Facendo seguito ad una richiesta della Commissione Europea, il gruppo di esperti scientifici sulla salute e benessere degli animali (AHAW) dell'EFSA è stata incaricato di fornire un'opinione scientifica sugli aspetti relativi al benessere animale negli allevamenti dediti all'acquacoltura.
L'opinione è incentrata sulla neurobiologia e sugli organi di senso dei pesci, sulla loro capacità di percepire il dolore, la paura e lo stress, ed è basata sulle informazioni scientifiche disponibili.
Solo una piccola percentuale delle 20.000 specie
di pesci teleostei, (osteitti o pesci ossei ), generalmente quelli con una rilevanza economica nei settori della pesca e dell'acquacoltura, sono stati studiati nel dettaglio. Perciò è importante che le conclusioni tratte non siano troppo generalizzate.
E' stato concluso che il concetto di benessere è lo stesso per tutti gli animali, ovvero mammiferi, uccelli e pesci, utilizzati a fini alimentari dall'uomo e protetti secondo il Trattato di Amsterdam.
Tuttavia, il benessere dei pesci non è stato studiato a fondo quanto quello dei mammiferi e degli uccelli. Sebbene misure di benessere similari a quelle adottate per gli altri animali siano raccomandate anche per i pesci, dei protocolli chiaramente definiti per la valutazione del benessere dei pesci non esistono.
A causa delle complesse relazioni che vi sono tra le diverse esigenze e requisiti dei pesci allevati e le loro conseguenze comportamentali e fisiologiche è impossibile, come per tutti gli animali, trovare un singolo indicatore del benessere valido per tutti i diversi metodi di allevamento, le specie allevate e le specifiche situazioni.
Nella valutazione del benessere dovrebbero essere presi in considerazione una serie di parametri indicatori. Gli indicatori per i pesci dovrebbero essere specie-specifici, validati, affidabili, realizzabili, e valutabili.
Diverse specie di pesci hanno sviluppato organi di senso altamente sofisticati al fine di sopravvivere in condizioni ambientali variabili e mutevoli. Vi è un'evidenza scientifica che supporta la teoria che alcune specie di pesci hanno strutture cerebrali potenzialmente in grado di avvertire dolore e paura.
La conclusione è che alcuni pesci sono in grado di provare dolore. Tuttavia la ricerca e lo sviluppo nell’area della cognizione e delle tecniche di
brain imaging dovrebbero essere potenziate nel settore dei pesci al fine di incrementare le conoscenze sulla percezione del dolore in questi animali.
I comportamenti di fuga e di difesa dipendono dalle capacità cognitive e di apprendimento determinate dalla paura. La risposta dei pesci, almeno alcune specie ed in certe situazioni, suggeriscono che questi sono in grado di avere paura. I pesci possiedono una serie di risposte adattative comportamentali e fisiologiche che si sono evolute al fine di contrastare lo stress. Molte di queste sono analoghe a quelle sviluppate dagli altri vertebrati.
I pesci dimostrano di avere risposte adattative di breve termine che possono essere importanti nel mantenere l'
omeostasi senza necessariamente implicare conseguenze dannose.
Un' esposizione prolungata allo stress conduce generalmente ad effetti di maladattamento o di stress cronico.
Le risposte di stress cronico indicative di uno stato di benessere scarso, includono una riduzione della funzione immunitaria, della resistenza alle malattie, della crescita e della capacità riproduttiva, e eventualmente la morte. Non sono state studiate le risposte cumulative allo stress che occorrono nei diversi stadi vitali.
Gli studi sui sistemi sensoriali, le strutture e la funzionalità cerebrali, il dolore, la paura e gli stress indicano che alcune specie di pesci hanno componenti neurali che li rendo esseri senzienti. Tuttavia sono ancora limitate la conoscenza e la comprensione dei segni di sofferenza nei pesci.
Ultima modifica:28 febbraio 2009