L’antibioticoresistenza rappresenta attualmente una delle maggiori sfide da affrontare in sanità pubblica sia per l’impatto epidemiologico che economico. È oramai nota l’importanza della sorveglianza di tale fenomeno sia in medicina umana che veterinaria e la necessità di adottare, nell’ottica della visione “one health”, un approccio integrato e coordinato per contrastare tale minaccia.
Nel Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020, sia in ambito umano che veterinario, viene ribadito, in linea con quanto già indicato dalla Commissione Europea nel primo e nel secondo Piano di lotta alla antimicrobico resistenza, l’esigenza della prevenzione delle infezioni, del controllo della loro diffusione e dello sviluppo di nuovi antimicrobici efficaci o di trattamenti alternativi.
Nel panorama zootecnico è stato predisposto, già dal 2013, dal Ministero della Salute in collaborazione con l’associazione UNAITALIA , il “Piano nazionale per l’uso responsabile del medicinale veterinario e per la lotta all’antibioticoresistenza in avicultura”, ad adesione volontaria. La filiera avicola italiana, da anni associata ad un uso massivo di antibiotici, è stata pertanto sensibilizzata dai Servizi veterinari e dalle associazioni di categoria, all’uso prudente e razionale di tali farmaci. Tra le altre finalità del piano vi erano la limitazione dell’uso degli antibiotici di importanza critica (CIA) per la terapia umana, il monitoraggio dell’antibioticoresistenza negli allevamenti avicoli, il monitoraggio in sede di macellazione della presenza di batteri resistenti e l’implementazione delle pratiche di profilassi diretta e indiretta nonché delle misure di biosicurezza.
Nel territorio dell’Area Vasta 2, nel 2017, oltre ad una considerevole presenza di allevamenti BIO si è avuta la quasi totale adesione al piano per la riduzione dell’uso degli antibiotici. Circa il 18.5% di allevamenti di broiler convezionale hanno attivato dei cicli “antibiotic free”. Per raggiungere tale obiettivo è stata posta particolare attenzione alle procedure di pulizia e disinfezione dei siti e delle strutture, alla biosicurezza dei siti di allevamento (capannoni), all’igiene dei mangimi, alla gestione della lettiera, ai programmi di immunizzazione, allo smaltimento degli animali venuti a morte, alla qualità dell’aria e al benessere animale. Inoltre, la terapia antibiotica è stata sostituita con l’uso di fitoterapici e sostanze aromatizzanti (Eucalyptus globulus, Thymus vulgaris, Origanum vulgare, Cinnamonum aromaticum) in caso di azione curativa, o con acidi organici e probiotici con finalità preventiva. I cicli sono stati effettuati prevalentemente in allevamenti “estensivi al coperto”, tuttavia alcuni sono stati ultimati anche in allevamenti intensivi. I risultati ottenuti, caratterizzati da un tasso di mortalità sovrapponibile ai cicli condotti con antibiotici e da una trascurabile diminuzione del tasso di crescita, sono considerati soddisfacenti e pertanto nuovi cicli “antibiotic free” verranno intrapresi nel 2018 anche in altri allevamenti.
In conclusione, negli allevamenti di polli da carne nell’Area Vasta 2 sono stati intrapresi i primi passi verso una riduzione parziale e in alcuni casi totale di antibiotici, che unitamente ad un buon management aziendale, consentono di contenere una grave problematica di sanità pubblica, garantendo un adeguato stato sanitario degli animali.
Autore: Dr Flavio Flamini