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IL PERICOLO DEOSSINIVALENOLO NEI MANGIMI

  • 5 marzo 2007
  • Autore: Redazione VeSA
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L'esposizione degli animali al deossinivalenolo (DON), una micotossina prodotta nei vegetali da parte di funghi appartenenti al genere Fusarium, determina una serie di disturbi che ne compromettono lo stato di salute e la performance produttiva.

Il DON è una tossina che appartiene alla famiglia dei Tricoteceni ed è di frequente riscontro, in tutto il mondo, soprattutto nel frumento, nel mais, e nell'avena. Meno frequentemente si riscontra in riso, sorgo e triticale.
La presenza del DON è quasi sempre associata a quella di altre fusario-tossine e la contaminazione delle produzioni avviene prevalentemente in campo, prima del raccolto. Lo sviluppo dei funghi e la produzione di tossina durante la fase di stoccaggio è invece meno frequente.
La concentrazione della tossina nei prodotti destinati alla alimentazione degli animali varia in relazione alle condizioni climatiche, stagionali e geografiche. Anche la predisposizione genetica delle colture gioca un ruolo nel grado di contaminazione dei mangimi, che si è visto variare da alcuni microgrammi sino a diversi milligrammi per Kg.

I sintomi che si manifestano negli animali esposti per via alimentare al DON sono: diminuzione dell'appetito, rifiuto del cibo e vomito, mancato accrescimento ponderale. La ridotta ingestione di alimento a basse dosi sembra essere attribuibile alla sintesi di citochine pro-infiammatorie, mentre ad altre concentrazione si ha il vomito per interazione del DON con i recettori serotoninergici e dopaminergici.
Gli animali più sensibili agli effetti del DON sono i suini, per i quali però non si è ancora in grado di stabilire esattamente il limite di contaminazione oltre il quale si producono gli effetti tossici. Il livello di contaminazione più basso riportato, in grado di causare i sintomi iniziali, varia da 0,35 a 0,9 mg/Kg.
Si ritiene invece che ruminanti sani siano in grado di tollerare contaminazione da DON di mangimi nell'ordine di milligrammi per Kg.
Le altre specie animali sembrano anch'esse meno sensibili del suino agli effetti del DON, anche se i dati disponibili per la valutazione sono scarsi.
Dopo l'ingestione del mangime contaminato, l'assorbimento del DON è rapido e la metabolizzazione avviene attraverso de-epossidazione e glucuronidazione. L'escrezione è per via urinaria e biliare, mentre solo tracce si rilevano in latte ed urina.

Nell'uomo sono quindi improbabili casi di intossicazione conseguenti all'assunzione di alimenti derivanti da animali che abbiano ingerito mangime contaminato.
Sono segnalati invece casi di intossicazione dovuti al consumo di grano contaminato. In questo caso i sintomi descritti, per altro reversibili, sono stati dolore addominale, senso di debolezza, cefalea, vomito e diarrea sanguinolenta. Non è segnalato un effetto cancerogeno per il DON.
Nonostante un ridotto trasferimento del DON ai tessuti e ai prodotti di origine animale, si rendono necessari ulteriori studi ed azioni di monitoraggio al fine di salvaguardare la salute animale e rilevare eventuali aspetti tossici per l'uomo al momento non noti.

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