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Animali da compagnia e SARS-CoV-2: cosa occorre sapere, come occorre comportarsi

  • 29 aprile 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato il 16° Rapporto COVID-19, realizzato dal Gruppo di lavoro Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, intitolato “Animali da compagnia e SARS-CoV-2: cosa occorre sapere, come occorre comportarsi”.

Come viene subito chiarito, alla luce delle attuali conoscenze e in seguito alle recenti evidenze di trasmissione occasionale di SARS-CoV-2 agli animali da compagnia e di infezioni sperimentali dei pet, è indispensabile adottare misure e comportamenti volti a minimizzare il rischio di contagio degli animali domestici, in un’ottica di prevenzione. In un’ottica di preparedness e prevenzione e attraverso un approccio One-Health, l’obiettivo del rapporto è quindi quello di fornire ai Servizi veterinari pubblici, ma anche ai medici veterinari liberi professionisti, ai proprietari di animali da compagnia e alla popolazione generale, alcuni elementi conoscitivi di base per orientare la gestione degli animali da compagnia in corso di pandemia, nel rispetto del benessere e della salute dei pet e a garanzia della salute pubblica.

Nel documento, molto approfondito e dettagliato, viene dunque ricordato che la diffusione dell’infezione da virus SARS-CoV-2 nell’uomo avviene per contatto interumano. Tuttavia, i gatti, i furetti e, in misura minore, i cani sono suscettibili all’infezione. Non esistono evidenze che gli animali da compagnia abbiano un ruolo epidemiologico nella diffusione del nuovo coronavirus all’uomo ma esiste la possibilità che i pet possano contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone affette da COVID-19 e sviluppino occasionalmente malattia. Di certo, a fronte di oltre 2,3 milioni di casi di COVID-19 confermati nell’uomo in tutto il mondo sono stati segnalati solo 4 animali (2 cani e 2 gatti) (Ndr: in data 21/04/20 è stata confermata la positività al virus Sars-Cov2 in 2 gatti di proprietà, entrambi nello Stato di New York) con diagnosi certa per SARS-CoV-2 in condizioni naturali. Ciononostante, occorre agire con un principio di precauzione ed evitare che gli animali possano contrarre l’infezione ed eliminare il virus, analogamente a quanto accade nell’uomo e come suggerito dalle infezioni sperimentali.

L’OIE afferma che dovrebbe essere promossa la raccolta e l’analisi delle informazioni cliniche e diagnostiche sui casi sospetti o confermati di infezione da SARS-CoV-2 negli animali domestici, al fine di consentire la valutazione del rischio e adeguare le misure di controllo.

Ridurre l’incertezza sulla caratterizzazione del rischio SARS-CoV-2 nei pet consentirà di formulare raccomandazioni più efficaci e di adeguare le misure di gestione del rischio COVID-19 con un approccio One-Health. Seguendo un criterio di rischio, la sorveglianza epidemiologica negli animali da compagnia dovrebbe concentrarsi sui soggetti esposti a persone affette da COVID-19, in particolare su quei soggetti che sviluppano malattia clinica e sugli animali morti. Per poterla realizzare, occorre una stretta e attiva collaborazione tra tutte le figure coinvolte nell’accudimento, cura e tutela sanitaria degli animali.

Principi generali per la gestione degli animali da compagnia in corso di epidemia di COVID-19

Nel rapporto vengono quindi date utili raccomandazioni e indicazioni operative per la gestione del rischio di infezione da SARS-CoV-2 negli animali da compagnia ospitati nell’ambito domestico, contesto peculiare nel quale avviene la condivisione dei medesimi spazi abitativi da parte dell’uomo e degli animali.

Anche nel corso dell’attuale epidemia di COVID-19, occorre continuare a garantire il benessere e la salute degli animali. Il rischio di esposizione a SARS-CoV-2 per gli animali da compagnia è considerato assimilabile a quello cui sono esposte le persone che vivono nel medesimo nucleo abitativo. Nei nuclei con persone con sospetta o confermata infezione occorre quindi adottare misure di riduzione del rischio di esposizione anche per gli animali.

Accudimento degli animali da compagnia

Senza alcun dubbio, gli animali domestici contribuiscono alla nostra felicità e al nostro benessere generale, soprattutto in periodi di stress come quello che tutti stiamo vivendo. Se non si ha alcun sintomo riferibile a COVID-19 e non si è in isolamento domiciliare, portare a passeggio il cane, sempre nel rispetto delle misure previste dalle recenti disposizioni nazionali e regionali, e passare del tempo con l’animale da compagnia contribuisce a mantenere in salute l’animale e chi se ne prende cura. È utile ricordare l’elevato valore socio-affettivo degli animali da compagnia e il ruolo importante che gli animali svolgono nel contesto familiare e per il benessere psico-fisico di chi si prende cura di loro. Nell’attuale contesto ciò ha un valore molto prezioso soprattutto quando si tratta di persone sole, anziani e bambini che vivono con maggiori difficoltà gli effetti sociali delle misure di contenimento epidemico. Al tempo stesso, è opportuno sottolineare il diritto degli animali a vedere garantiti la loro salute e il loro benessere.

Diversa la situazione di persone con diagnosi sospetta o confermata di COVID-19 che devono evitare di avere contatti con gli animali presenti nel contesto domestico e non devono, nei limiti del possibile, occuparsi di loro. Questo dovrebbe essere assicurato prioritariamente grazie all’aiuto di un familiare o convivente.

Nel caso in cui questa situazione non fosse possibile, gli animali dovrebbero comunque essere mantenuti presso l’abitazione del proprietario e per il loro accudimento quotidiano sarebbe necessario ricorrere all’aiuto di persone esterne (amici, parenti, dog-sitter, volontari). Tale aiuto dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile e riguardare le necessità di soddisfacimento dei bisogni fisiologici, alimentazione, visite o cure veterinarie. Gli aiuti esterni devono assolutamente essere informati in anticipo se l’animale di cui si prendono cura appartiene ad un nucleo in cui vivono o hanno vissuto persone con sospetta o confermata COVID-19 in modo tale da poter adottare misure di protezione individuali e procedure che permettano di minimizzare il rischio di esposizione diretto (contatto con le persone presenti nel nucleo abitativo) o indiretto (contatto con l’ambiente abitativo).

Assistenza veterinaria

Altro argomento molto importante è quello relativo all’assistenza veterinaria.

Certamente, anche in corso di pandemia, è fondamentale continuare a tutelare la salute degli animali. Tuttavia occorre evitare gli spostamenti non necessari, compresi quelli presso il medico veterinario di fiducia o, viceversa, da parte del veterinario per le visite domiciliari. Le visite veterinarie ambulatoriali e domiciliari, in particolar modo se condotte su animali provenienti da contesti abitativi con persone con diagnosi sospetta o confermata di COVID-19, devono essere realizzate con l’impiego di DPI e di procedure atte a minimizzare il rischio di esposizione. L’eventuale ricovero presso cliniche veterinarie, di animali provenienti da contesti abitativi con persone con diagnosi sospetta o confermata di COVID-19, deve prevedere la presenza di strutture e procedure atte a garantire la minimizzazione del potenziale rischio per il personale e gli altri animali eventualmente ricoverati.

Allontanamento, trasporto e affidamento esterno degli animali da compagnia

Nell’attuale situazione, l’allontanamento temporaneo dell’animale dall’abitazione deve avvenire solo per motivi di benessere, bisogni fisiologici (passeggiata) o di urgenza (cure veterinarie urgenti).

L’affidamento esterno dell’animale è previsto solo nel caso di impossibilità a provvedere alla salute e al benessere dell’animale da parte del proprietario e dei familiari. Per il ricollocamento dell’animale si dovrebbe tenere conto del rischio di esposizione a SARS-CoV-2 nel contesto domestico da cui si allontana. La possibilità di eseguire un test diagnostico consente, qualora il risultato sia negativo, il trasferimento in qualsiasi contesto. Gli animali con diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 devono essere segnalati alla ASL, posti in apposita struttura e sottoposti a monitoraggio. È però basilare rimarcare che le risorse per la diagnostica di SARS-CoV-2 (tamponi, reagenti, capacità organizzativa e di laboratorio) devono essere prioritariamente destinate alla diagnostica in campo umano.

Utilizzo dei DPI

Il corretto utilizzo dei DPI consente di ridurre il rischio di esposizione a SARS-CoV-2 e, insieme al distanziamento fisico, rappresenta uno dei capisaldi dell’attuale strategia di lotta a COVID-19. La scelta dei DPI da parte di proprietari, volontari, veterinari, ecc., dovrebbe essere orientata da una valutazione del rischio relativamente allo stato sanitario dell’animale, al contesto nel quale si opera e alla tipologia di attività svolta.

Nelle seguenti tabelle vengono dati suggerimenti nell’utilizzo dei DPI nelle diverse situazioni da parte delle figure coinvolte nella gestione dei pet.

Sorveglianza clinica per SARS-CoV-2 negli animali da compagnia

Chi si prende cura degli animali in contesti abitativi con persone con sospetta o confermata COVID-19, dovrebbe prestare particolare attenzione all’insorgenza di sintomi respiratori o gastroenterici (difficoltà respiratorie, tosse, vomito, diarrea, inappetenza, febbre) a carico dell’animale. L’insorgenza di questi sintomi andrebbe tempestivamente segnalata telefonicamente al veterinario di fiducia. I casi di malattia per i quali sono state escluse le diagnosi differenziali che potrebbero spiegare la condizione clinica dell’animale vanno segnalati al Servizio Veterinario della ASL ed eventualmente sottoposti a test per SARS-CoV-2, da parte di un laboratorio autorizzato. In caso di positività al test, gli animali devono essere posti in isolamento presso una struttura idonea dedicata, fino alla guarigione.

Gli animali che dovessero venire a morte nei contesti domiciliari in cui vivono persone con sospetta o confermata COVID-19, devono essere segnalati al Servizio Veterinario della ASL e inviati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale territorialmente competente, per gli accertamenti diagnostici del caso.

Per un ulteriore approfondimento si rimanda al 16° Rapporto COVID-19 e all’articolo Linee guida per la gestione di animali da compagnia sospetti di infezione dal SARS-CoV-2.

 

Fonti:

Gruppo di lavoro ISS Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare COVID-19. Animali da compagnia e SARSCoV-2: cosa occorre sapere, come occorre comportarsi. Versione del 19 aprile 2020. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020. (Rapporto ISS COVID-19, n. 16/2020)

 

Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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