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Il cadmio, contaminante del latte vaccino

  • 9 dicembre 2008
  • Autore: Redazione VeSA
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Il Piano Nazionale Residui 2009 prevede la realizzazione di 30 campioni di latte vaccino per la ricerca del cadmio.

Il cadmio appartiene alla categoria di residui B3c ed i metodi ricerca di screening e di conferma sono rappresentati dalla spettrofotometria ad assorbimento atomico con fornetto di grafite (AAS/GF) e dalla spettrometria di massa. (ICP-MS), con un livello minimo di screening di 8.0 μg/kg (ng/g).

La normativa di riferimento per il metodi di campionamento e di analisi per il controllo ufficiale del cadmio è il Regolamento 333/2007/CE.

L’origine del Cadmio che contamina l’ambiente è principalmente industriale:

  • Industria elettrotecnica (rivestimenti elettrici, batterie nickel-cadmio)
  • Metallurgia (leghe resistenti alla corrosione)
  • Vernici
  • Fungicidi

Attraverso gli effluenti e le emissioni gassose provenienti dalle industrie, il cadmio raggiunge il suolo e le acque e viene assunto dagli animali con conseguente accumulo in organi e tessuti.

La tossicità del cadmio per l’uomo dipende da diversi fattori quali: la dose, il tempo di esposizione, l’ambiente, la specie, fattori nutrizionali etc.

L’ International Agency for Research on Cancer (IARC) , agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha inserito il cadmio fra gli elementi sicuramente cancerogeni e genotossici per l’uomo.

L’avvelenamento acuto da cadmio causa, se inalato, sintomi respiratori (edema polmonare ed irritazione del tratto respiratorio) e, se viene ingerito, lesioni all’apparato riproduttivo maschile e osteomalacia, con fratture spontanee, deformità ossee, dolorabilità elevata.

Il cadmio ha un’emivita di 20-30 anni e l’avvelenamento cronico determina sintomi renali: determinati da lesioni ai tubuli prossimali del rene, sintomi respiratori a causa delle alterazioni fibrotiche ed enfisematose dei polmoni e diversi tipi di neoplasia.

Nei ruminanti il cadmio è antagonista del metabolismo del rame e ne riduce significativamente la concentrazione epatica. Vi è anche un’interazione con lo zinco, per cui una supplementazione della dieta riduce l’assorbimento del cadmio.

Secondo l’opinione adottata dall’EFSA la contaminazione dei mangimi destinati agli animali non puo’ essere evitata totalmente in quanto il cadmio è ampiamente diffuso nell’ambiente. I limiti che attualmente sono stati stabiliti per i mangimi consentono di prevenire la manifestazione di effetti tossici e di accumulo negli animali allevati a scopo alimentare. Tuttavia un monitoraggio dei prodotti di origine animale si rende necessario al fine di evitare rischi per la salute umana.
 
 
Ultima modifica: 9 dicembre 2008
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