Introduzione
Nel maggio 2025, l’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un importante rapporto intitolato Building the evidence for the use of bacteriophage therapy, frutto della collaborazione con il Global Antimicrobial Resistance Research and Development Hub. Il documento rappresenta un passo significativo verso l’integrazione della terapia fagica nella strategia globale contro l’antimicrobico-resistenza (AMR), una delle dieci minacce sanitarie più gravi a livello mondiale.
Cos’è la terapia fagica?
I batteriofagi, o semplicemente “fagi”, sono virus che infettano esclusivamente cellule batteriche. La loro capacità di colpire selettivamente i batteri patogeni, preservando il microbiota benefico, li rende strumenti promettenti per contrastare le infezioni resistenti agli antibiotici. In alcuni casi, i fagi possono potenziare l’efficacia degli antibiotici esistenti e sono stati già impiegati con successo in ambito umano e veterinario.
Un approccio One Health
Il rapporto dell’OMS evidenzia l’importanza di un approccio integrato One Health, che considera l’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale. Nell’ambito dell’iniziativa Vintage Innovation, sono stati organizzati workshop, webinar e consultazioni con esperti per esplorare l’uso dei fagi in diversi settori, dalla medicina clinica all’agricoltura.
Applicazioni in veterinaria e agricoltura
La terapia fagica trova applicazione anche in ambito zootecnico e agricolo:
- Avicoltura: impiego preventivo contro Salmonella spp tramite somministrazione nell’acqua di bevanda.
- Acquacoltura: sperimentazioni in allevamenti di salmone in Georgia.
- Settore lattiero-caseario: utilizzo di prodotti fagici per il trattamento della mastite.
Tuttavia, il rapporto sottolinea la necessità di ulteriori studi per valutare il rischio di selezione di resistenze crociate tra ambito agricolo e clinico.
Sfide regolatorie e prospettive cliniche
Nonostante il potenziale terapeutico, persistono ostacoli normativi. L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) classifica i fagi come medicinali biologici, ma mancano linee guida cliniche specifiche per l’uso umano. Tra le criticità:
- Impossibilità di approvare singoli fagi separatamente
- Necessità di produzione in strutture GMP
- Mancanza di riconoscimento degli effetti terapeutici osservati nei singoli casi
Per superare queste barriere, è stato lanciato Phagistry, un registro internazionale dei pazienti trattati con fagi, che mira a standardizzare la raccolta dei dati clinici e supportare lo sviluppo di protocolli basati sull’evidenza.
Valutazione economica e accesso
Il rapporto evidenzia anche la difficoltà di ottenere rimborsi per la terapia fagica, analogamente a quanto accade per gli antibiotici. È fondamentale sviluppare modelli di valutazione economica chiari per favorire l’adozione della terapia oltre l’uso compassionevole, verso una pratica clinica routinaria.
Conclusioni
Come ha dichiarato Danilo Lo Fo Wong, consulente regionale OMS per il controllo dell’AMR: “I batteriofagi sono tra gli organismi naturali più abbondanti al mondo, ma la terapia fagica non ha ancora compiuto il salto necessario per affiancare gli antibiotici nella pratica clinica.”
Alla luce delle nuove evidenze, è auspicabile che anche in Italia si rafforzi la ricerca, la sperimentazione e il dialogo regolatorio per integrare i fagi nella lotta all’AMR, in coerenza con il Piano Nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza e con la roadmap OMS Europa 2023–2030.
Sunto tratto dall’articolo Jesudason, T. (2025). Building the evidence for the use of bacteriophage therapy. The Lancet Microbe. World Health Organization, European Region. https://linkinghub.elsevier.com/retrieve/pii/S2666524725001326
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