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Specie aliene invasive e rischio di malattie infettive

  • 28 ottobre 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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Lo scorso 22 Ottobre è stato pubblicato su Plos Pathogens  un interessante studio dal titolo “Invasive alien species and disease risk: An open challenge in public and animal health”.

Il lavoro, realizzato da un team internazionale di ricercatori del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università Statale di Milano e del Royal Veterinary College britannico evidenzia le ricadute sanitarie, e non solo, potenzialmente conseguenti alle introduzioni di specie alloctone.

Nel 60% dei casi, le malattie infettive emergenti nell’uomo sono di origine zoonosica, vengono cioè trasmesse all’uomo da altre specie animali. Di queste, il 70% origina da specie selvatiche, come nel caso di Ebola o dell’attuale pandemia da SARS-Cov-2. I ricercatori sottolineano quindi come sia importante comprendere le condizioni che regolano e favoriscono la trasmissione di queste infezioni tra animali e uomo per prevenirne i potenziali impatti sanitari ed economici.

Le specie aliene invasive (IAS) sono specie di animali, piante, funghi o microrganismi traslocati dall'uomo in ambienti al di fuori del loro areale naturale, in cui si stabiliscono e si diffondono, influenzando negativamente le dinamiche degli ecosistemi locali. Sono inoltre caratterizzate da rapida riproduzione e crescita, elevata capacità di dispersione e alta adattabilità a nuove condizioni, spesso superando gli organismi nativi e sono state riconosciuti come una delle principali cause di perdita di biodiversità a livello globale.

L’introduzione da parte dell’uomo di specie alloctone è un fenomeno in costante e progressivo aumento, basti pensare alla diffusione della nutria Sud Americana (Myocastor coypus) in Nord America, Europa (notevole presenza anche nella Pianura Padana) e Asia, dove provoca danni sia ambientali che economici consumando la vegetazione acquatica e minando le sponde dei fiumi. Di questo fenomeno sono ormai ampiamente riconosciute le gravi conseguenze (12 miliardi di euro di danni annui nella sola Europa).

Oltre ad avere effetti negativi sulla conservazione della biodiversità e sull'economia, le specie esotiche invasive possono anche favorire la diffusione di malattie.

Tuttavia, nonostante i diversi agenti patogeni normalmente presenti nelle specie animali, il ruolo delle specie alloctone quali agenti promotori dell’insorgenza di nuove infezioni è stato finora largamente sottovalutato.

Nello studio viene quindi dettagliatamente esposto, con vari esempi, come le IAS possano ospitare patogeni che non sono presenti nell'area di rilascio e causarne l'insediamento e la successiva ricaduta sulle specie locali, con possibile conseguente aumento del rischio di malattia per gli esseri umani, gli animali domestici e la fauna selvatica autoctona.

Oltre a questo fenomeno, le specie aliene invasive possono risultare sensibili ad agenti patogeni locali con conseguenti variazioni della circolazione, rischio di amplificazione e quindi favorita diffusione all’uomo e alle specie locali.

L’introduzione di specie aliene invasive può dunque avere conseguenze anche gravi sulla salute umana, quella animale con possibili impatti economici, qualora fossero coinvolte specie da reddito, o ricadute sulla biodiversità, qualora fosse coinvolta la fauna selvatica nativa, oltre a causare danni ambientali.

Alla luce di queste considerazioni, gli autori dello studio sollecitano una maggiore attenzione al fenomeno da parte del mondo biomedico e lo sviluppo di indagini volte a quantificarne i rischi, in modo da identificare le aree e le azioni di intervento prioritarie volte alla loro mitigazione.

 

Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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