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Piano nazionale di monitoraggio sanitario della fauna selvatica: considerazioni su finalità, obiettivi, esperienze, autorità competente

  • 23 giugno 2014
  • Autore: Redazione VeSA
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Il Ministero della Salute, attraverso specifico tavolo tecnico, sta elaborando alcune linee di indirizzo nazionali per attuare un Piano di monitoraggio sanitario sulla fauna selvatica che coinvolga tutto il territorio nazionale.
Di tale “progetto” ne è stata data comunicazione già nel corso del 2013, in occasione di un importante “Convegno” sul settore, tenutosi a Roma, presso la sede dello stesso Ministero, in data 4 e 5 Giugno.


Qual è l’obiettivo di un “piano di monitoraggio sanitario della fauna selvatica”?

Le finalità sono:

  • la tutela della salute pubblica (uomo);
  • la tutela del patrimonio zootecnico (animali domestici);
  • la tutela degli ecosistemi di cui la fauna selvatica è parte integrante.


Le politiche comunitarie e internazionali di intervento sanitario degli ultimi anni, indicano, con sempre maggior frequenza, come l’attivazione di programmi di sorveglianza nei confronti di agenti patogeni trasmissibili propri della fauna e/o comuni con le specie domestiche e l’uomo, risulti prioritario sia per garantire la biodiversità, sia a tutela della sanità animale e umana.
Non deve “sorprendere”, infatti, che più del 70% delle patologie emergenti (o ri-emergenti) nell’uomo sono dovuti all’azione di reservoir degli animali domestici (1). 
Lo stato di salute degli animali selvatici, infatti, è intimamente collegato alla situazione sanitaria degli ecosistemi di cui fanno parte.
Pertanto lo studio delle patologie negli animali selvatici va lentamente assumendo maggior rilevanza in un ottica di “gestione organica” della salute (“one world, one health,one medicine” rappresenta il nuovo concetto di medicina da “considerare” in tutti i sistemi di “governo della salute”).

Le attività di monitoraggio sanitario trovano pertanto il loro campo d’azione sia nella gestione e conservazione delle specie selvatiche, ma anche in termini di salute pubblica (2) e qualità dell’ambiente.
Le popolazioni di animali selvatici, infatti, sono spesso utilizzate per “monitorare l’ambiente” e vengono definite “ sistema sentinella animale” (3) .
L’analisi dei dati ad esse riferiti (campionamenti e ricerche di agenti fisici,chimici,biologici ,misurazioni, analisi delle comunità , ecc) rappresenterà un supporto tecnico-scientifico indispensabile per:

  • identificare un’ampia varietà di agenti o inquinanti ambientali pericolosi per la salute e gli ecosistemi
  • la possibile adozione di “misure specifiche” per previsione di comparsa di malattie
  • un consapevole consumo delle carni di alcune specie di selvaggina selvatica
  • ottenere le qualifiche  di indennità per patologie ad alta rilevanza zoo-economica
  • elaborazione di adeguate misure di salvaguardia dell’uomo,degli animali e dell’ambiente



Come si possono raggiungere questi obiettivi?

Qualunque piano di “monitoraggio sanitario sulla fauna selvatica”, per poter raggiungere gli scopi che si prefigge, dovrebbe prevedere:
 

  1. Pianificazione della attività

Analizzando i dati di contesto territoriali (es. popolazioni animali presenti, mappe di rischio per singole patologie a carattere zoonosico e/o epidemico o per diffusione di agenti di inquinamento chimico-fisico, eventuali piani di controllo già attivi, studi di fattibilità in relazione a risorse umane e tecnico-finanziarie disponibili), sarebbe opportuno prevedere sia una attività di “controllo generale  passivo” (cioè dei casi “sospetti “ di malattia nella fauna selvatica ) che un piano di “controllo mirato attivo”.
Nel primo caso le carcasse e/o gli animali ammalati di tutte le specie selvatiche recuperabili dovrebbero essere sottoposti  a controllo per determinare le cause di “decesso” e/o malattia.
Nel secondo caso, dovrebbero essere previsti specifici programmi di controllo solamente in alcune specie selvatiche  per verificare la presenza e la diffusione di specifici agenti patogeni.

Tale “pianificazione”, coordinata dai Servizi Veterinari delle UU.SS.LL  nel ruolo di Autorità Competente in materia di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, dovrebbe essere condivisa con i principali attori che “ruotano” intorno al mondo della fauna selvatica: cacciatori, Polizia Provinciale, Parchi, Corpo Forestale dello Stato, Centri di Recupero Animali Selvatici, Guardie Ecologiche Volontarie, ecc.
La  rete degli II.ZZ.SS  e l’ Università dovrebbero dare il loro contributo di supporto agli altri attori, garantendo analisi diagnostiche standardizzate.
 

  1. Promozione di attività formativa - informativa – divulgativa sia sulla tematica della fauna selvatica e sull’importanza della stessa in relazione ad aspetti sanitari, ecologici ed economici che sulla pianificazione della attività di monitoraggio.

 

  1. Realizzazione di quanto previsto dal piano

Questa è la fase più difficile, perché dopo aver “scritto “ ciò che si è pensato, si dovrebbe “realizzare” e “fare” ciò che si è scritto.
Sarebbe necessario stabilire ruoli e compiti dei diversi “attori”, istruzioni operative e procedure uniformi per lo svolgimento efficace e coordinato delle attività, luoghi e sedi operative, tempistiche e orari di svolgimento delle singole fasi, motivazioni di tali scelte e suddivisione di compiti.
Il contributo di ogni “attore” potrà essere tanto più efficace quanto più incisiva e convincente sarà stata la condivisione e l’attività formativa sopra citata.
 

  1. Organizzazione di un sistema  di raccolta e analisi dei dati

Anche questa “fase” del piano dovrebbe essere ben progettata prevedendo un sistema informativo ben tarato sulle esigenze del progetto.
E’ necessario individuare preliminarmente con esattezza quali dati/informazioni si vogliono monitorare, indicando le modalità di raccolta, elaborazione e circolazione degli stessi.
La quantità e soprattutto la qualità dei dati sono indispensabili per qualsiasi analisi scientifica del fenomeno ai fini di una efficiente ed efficace programmazione delle azioni da intraprendere, indipendentemente dalle finalità (sanitarie, ambientali, gestionali ecc.).





Considerazioni finali

In attesa che il Ministero della Salute fornisca le opportune e necessarie linee guida per un’omogenea e integrata applicazione in tutto il territorio nazionale di adeguati piani monitoraggio sanitario della fauna selvatica, si ricorda che numerose esperienze in tal senso sono già state realizzate, con diversi gradi di successo, in molte regioni italiane (a solo titolo di esempio, si ricordano le pluriennali esperienze della Regione Lombardia, con particolare riferimento alla provincia di Brescia (4), ovvero le consolidate esperienze della Regione Emilia Romagna).

Si ritiene pertanto auspicabile che le succitate linee di indirizzo prevedano lo sviluppo e l’implementazione di piani integrati di controllo e monitoraggio sanitario della fauna selvatica coordinati dall’Autorità Competente in materia di Veterinaria e Sicurezza alimentare con protocolli armonizzati e strumenti appropriati di “valutazione dei risultati” e traduzione degli stessi in strategie di intervento su salute e ambiente.





Bibliografia
1) Taylor ,L.H.,Latham,S.M.,and Woolhouse, M.E.J “ Risk factors for human disease emergence”. Phil.Trans.R.Soc.Lond.B 356:983-989,2001
2) Lanfranchi P., Ferroglio E., Poglayen G., V.Guberti ,” Wildlife Veterinarian Conservation and public health” . Veterinary Research Communications,27 Suppl.1 567-574. 2003
3) De Nardo Paola “ Animali come sentinelle di inquinamento ambientale” Epidemiologia e prevenzione . 27.26-31. 1993
4) Antonio Lavazza – “ Esperienze di monitoraggio sanitario della fauna selvatica in provincia di Brescia”- edito a cura della Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche- Brescia- Volume 90 -2012





Autore: Dott. C. Benedetti



Data di pubblicazione: 23 giugno 2014

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