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Antibiotico-resistenza ed alimenti

  • 29 maggio 2008
  • Autore: Redazione VeSA
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L’antibiotioco-resistenza (AMR) è la capacità di alcuni biotipi microbici di sopravvivere, o anche moltiplicarsi, in presenza di concentrazioni di sostanze ad attività antimicrobica normalmente sufficienti per inibire o uccidere microrganismi della stessa specie.
Tale fenomeno, studiato la prima volta durante gli anni '50 nell'ambito di infezioni ospedaliere , è in notevole aumento e rappresenta un problema globale di salute pubblica.
Attualmente l’uso di antibiotici utilizzati nelle varie fasi delle produzioni primarie animali e vegetali, sia per la cura che per la prevenzione di malattie, sta favorendo l’incremento nell’ambiente di un numero sempre maggiore di biotipi microbici antibiotico-resistenti.
Considerando che  l'alimentazione è uno dei veicoli primari per la trasmissione all’uomo di microrganismi c’è il rischio che questi, diventando una possibile fonte di contaminazione dei prodotti alimentari in differenti fasi della filiera di produzione e commercializzazione, possano essere trasmessi all’uomo attraverso il cibo.


Le valutazioni dell'EFSA

Una aumentata possibilità di trasmettere AMR con il cibo è emersa dalla valutazione effettuata recentemente da un gruppo di esperti dell’EFSA (Autorità europea per la Sicurezza Alimentare) sul rischio biologico.
Dal gruppo di studio è risultato che le più frequenti patologie umane sono causate da ceppi  resistenti di Salmonella e Campylobacter e che i cibi maggiormente interessati sono le carni di pollame, di suino, di bovino e le uova.

Ugualmente importanti sono le contaminazioni che si verificano durante la preparazione, la manipolazione e la trasformazione di alimenti freschi di origine vegetale, come le insalate.

L’ AMR può essere trasmessa all’uomo con il cibo  attraverso diversi meccanismi :

  • Trasmissione diretta attraverso cibo proveniente da animali portatori di batteri resistenti che possono colonizzare o infettare l’uomo dopo l’ingestione.
  • Trasferimento di resistenza attraverso cibo contaminato da batteri resistenti durante le fasi di trasformazione.
  • Ingestione di batteri resistenti presenti in prodotti freschi contaminati (es. nei prodotti dell’acquacoltura ed orticoltura che nella produzione utilizzano acque contenenti batteri).

Sembra che anche le immissioni di batteri resistenti nell’alimentazione animale (ad es. nei mangimi) o nei processi di produzione di alimenti per l’uomo  ad es. starter microbici ed i probiotici.

Un ulteriore rischio sarebbe rappresentato,  ma  solo per chi lavora nei mattatoi o in altre sedi di produzione di alimenti di origine animale, dal possibile contatto con  prodotti contaminati da Staphylococcus aureus Meticillino-resistente (MRSA).

Foto 1: Diagramma di flusso delle possibili contaminazioni

Per concludere..

Dalla valutazione effettuata è emerso che la prevenzione e il controllo della trasmissione di patogeni alimentari, come il continuo miglioramento delle misure igieniche applicate in tutte le fasi di produzione, rappresentino già un valido mezzo per contrastare forme batteriche resistenti.
Pertanto, agendo in ogni anello della catena di produzione alimentare, si potrebbe controllare la diffusione di questi patogeni resistenti ai farmaci, in modo tale da prevenire l'insorgenza di nuove resistenze batteriche ai farmaci oggi disponibili e la trasmissione di questi 'super-batteri' all'uomo.

Non si vuole comunque creare allarmismo in quanto gli esperti dovranno stimare, tramite una consultazione pubblica ed un’ulteriore analisi dei dati scientifici a disposizione, l’effettivo rischio della trasmissione di AMR tramite gli alimenti e gli effettivi risvolti in ambito di salute pubblica, così da poter intervenire presso i produttori primari per armonizzare i criteri   d’uso  degli antibiotici nelle produzioni.


Fonte: EFSA 

 

 

Data ultimo aggiornamento:29 maggio 2008

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