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La Mitilicoltura

  • 20 settembre 2012
  • Autore: Redazione VeSA
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L’allevamento dei mitili è uno dei comparti più importanti dell’acquacoltura italiana.
Ed anche nella nostra regione conosce un momento di  espansione, con il varo di  diversi nuovi allevamenti in questi ultimi anni.
 

 Ma … come è fatto un allevamento di cozze?

Nel nostro mare il metodo di allevamento più diffuso è il sistema flottante detto long-line: è essenzialmente costituito da una struttura galleggiante,  formata da boe disposte ad intervalli regolari, che mantengono sospesa a circa tre metri di profondità una grossa fune orizzontale, detta ” trave”, mantenuta in posizione ed ancorata al fondo da massi di calcestruzzo.

Ad ogni “trave” sono appese, a distanza regolare l’una dall’altra, le “calze “ contenenti i mitili, dette “reste”.

Le ”calze” o “reste “ sono semplici tubi di rete plastica, con fori adeguati alla taglia del mollusco, che vi si ancora già nelle prime fasi di vita in mare. Ogni resta è lunga circa quattro metri, per cui si può dire che la coltivazione delle cozze avviene nella fascia d’acqua compresa fra i tre ed i sette metri di profondità.

Pur parlando di allevamento, in queste strutture il mollusco non viene alimentato con mangimi ma si nutre di plancton ottenuto filtrando l’acqua di mare, con le stesse modalità del prodotto che vive spontaneamente su scogli e rocce marine.
Per questo l’allevamento di mitili è considerato di tipo estensivo.L’uomo si limita a creare le condizioni migliori al suo insediamento e accrescimento, favorito dall’estrema ricchezza di nutrimento del mare Adriatico.

Una volta raggiunta la taglia commerciale, i mitili, qualora possiedano le caratteristiche microbiologiche e biotossicologiche per il consumo umano diretto, devono essere prelevati dall’impianto ed avviati ad un Centro di Spedizione Molluschi.
Questo naturalmente, presuppone alcune lavorazioni sul prodotto, che vengono effettuate direttamente in mare, sull’imbarcazione appositamente attrezzata.

Di seguito  troviamo una breve relazione su di esse, che potranno anche essere visionate sul reportage fotografico presente tra gli allegati  relativi a questo articolo.

Come primo contatto, l’imbarcazione si affianca al filare long line al quale sono appesi i mitili giunti al giusto grado di sviluppo.
Si procede quindi all’aggancio della trave principale mediante uno strumento  apposito, detto “ancorotto”, e al successivo posizionamento di essa sui due dispositivi rotanti, detti “stella”, che permettono la progressione  in avanti dell’imbarcazione lungo la trave; in questo modo si rende possibile  l’emersione progressiva delle reste appese alla trave.

Le reste, particolarmente pesanti perché cariche di molluschi maturi, vengono caricate a bordo con l’uso di un nastro trasportatore e tagliate a tronconi che sono avviati alla macchina “sbissatrice” o “sgranatrice”.

Questa macchina, tramite un cilindro interno rotante ed un albero rotante centrale munito di asperità trasversali, distacca tutti i mitili gli uni dagli altri e dal residuo della calza di plastica attorno alla quale si erano accresciuti e sviluppati mediante la produzione del bisso, analogamente a quanto avviene  in natura quando le colonie di mitili si sviluppano intorno ad uno scoglio.
Tutti i residui di calza vengono raccolti e trasportati a terra per un idoneo smaltimento.

Un piccolo nastro  trasportatore veicola i singoli mitili distaccati verso un’altra macchina rotante, che li sottopone ad un ulteriore lavaggio e ad  una sommaria pulizia del guscio dalle concrezioni e dalle impurità normalmente presenti.

All’uscita si trova il vaglio vibrante dove i mitili, sempre dopo essere passati sotto una nuova cascata d’acqua, vengono separati per dimensione e sottoposti ad una ulteriore cernita a mano, per l’allontanamento di gusci vuoti, molluschi rotti o schiacciati ed altre eventuali corpi estranei grossolani ancora presenti.

Il prodotto così trattato viene raccolto da una tramoggia collegata ad una coclea sollevatrice, necessaria a convogliarlo in un imbuto, al di sotto del quale avviene il riempimento dei sacchi.

Una volta insaccato il prodotto è pronto per essere trasportato a terra ed essere avviato agli stabilimenti che effettueranno le lavorazioni previste prima dell’avvio al consumo umano.

 

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Ultima modifica: 20 settembre 2012

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