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Febbre Q: parere dall' EFSA

  • 15 maggio 2010
  • Autore: Redazione VeSA
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A seguito del significante incremento nel numero dei casi umani di febbre Q in Olanda, l’EFSA ha fornito consulenza scientifica su tale malattia animale che può essere trasmessa all’uomo.

Il parere chiarisce il significato della febbre Q negli animali e nell’uomo, i differenti fattori di rischio coinvolti nella comparsa e nella diffusione della malattia, nonchè l’efficacia delle possibili misure di controllo a livello Europeo.

Il parere dell’EFSA sottolinea che l’infezione da Coxiella burnetii, il batterio che causa la febbre Q, è diffuso, nelle UE, tra i bovini, gli ovini ed i caprini.

Diversi fattori possono condizionare la diffusione del batterio tra questi animali, ma l’impatto complessivo sulla loro salute è limitato, data la scarsa probabilità di sviluppo della malattia.

Secondo gli autori del parere, una combinazione di diverse misure potrebbe permettere il controllo della febbre Q nel lungo e nel breve periodo, con la vaccinazione preventiva degli animali considerata l’opzione di lungo termine più efficace.

Le informazioni disponibili indicano altresì che la febbre Q ha un impatto limitato sulla salute pubblica, anche se può assumere un significato in alcuni gruppi a rischio. L’uomo generalmente si infetta per via aerea e non si ritiene che il consumo di carne o latte contaminati possa essere causa di infezione.

Il Presidente del gruppo di esperti scientifici AHAW  dell’EFSA, Philippe Vannier, ha detto: “la cooperazione tra chi opera nelle discipline di salute animale ed umana è la chiave per identificare i rischi e le sfide poste da una malattia quale la febbre Q.

Perciò l’EFSA ha lavorato in stretta collaborazione con l’European Centre for Disease Prevention and Control per fornire, a chi deve prendere le decisioni a livello europeo, delle informazioni utili  per la lotta e la prevenzione alla febbre Q.

“ Necessitiamo di un precoce scambio di informazioni tra operatori veterinari e della salute animale, per meglio identificare l’origine dei casi umani e mettere in atto misure preventive quando possibile. E’ altresì importante che tutti parlino il medesimo linguaggio e che la raccolta dei dati sia fatta con uguale metodica. L’armonizzazione della raccolta dei dati è di importanza critica, al fine di definire un quadro della situazione europea più accurato nonché l’evoluzione nel tempo della malattia”.

L’infezione da Coxiella burnetii può essere presente in  tipi diversi di allevamento e, nei rari casi in cui causa malattia negli animali, specialmente ovicaprini, può causare problemi riproduttivi, incluso l’aborto.

Per l’uomo, la vicinanza agli animali, specie nel momento del parto, può rappresentare un fattore di rischio. Tuttavia, vi è molta incertezza circa l’importanza relativa di tali fattori di rischio, dal momento che è probabile che spesso vi sia il concorso di più di un fattore nel determinare la malattia.

Non è segnalato un chiaro collegamento tra la diffusione dell’infezione dagli allevamenti all’uomo e le dimensioni degli allevamenti coinvolti o la virulenza dei diversi ceppi del patogeno.

 Il parere identifica alcune misure da attuare per controllare l’agente della febbre Q, ma sottolinea che potrebbe essere necessaria la combinazione di più misure di controllo per ovviare alle vie di trasmissione animale nonché ambientale.

Un’opzione di controllo di lungo termine potrebbe essere la vaccinazione degli animali, ma che potrebbe non essere efficace come misura di breve termine.
Alcune opzioni, inclusa la soppressione degli animali gravidi, non sono state considerate utili come misure di controllo di lungo termine, ma potrebbero rappresentare una soluzione durante l’epidemia. Non vi è la raccomandazione di trattare con antibiotici gli animali infetti.

Importante è invece la raccolta  dei dati relativi alla malattia in modo uniforme, al fine di permettere una comparazione nel tempo delle informazioni disponibili relative alla situazione della febbre Q in Europa .

Viene altresì ribadita l’importanza di identificare e notificare rapidamente i casi di malattia negli animali, nonché di scambiare le informazioni tra veterinari ed operatori della salute umana.

L’EFSA ha anche pubblicato un rapporto che include delle proposte per la realizzazione di uno schema armonizzato di monitoraggio e di notifica per la febbre Q negli animali negli stati UE. Tale rapporto è stato preparato da un consorzio di istituzioni scientifiche coordinate dalla AFFSA (Agence Française de Sécurité Sanitaire des Aliments).

Leggi il parere in inglese :

“Scientific Opinion on Q fever”


Leggi il rapporto in inglese:
 
“Development of harmonised schemes for the monitoring and reporting of Q-fever in animals in the  European Union”

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Ultima modifica: 14 maggio 2010 
 

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