Il Ministero della Salute ha pubblicato le “Linee guida per la gestione di animali da compagnia sospetti di infezione dal SARS-CoV-2”, documento elaborato dal Gruppo di lavoro tecnico scientifico coordinato dalla Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari.
Nella nota, pubblicata il 17 Aprile, il Direttore Generale Silvio Borrello, innanzitutto, ribadisce chiaramente che, allo stato attuale, non ci sono evidenze scientifiche che gli animali possano rappresentare per l’uomo un rischio di trasmissione del virus SARS-CoV-2 (agente eziologico del COVID-19). In questo momento infatti la trasmissione avviene solo per via interumana, prevalentemente per via aerogena diretta (attraverso goccioline respiratorie prodotte quando una persona infetta tossisce, starnutisce o semplicemente espira) e, meno frequentemente, per via indiretta toccando una superficie o un oggetto, su cui sia presente il virus, e poi toccandosi bocca, naso o occhi.
Tuttavia, come descritto nell’articolo COVID-19 negli animali domestici: dubbi, ricerche e nuovi studi, di recente sono stati segnalati alcuni rarissimi casi di infezione/sospetta infezione in animali domestici: 1 gatto con sintomi in Belgio, 2 cani e 1 gatto asintomatici a Hong Kong. In tutte le 4 situazioni si tratta di pet che hanno avuto stretti contatti con i proprietari malati di COVID-19 ed è quindi risultato che tali animali sono stati soltanto incolpevoli “vittime” della situazione e sicuramente non untori o diffusori della malattia.
Al momento dunque non è assolutamente dimostrato che gli animali possano fungere da diffusori dell’infezione ma i pochi dati emersi suggeriscono la necessità di indagare sull’eventuale ruolo che gli animali da compagnia potrebbero svolgere nell’epidemiologia del virus.
Per un principio di precauzione, quindi, è utile e necessario attuare una sorveglianza attenta al fine di raccogliere dati reali sui seguenti aspetti eventualmente possibili:
1. l’entità di esposizione degli animali domestici a SARS-CoV-2,
2. la frequenza di (eventuale possibile) infezione degli animali domestici,
3. la presenza di (eventuale possibile) malattia clinica negli animali,
4. la via e le tempistiche di eliminazione virale,
5. il coinvolgimento degli animali domestici nella trasmissione all’uomo.
Ad oggi queste informazioni sono indispensabili al fine di garantire innanzitutto la sanità pubblica ma anche per fornire alla popolazione informazioni chiare ed equilibrate evitando la circolazione di notizie allarmistiche tra i cittadini che porterebbero ad una immotivata zoofobia, con conseguenti fenomeni di abbandono degli animali d’affezione ed aumento del randagismo.
Inoltre l’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (OIE) ha raccomandato di utilizzare l’approccio One Health per condividere informazioni ed effettuare una valutazione del rischio mirata a decidere, sotto il profilo epidemiologico e qualora le risorse siano disponibili, se testare gli animali da compagnia che hanno avuto contatti stretti con una persona/proprietario infetto da COVID-19.
Di conseguenza, per rispondere a queste esigenze, il Gruppo di lavoro tecnico scientifico ha elaborato delle apposite linee guida che hanno 2 scopi principali:
- fornire indicazioni sulla gestione degli animali da compagnia in casi di infezione umana all’interno del gruppo familiare, per minimizzare il rischio di diffusione e nel contempo tutelare il benessere animale;
- indicare un metodo di campionamento razionale che permetta una valutazione del rischio, senza spreco di reagenti preziosi per la salute umana.
In particolare nelle linee guida vengono analizzati i 2 possibili scenari che possono realizzarsi in caso di infezione da COVID-19 in un nucleo familiare con pet:
A) Nucleo familiare composto da una o più persone sospette di infezione o infette, poste in quarantena presso il loro domicilio,
B) Nucleo familiare composto da una o più persone sottoposte a ricovero per COVID-19, con animali che restano soli.
Per ognuna delle 2 situazioni viene quindi descritto:
1. Dove ospitare l’animale,
2. Possibilità di uscita del cane,
3. Campionamenti da effettuare sull’animale.
Al seguente link vengono analizzati nel dettaglio i 2 scenari presi in esame.
Il documento si conclude chiarendo che la registrazione dei risultati dei test effettuati sui pet e di tutte le informazioni utili per la correlazione uomo/animale spetta ai Servizi Veterinari delle Aziende Sanitarie Locali. Gli Istituti Zooprofilattici, che effettuano i test, devono invece segnalare tempestivamente alla ASL, alla Regione o Provincia Autonoma competente per territorio e al Ministero della Salute DGSAF tutti gli eventuali casi di positività.
Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola