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La filiera dell’erba medica disidratata nell’alimentazione animale nella realtà della AST di Pesaro e Urbino

  • 26 dicembre 2023
  • Autore: Redazione VeSA
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Quella della coltivazione dei foraggi per l’alimentazione animale e dell’erba medica in particolare rappresenta una importante realtà con significativi risvolti economici e sanitari sia a livello nazionale che locale; l’Italia rappresenta il secondo maggior produttore di questa pianta foraggera a livello europeo, con oltre  novanta mila ettari coltivati e una produzione di circa 1 milione di tonnellate/annue ;la regione Marche, per le sue caratteristiche oro-geografiche e climatiche rappresenta tradizionalmente una delle zone di coltivazione più importanti a livello nazionale assieme ad altre regioni del centro-nord.

Nel territorio della AST di Pesaro e Urbino esiste una filiera dei foraggi destinati alla alimentazione zootecnica che rappresenta un’importante realtà economica costituita da numerosi produttori primari (coltivatori) che conferiscono il loro prodotto ad impianti di stoccaggio e trattamento (disidratazione naturale e artificiale , pressatura, macinazione, pellettatura) diffusi su tutto il territorio di competenza; una quota compresa tra il 35 e il 55% della produzione locale è destinato all’esportazione in paesi del Medio Oriente con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti in testa ma in espansione anche verso i mercati di Corea del Sud, Giappone, Vietnam e Cina; a questo riguardo va ricordato che nel nostro territorio ha la propria sede operativa anche una società che si occupa di export di foraggi in tutto il mondo, registrata ai sensi del Reg. (CE) 183/2005 come intermediario che non detiene i prodotti.

Il foraggio maggiormente presente nelle imprese di trasformazione è l’erba medica, una pianta erbacea appartenente alla divisione Phanerogame, sottodivisione delle Angiosperme, Classe Dicotyledones, Ordine Rosales, Superfamiglia Leguminosea, Tribù Trifoliae, Genere Medicago con diverse Specie: sativa, falcata, cerulea, media, glutinosa, prostrata.

Per il suo buon contenuto di proteine (compreso tra il 14 e il 22 % a seconda del grado di maturazione) viene ampiamente utilizzata come mangime semplice destinato ad allevamenti bovini ed equini mentre il suo impiego in mangimi composti viene indirizzato anche ad allevamenti avicoli e suinicoli tanto da poter affermare  che il suo impiego interessa praticamente l’alimentazione di tutte le specie di interesse zootecnico.

Si tratta inoltre di una pianta che contiene grandi quantità di carotene, elemento che ne può contraddistinguere specifiche qualitative; l’utilizzo di questa pianta come foraggio per animali, grazie alla presenza del beta-carotene, favorisce la fertilità e la riproduzione sia nei maschi che nelle femmine e rinforza il sistema immunitario favorendo la resistenza alle malattie infettive e al riguardo ci sono studi che dimostrano come il suo utilizzo possa prevenire le mastiti negli animali lattiferi.

L’ utilizzo dell’erba medica, che può subire un naturale processo di disidratazione direttamente sul campo dopo lo sfalcio oppure in impianti di disidratazione artificiale a seconda della stagione, avviene solitamente sotto forma di balloni, a qualsiasi livello di trinciatura (fibre di una lunghezza variabile dai 3 ai 10 cm) per l’ alimentazione diretta degli animali oppure sotto forma di foraggio pellettato che può essere utilizzato tal quale oppure rilavorato, ovvero polverizzato, e quindi miscelato ad altre materie prime. per ottenere mangimi composti.

Al fine di garantire la salubrità del foraggio, il parametro di fondamentale importanza da monitorare continuamente, indispensabile per la conservabilità del prodotto evitando pericolosi processi fermentativi, è l’umidità, che non deve essere superiore al 15 % e questo si ottiene, come già accennato, o in maniera naturale lasciando il foraggio in campo per 6-7 giorni oppure, se ciò non fosse possibile, l’erba medica viene raccolta dopo 24-72 ore ed indirizzata all’ essiccazione artificiale in un impianto che opera solitamente a temperature comprese tra i 90 e i 400° C ottenendo la stabilità del prodotto finito, assicurata da un’ umidità inferiore al 13%.

Il Servizio di Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche della AST di PU, in questo significativo contesto produttivo locale, è chiamato a svolgere attività di controllo ufficiale nei vari stabilimenti registrati, secondo valutazione del rischio, al fine di verificare il mantenimento di tutti i requisiti funzionali e igienico-sanitari necessari a garantire la salubrità del prodotto; a tale attività ispettiva, si aggiunge una correlata attività di certificazione sanitaria ufficiale, richiesta di volta in volta, dalle autorità sanitarie dei paesi di esportazione, agli operatori registrati.

Le certificazioni richieste al nostro servizio riguardano spesso anche garanzie rispetto alla assenza di focolai di determinate malattie infettive e a tal proposito, appare evidente che poter fornire tali garanzie è di fondamentale importanza una rigorosa tracciabilità delle materie prime, ovvero una perfetta conoscenza degli areali di provenienza dei foraggi e della paglia ( selezione dei fornitori, ovvero dei coltivatori) e della gestione delle successive fasi di stoccaggio e di lavorazione delle materie prime e di stoccaggio dei prodotti finiti (balloni e pellet).

A tal proposito bisogna ricordare come nel corso dell’anno 2022 rappresentanti dell’autorità competente in materia di mangimi della Corea del Sud ha svolto degli audit in Italia, uno dei quali ha coinvolto direttamente uno stabilimento del nostro territorio e il personale del nostro servizio assieme ad un rappresentante del nostro Ministero della Salute e della Regione Marche; scopo della visita è stato quello di avere determinate garanzie sui prodotti esportati in Corea; le autorità coreane, in particolare, hanno voluto assicurarsi che i nostri operatori fornissero garanzie riguardo all’ emergente problema della diffusione del virus della Peste Suina Africana in Italia.

Per quanto riguarda l’ insorgenza della PSA nei suini, un’indagine epidemiologica svolta nel 2020, corredata da indagini statistiche, ha evidenziato dei nuovi fattori di rischio e tra questi c’è anche l’ introduzione di foraggio proveniente da aree in cui sono presenti cinghiali infetti; data la resistenza del virus nell’ambiente, se dei cinghiali vivi o morti contaminano le coltivazioni, questo può rappresentare un fattore di rischio non secondario per la diffusione della malattia negli allevamenti di suini.

Questo fattore di rischio emergente ha determinato la richiesta, da parte delle autorità coreane, di garanzie aggiuntive ed in modo particolare l'operatore del settore dei mangimi deve garantire che l’area dello stabilimento sia inaccessibile ai cinghiali mediante la previsione di recinzioni anche elettrificate, che il prodotto sia trattato a temperature superiori a 80° C per almeno 10 minuti e che ci sia una rigorosa separazione tra le zone di stoccaggio della materia prima in entrata e i prodotti finiti che hanno subito il trattamento termico.

Quindi, per concludere, gli operatori del settore dei mangimi che operano nel settore dei foraggi disidratati debbono fornire la garanzia di mettere in atto ogni azione necessaria per ottenere alimenti sani da destinare agli animali, anche nei confronti dei nuovi pericoli emergenti quale quello della diffusione della PSA, mentre il Servizio di Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche deve vigilare affinchè tali pratiche vengano messe in atto e siano efficaci e lo fa tramite attività di controllo ufficiale (ispezioni e audit) programmate in base alla valutazione del rischio e mediante l’emissione di certificazioni ufficiali quando richieste.

 

 

Autore: Dr. Gianluca Santinelli

                                                                                                                                                   

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