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Tuber brumale

  • 6 marzo 2012
  • Autore: Redazione VeSA
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Tuber brumale  Vittadini 1831
 
Nome volgare: Tartufo nero invernale, Trifola nera
 
 
Classe: Ascomycetes
Ordine: Pezizales
Famiglia: Tuberaceae
Genere: Tuber
 
Carpoforo: ipogeo, di forma variabile da globosa a tuberiforme. Dimensioni ridotte, da 1 a 5 cm. di diametro, con peso che raramente può raggiungere 100 grammi. Aspetto nerastro e verrucoso.
 
Peridio: bruno-nerastro, formato da verruche poligonali di piccole dimensioni, 2-3 mm circa, con 5-6 facce, fessurate, poco prominenti, con sommità appiattita.
 
Gleba: compatta e soda, grigio-bruna ma con tonalità generale più chiara di quella di Tuber melanosporum, variegata da grosse vene sterili, rade, più o meno anastomosate, biancastre, che non cambiano colore se esposte all’aria e che confluiscono all’esterno nel peridio.
 
 
Aroma: odore e sapore gradevole, forte, persistente, definito “odore di nido di formica”.
 
Microscopia: aschi a forma di sacco, sessili, ialini, contengono da 1 a 5 spore. Le spore sono ellissoidali, di colore bruno chiaro, ornate di aculei singoli; le dimensioni sono variabili a seconda del numero di spore contenute nell’asco e misurano circa 33-34 x 20-24 micron.
 
Habitat: fungo ipogeo simbionte con tigli, nocciolo, carpino bianco e nero, roverella, pino nero, cedri e sporadicamente con pioppo bianco e ornello. Preferisce terreni calcarei ma si adatta bene anche in altri terreni e ambienti. Abbastanza comune e diffuso dalla pianura alla montagna.
Matura dalla metà di novembre a fine marzo.
Il periodo di raccolta, in base alla Legge 752/85, L.R. 16/03, va dal 1 gennaio al 15 marzo.
 
Commestibilità: è un fungo commestibile.
 
Osservazioni: simile a Tuber aestivum e a Tuber melanosporum, si distingue dal primo per le verruche più piccole e appiattite, gleba più scura e con meno venature, spore aculeate; dal secondo per le spore più chiare con aculei diritti, venature bianche che all’aria non cambiano colore.
Nella zona del Montefeltro è chiamato “formichina” per l’odore che assomiglia a quello di nido di formica.
Esemplare della foto raccolto da TdP/micologo Stefano Cavalli.
 
Bibliografia:
-         I tartufi del Piceno – Alberto Mandozzi
-         I Tartufi di Acqualagna - Marini Umberto
-         Umbria terra di tartufi – Bruno Granetti, Aldobrando De Angelis, Giorgio Materozzi
-         Funghi e tartufi dell’Umbria-Regione Umbria Ufficio Foreste e Gruppo Micologico Ternano
-         Velenosi e commestibili – Manuale macro-microscopico delle principali specie – Mirko Illice, Oscar Tani, Adler Zuccherelli
 
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