FAO, OIE e Commissione Europea, in risposta alle raccomandazioni degli esperti internazionali sul controllo delle malattie animali transfrontaliere, sono stati i promotori della realizzazione e pubblicazione del manuale "African swine fever in wild boar- ecology and biosecurity" che fornisce una panoramica delle caratteristiche epidemiologiche e dell'ecologia della Peste Suina Africana e alcune recenti esperienze nella prevenzione e nel controllo della malattia dei cinghiali in Europa.
La pubblicazione non deve essere vista come un manuale autorizzato che fornisce soluzioni su come eradicare la PSA dai cinghiali. I fatti, le osservazioni e gli approcci descritti nel documento sono presentati con l'intenzione di informare le autorità veterinarie, le agenzie per la conservazione della fauna selvatica, le comunità di cacciatori, gli agricoltori e il pubblico in generale sulla complessità di questo nuovo malattia e la necessità di pianificare e coordinare attentamente gli sforzi volti alla prevenzione ed al controllo.
Peste Suina Africana
La Peste Suina Africana (ASF o PSA) è una malattia virale emorragica devastante e altamente contagiosa che colpisce i suini domestici e i cinghiali di ogni età e sesso causando febbre ed alta mortalità. La malattia non è contagiosa per l’uomo ma provoca gravi perdite economiche, minaccia la sicurezza alimentare e il commercio e rappresenta una seria problematica per la produzione suinicola nei paesi interessati.
La presenza del virus nel sangue (viremia) dura dai 4 ai 5 giorni; il virus circola associato ad alcuni tipi di cellule del sangue, causando la sintomatologia che conduce frequentemente al decesso dell’animale, spesso in tempi rapidissimi.
Trasmissione della malattia
Gli animali che superano la malattia possono restare portatori del virus per circa 1 anno, giocando dunque un ruolo fondamentale per la persistenza del virus nelle aree endemiche e per la sua trasmissione. Il virus è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno e può rimanere vitale anche fino a 100 giorni, sopravvivendo all'interno dei salumi per alcuni mesi e resistendo alle alte temperature. Nel sangue prelevato è rilevabile fino a 18 mesi.
La malattia si diffonde direttamente per contatto tra animali infetti oppure attraverso la puntura di vettori (zecche).
La trasmissione indiretta può avvenire attraverso attrezzature e indumenti contaminati, che possono veicolare il virus, oppure con la somministrazione ai maiali di residui di cucina contaminati, pratica vietata dai regolamenti europei dal 1980, o smaltendo rifiuti alimentari, specie se contenenti carni suine, in modo non corretto.
Nei Paesi indenni la prevenzione dall’infezione si effettua attraverso il severo controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti, navi e aerei.
Prevenzione
Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento e la distruzione dei suini positivi e di tutti gli altri presenti all’interno dell’allevamento colpito dalla malattia. Fondamentali sono anche la disinfezione, la delimitazione delle zone infette, il controllo delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati, unitamente alle indagini epidemiologiche volte ad individuare l’origine dell’infezione.
Al momento non esiste un vaccino per la Peste suina africana. Quando si riscontrano uno o più sintomi, tali da far sospettare di essere in presenza di PSA, occorre immediatamente darne comunicazione ai Servizi Veterinari competenti per territorio.
Dati epidemiologici
Per quanto riguarda l’epidemiologia, dalla comparsa della malattia nel 2007 in Georgia (stato dell'Europa orientale, che si affaccia sul Mar Nero), la PSA si è diffusa in molti paesi in Europa (Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Bulgaria) e nel 2018 è stata rilevata in Cina, paese che possiede i più alti inventari (oltre il 60%) di suini domestici.
In particolare, secondo l'USDA (Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti d'America), entro la fine del 2019, il calo della popolazione di suini in Cina dovrebbe attestarsi attorno al 13%, raggiungendo 374 milioni di capi. La produzione di carni suine diminuirà del 5% a 51,4 milioni di tonnellate (t). Per coprire il divario di offerta interna, la Cina aumenterà le importazioni di carne suina del 33%, arrivando a 2 milioni di tonnellate.
Ad agosto 2019, PSA si è diffusa in Mongolia, Vietnam, Cambogia, Laos e Myanmar.
Come viene detto nella pubblicazione, la diffusione del genotipo II del virus PSA nella popolazione di cinghiali eurasiatici non ha precedenti. Senza dubbio alcune condizioni, come l’aumento della popolazione dei cinghiali in Europa centrale e orientale negli ultimi decenni (conseguenza di cambiamenti climatici, vasta produzione di cereali, riduzione della caccia alle scrofe selvatiche), ha creato un ambiente privilegiato per il virus ASF e per la sua diffusione.
Poiché sono coinvolte le popolazioni di cinghiali nel ciclo di trasmissione e mantenimento, il controllo e l'eradicazione diventano un compito impegnativo e spesso impossibile per le autorità veterinarie soprattutto a causa delle difficoltà nella gestione di popolazioni selvatiche e sensibili al virus, la mancanza di precedenti esperienze, la portata geografica senza precedenti del problema e la sua natura transfrontaliera e multisettoriale, con conseguente rischio di persistenza endemica della malattia.
In Italia, la malattia è presente esclusivamente in Sardegna dal 1978. Il numero di focolai di malattia è sempre stato estremamente variabile nel corso degli anni, con l’avvicendarsi di ondate epidemiche critiche intervallate da periodi di apparente silenzio epidemiologico, con un numero di episodi di malattia relativamente basso. Negli ultimi anni si registra una netta riduzione del numero di focolai.
Rischio diffusione
In ambito di studio e prevenzione, la Commissione europea ha inoltre richiesto all'EFSA di stimare il rischio di diffusione della PSA nei paesi sud-orientali dell'Europa e in particolare in Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Kosovo, Montenegro, Macedonia settentrionale, Serbia e Slovenia.
La valutazione dell’EFSA (Risk assessment of African swine fever in the south-eastern countries of Europe), pubblicata il 5 Novembre, purtroppo non è affatto incoraggiante: la probabilità di diffusione della malattia in tali Paesi, entro un anno dall'introduzione del virus, è molto elevata (tra il 66% e il 100%).
Questa stima è stata determinata dopo aver considerato l'elevato numero di potenziali fattori di rischio (definiti indicatori e rappresentati da: allevamento suinicolo, presenza di cinghiali, fattori sociali, ecc) presenti nella maggior parte di questi paesi e l'effetto noto che questi indicatori possono avere sulla diffusione dell'ASF.
È stato anche stimato che la probabilità di diffusione della PSA dai paesi dell’Europa sud-orientale agli Stati membri dell'UE entro un anno dall'introduzione del virus è invece molto bassa (dallo 0% al 15%).
Ancora Prevenzione
Nella valutazione l’EFSA sottolinea che per controllare la propagazione della peste suina africana in Europa "è cruciale migliorare la sorveglianza, la comunicazione e la collaborazione".
In particolare l'agenzia raccomanda:
1. sorveglianza rigorosa (in particolare su cinghiali selvatici e suini domestici), che resta il mezzo più efficace per l'individuazione precoce della malattia;
2. misure per limitare l'accesso dei cinghiali selvatici al cibo e ulteriore riduzione del numero di capi mediante la caccia;
3. campagne di sensibilizzazione per viaggiatori, cacciatori, allevatori, ecc. onde limitare il rischio di diffusione attraverso la circolazione di persone, nonché per contribuire all'individuazione precoce;
4. comunicazione e collaborazione tra le autorità nazionali e le parti interessate a supporto delle campagne di sensibilizzazione;
5. attività di formazione per ufficiali veterinari, organismi competenti e cacciatori per aumentare la probabilità di individuazione precoce e controllo efficace.
Per quanto riguarda la prevenzioni e le raccomandazioni, sul sito del Ministero della Salute sono pubblicate 3 locandine sui corretti comportamenti da adottare.
Inoltre l’EFSA e l’OIE hanno realizzato 2 video (video OIE e video EFSA) in cui vengono date le principali informazioni e indicazioni sulla malattia e soprattutto sono ben indicati gli errori da evitare e i corretti comportamenti da attuare per evitare la diffusione della malattia.
Per un ulteriore approfondimento si rimanda anche al seguente articolo: PESTE SUINA AFRICANA E INFLUENZA AVIARIA AD ALTA PATOGENICITA’ - ACCORDO STATO REGIONI. Indicazioni operative in materia di rafforzamento della sorveglianza e riduzione del rischio per talune malattie animali
Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola