serbatoio, eliminare il virus e infettare gli uccelli domestici come polli, anatre, tacchini, i quali a loro volta contaminano l’ambiente. Quando sostenuta da ceppi ad alta virulenza, le conseguenze sull’allevamento avicolo sono devastanti non solo per l’elevato tasso di mortalità ma anche per l’impatto economico derivante sia per l’adozione di una politica di eradicazione, sia per le restrizioni al commercio imposte ai paesi sede di focolaio. L’importanza della sorveglianza dell’IA non è legata solo a un problema di Sanità Animale ma anche di Sanità Pubblica poiché gli Influenzavirus di tipo A potrebbero essere una potenziale causa di pandemia influenzale. Proprio nel 2004 a causa di un’epidemia violenta di IA è nato il concetto di One Health ovvero intraprendere azioni multidisciplinari contro gli agenti zoonosici al fine di raggiungere una salute globale dove la salute dell’uomo è correlata a quella degli animali e dell’ambiente.
I virus dell’influenza A sono distinti in sottotipi in base alle combinazioni di 2 diverse proteine di superficie, le emoagglutinine (HA) e le neuraminidasi (NA). Inoltre si classificano ad alta (Highly Pathogenic Avian influence, HPAI) e a bassa patogenicità (Low Pathogenic Avian influence, LPAI). Generalmente sono a bassa patogenicità ma i sottotipi H5 e H7 subiscono più facilmente mutazioni genetiche in virus ad alta patogenicità, inoltre il sottotipo degli uccelli H5N1 ha un tasso di mutazione molto elevato. Data l’importanza della malattia, quando causata da ceppi HPAI, rientra tra le 5 malattie elencate nell’Art. 5 del Regolamento UE 429/2016 ed è categorizzata come malattia da eradicare con interventi immediati.
SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA
L’infezione H5N1 ha avuto origine in Cina nel 1996/1997 in un’oca domestica e poi si è diffusa in Europa ed Africa.
Nell’ottobre 2016, il virus HPAI del sottotipo H5N8 è stato rilevato per la prima volta in Ungheria in un uccello selvatico trovato morto. Il virus è stato poi identificato in 19 Stati membri soprattutto in quelli con un’elevata densità di allevamenti di anatre e oche.
In Europa, la stagione 2021/2022 è stata la più grande epidemia in termini di numero di focolai nel pollame domestico, numero di uccelli selvatici morti e dimensione geografica con 37 paesi interessati tra cui l’Italia. L’aspetto importante è che occasionalmente si è verificata la trasmissione da animale a uomo, mentre non è stata segnalata alcuna trasmissione da uomo a uomo.