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Molluschi marini: dal mare alla tavola

  • 12 settembre 2012
  • Autore: Redazione VeSA
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La produzione e commercializzazione dei molluschi eduli marini sono oggetto di attività di vigilanza e controllo svolto dai Servizi Veterinari delle Aree Vaste ASUR costiere.

Il mare delle Marche ha sempre prodotto ingenti quantità di molluschi filtratori (come cozze, vongole ed, in misura minore, ostriche piatte) e di molluschi gasteropodi (le classiche  lumachine o “bombetti”, i piè di pellicano o “crocette” e “garagoi” della tradizione anconetana e fanese, le “raguse”,  i “bombi”…).

Obiettivo dei Servizi Sanitari è far in modo che questi prodotti arrivino ai consumatori in condizioni igienico-sanitarie ottimali, ed evitare  loro il rischio di ingerire, con i molluschi, batteri o sostanze tossiche che cozze e vongole potrebbero aver assunto filtrando l’acqua del mare o nutrendosi di altri organismi marini.

Per questo, già da alcuni anni, i Servizi Veterinari dei Dipartimenti di Prevenzione dell’ASUR, nel rispetto di dettagliate linee guida regionali, attuano Piani di sorveglianza sulle zone e sugli impianti di produzione di molluschi vivi.
In virtù dei suddetti Piani, vengono eseguiti, a cadenze fisse e ravvicinate, dei prelievi di mitili e vongole  per valutare  la presenza dei batteri Escherichia coli e Salmonella, espressione di avvenuto inquinamento di una zona di mare provocata da acque “sporche” provenienti dai corsi d’acqua o dagli scarichi urbani.
Vengono anche effettuate analisi di tipo chimico per la ricerca di piombo e mercurio.

Questi prelievi vengono condotti, nel caso dei mitili, sia sul prodotto allevato  in vivaio (realtà in aumento nelle Marche) sia nelle zone di mare dove i molluschi vivono naturalmente (c.d. “banchi naturali”).

Le zone di raccolta da banchi naturali nelle Marche sono storicamente collocate nel tratto di mare intorno al massiccio del Colle San Bartolo, nella zona tra Gabicce  e Pesaro, e lungo la riviera del Monte Conero, nella zona compresa tra la città di Ancona , (in particolare dalla zona Passetto), in direzione sud, fino al porticciolo di Numana, comprendendo, al suo interno, tratti di mare  famosi per i  “Moscioli”, quali quelli dello Scoglio del Trave, di Portonovo, e della Vela.

Insieme al campione costituito dai molluschi, viene prelevato anche un campione di acqua di mare, per la valutazione dell’eventuale presenza di alghe microscopiche che, digerite dai molluschi, possono elaborare sostanze tossiche: le “biotossine algali”.

Le biotossine, quindi, non sono presenti nel mare come tali, ma derivano dalla metabolizzazione delle alghe operata dai mitili che le hanno ingerite.
Le alghe, dalla cui digestione derivano le biotossine, appartengono per lo più all’ordine delle Dinoflagellate.

Sono microscopiche, invisibili ad occhio nudo, perché formate da una sola cellula, e non sono correlate a modificazioni dell’aspetto dell’acqua marina (maree rosse, mucillagini etc.).

Nei campioni di acqua di mare vengono in particolare ricercate  alghe del genere Dinophysis, del genere Pseudonietszchia, del genere Alexandrium, e le specie Gonyaulax grindley e  Lingulodinium poliedrum, (come previsto dalla Circolare del Ministero della Sanità  N° IX  400.4/13.1/3/ 562 del 09/04/1998 ).

E' ovvio che le zone marine o gli impianti di produzione nei quali, durante il monitoraggio, si identifichino anomalie in base agli accertamenti analitici effettuati, vengano interdetti alla pesca ed alla produzione dei molluschi, con apposito provvedimento sanitario, emesso emesso fino a poco tempo fa dal Sindaco competente per il tratto di costa interessato, ora dal Direttore del Servizio Veterinario Igiene degli alimenti di origine animale (S.I.A.O.A. ) competente per il tratto di costa interessato.
Questo fino al ripristino delle condizioni idonee per l’avvio al consumo umano del prodotto.

L’attività di sorveglianza sui banchi naturali di vongole è invece meno intensa, poiché la vongola ha meno possibilità di concentrare contaminanti essendo un filtratore debole: i prelievi sono effettuati con cadenza bimestrale in tutte le zone di pesca, a meno che, ovviamente, eccezionali fioriture algali od eventi meteomarini di particolare rilevanza non ne rendano indispensabile l’intensificazione.
Si interviene prontamente anche quando vengano segnalate anomalie nel funzionamento di depuratori urbani o rotture degli impianti fognari dei centri urbani, tali da poter far supporre l’arrivo in mare di acque contaminate.

 

Consulta la norme e gli atti regionali  di settore ( alcuni documenti pubblicati nella sezione, dedicati agli operatori sanitari ASUR Marche, sono visibili dopo inserimento delle credenziali di accreditamento - userrname e password - per l'accesso alla sezione riservata del nostro portale)

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Ultima modifica: 12 settembre 2012

 

 

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