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Influenza suina causata da un nuovo virus cinese

  • 15 luglio 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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Influenza suina causata da un nuovo virus cinese

In questi giorni è stato pubblicato e diffuso uno studio di ricercatori cinesi sulla circolazione di un nuovo virus influenzale nei suini che, per le sue capacità diffusive, viene tenuto sotto controllo dai veterinari e dai virologi di tutto il mondo. In particolare i laboratori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna seguono l'evoluzione della malattia per scoprire se e quando il virus potrebbe giungere in Italia. Come riportato in una nota pubblicata dall’IZSLER, attualmente non ci sono evidenze della possibile presenza del virus nelle carni o nei prodotti derivati dei suini, se non come contaminazione superficiale.


Virus influenzali suini

Diversi virus influenzali tipo A, appartenenti generalmente ai sottotipi H1N1, H3N2 e H1N2, circolano nella popolazione suina mondiale, provocando frequentemente forme respiratorie in questa specie, senza per questo trasmettersi all'uomo.
 

Il nuovo virus G4

Il virus recentemente isolato (virus G4) appartiene al ceppo H1N1 e, come altri virus influenzali suini, possiede la capacità di legarsi ai recettori alpha 2-6 che sono presenti nelle vie respiratorie dell'uomo e del suino.

Uno studio condotto in furetti ha rilevato che il virus G4 presenta una capacità di trasmissione tramite aerosol superiore agli altri virus suini e simile al virus H1N1 pandemico del 2009.

 

Studi di laboratorio in corso

Il centro di Riferimento OIE per l'influenza suina della sede territoriale di Parma ed il laboratorio di Virologia della Sede Centrale dell'Istituto Zooprofilattico (IZSLER) procedono sistematicamente all'isolamento dei virus provenienti dal territorio analizzandone anche le caratteristiche e confrontandole con i ceppi isolati nel resto del mondo.

Nella nota si sottolinea che in questo periodo di pandemia la soglia di attenzione dei media e dell'opinione pubblica verso tutto ciò che è "virale" e di provenienza "asiatica" è molto alta ma l’invito è alla prudenza e a non creare inutili allarmismi.

Ad oggi infatti, i dati del laboratorio OIE di riferimento per l'influenza suina dell'IZSLER, ottenuti dal sequenziamento di 347 ceppi H1N1 isolati dal suino nel periodo 2017-2020 in Italia, escludono che tra questi siano compresi stipiti appartenenti al nuovo H1N1 descritto dai ricercatori cinesi.

 

Carni contaminate? Rischio basso

Finora non ci sono prove che questo nuovo ceppo virale H1N1 si comporti diversamente dagli altri virus influenzali circolanti nella popolazione suina, dove l'infezione è esclusivamente respiratoria, senza viremia (quindi senza la presenza di particelle virali nel circolo ematico) né diffusione del virus ai muscoli o agli organi commestibili.

Da chiarire comunque che la contaminazione occasionale di carne o organi attraverso le secrezioni respiratorie di animali infetti al momento della macellazione, con modeste quantità di virus, è comunque possibile.

Importante però sottolineare che la possibilità di avere animali che eliminano il virus all'età di macellazione è poco frequente, ancor più in Italia, dove si produce prevalentemente il suino pesante, con età non inferiore a 9 mesi.

 

Trasmissione e Resistenza del nuovo virus

Innanzitutto non ci sono prove che i tessuti del tratto gastrointestinale umano possano servire da porta di accesso o organo bersaglio per i virus influenzali di questo tipo.

In ogni caso, se il virus G4 venisse ingerito con il cibo troverebbe subito degli ostacoli rappresentati dal PH acido dello stomaco e dai sali biliari nel duodeno, che risultano dannosi per il virus stesso. Inoltre quando il cibo o i prodotti alimentari vengono riscaldati si verifica una rapida inattivazione del virus e a 70°C il virus viene inattivato in pochi secondi.

Queste indicazioni sono descritte nel parere EFSA pubblicato nel 2010 proprio sul tema della sicurezza alimentare in relazione alla circolazione del virus H1N1 pandemico del 2009. Nel parere si sottolinea come la trasmissione dei virus influenzali del suino riconosca prevalentemente la via respiratoria tramite aerosol contenente particelle virali, mentre, anche se non può essere escluso nel caso di consumo di carne cruda, non è dimostrata la trasmissione dei virus dell'influenza suina attraverso il consumo di carne di maiale trasformata e altri prodotti derivati.
 

Diffusione

Allo stato attuale non ci sono evidenze della circolazione del virus G4 nella popolazione suina e nell'uomo al di fuori della Cina.

 

Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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