Il periodo riproduttivo della specie, pur con qualche variazione, ha inizio alla metà di luglio e termina a fine agosto. Eccezionalmente, alcune femmine non fecondate o femmine giovani particolarmente precoci, vanno in calore a novembre–dicembre. Agli amori possono partecipare tutti i caprioli di almeno un anno di età, anche se in una popolazione "relativamente equilibrata" nel rapporto tra maschi e femmine, è difficile che i maschi di un anno riescano a riprodursi.
La femmina viene inseguita dal "becco" (maschio di capriolo) per molti chilometri. La recettività della femmina in "estro" è limitata a sole 36-48 ore, pertanto viene richiesto al maschio il giusto tempismo per un efficace accoppiamento.
Particolarità della femmina di capriolo è la "pausa embrionale", evento fisiologico presente anche in molte altre specie animali, che consente all’animale di avere un maggior successo riproduttivo e, sostanzialmente, un vantaggio nella lotta alla sopravvivenza. In che cosa consiste questo fenomeno "naturale" ?
Nelle femmine di capriolo fecondate in luglio-agosto, lo sviluppo dell’embrione, per un periodo di 4-5 mesi, avviene, per motivi fisiologici molto complessi correlati a livelli ormonali ed altri eventi metabolici, molto lentamente, come se fosse in uno stato di "riposo". Solo dall’inizio di gennaio riprende poi a svilupparsi regolarmente per arrivare, nel periodo primaverile, al parto. La gestazione, in questo caso, dura circa 280-290 giorni complessivi.
Cosi facendo la specie ottiene notevoli "vantaggi" riassumibili in: periodo degli amori (assai dispendiosi dal punto di vista energetico) ben prima dell’inizio dell’inverno in un periodo, quindi, di buona offerta alimentare, nonchè programmazione dei parti nel periodo primaverile, ideale per l’inizio del periodo vegetativo (molto foraggio a disposizione) e per il clima più favorevole. Qualora l’accoppiamento avvenga a novembre-dicembre, l’embrione si sviluppa senza "stasi” e la gestazione dura circa 160-170 giorni con parto sempre nel periodo primaverile inoltrato.
I piccoli (1 o 2 capi) nascono, di norma, dalla metà di maggio alla metà di giugno. A differenza di altre specie, il piccolo di capriolo non segue la madre nella sua attività, ma rimane nascosto fra le erbe o cespugli. La madre lo raggiunge più volte al giorno per allattarlo. Questa caratteristica comportamentale (rimanere immobile e rannicchiato in attesa del ritorno della "mamma" e sicuro del proprio mimetismo) crea spesso un’elevata mortalità, in particolare negli ambienti agricoli, dove l’utilizzo di macchinari (falciatrici, etc) può causare la morte o la mutilazione di numerosi individui. Inoltre, anche occasionali escursionisti, non formati adeguatamente, in caso di ritrovamento di un caprioletto, scambiano spesso per "abbandono" un fisiologico e momentaneo allontanamento della madre. In questi casi è "da evitare" il contatto, il prelievo e recupero del piccolo che, allontanato dal suo ambiente "naturale" e dalla cure materne, spesso non riesce a sopravvivere.
In passato il capriolo veniva considerato un animale "tendenzialmente" solitario, ma le conoscenze attuali hanno portato ad una "revisione" di tali considerazioni. Infatti si è accertato che il comportamento sociale di tale ungulato è piuttosto complesso ed articolato.
I maschi adulti sono tipicamente territoriali ed occupano un "proprio territorio" le cui dimensioni dipendono dalle caratteristiche dell’habitat e dalla densità delle popolazioni. I maschi giovani, invece, che non hanno un comportamento territoriale, vagano alla ricerca di un proprio "spazio", si spostano anche molto lontano.
Tale "dispersione" è prevalente nel periodo primaverile ed estivo. Le femmine "adulte" sono territoriali nel periodo del parto. D’inverno si formano invece gruppi familiari femminili (madre, piccoli e giovani dell’anno precedente) anche associati tra loro. Maggiore è la densità della popolazione in un territorio, più facilmente le femmine e la loro famiglia si riuniscono in piccoli gruppi, comprendenti, spesso, anche maschi adulti o sub-adulti. In particolare, nei territori con poca copertura arborea e caratterizzati da una vasta "apertura" (ricchi cioè di prati, pascoli, campi), tali gruppi sono molto numerosi.