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Sorveglianza integrata dell’antimicrobico-resistenza

Cosa emerge dallo studio europeo

L’antimicrobico-resistenza (AMR) rappresenta oggi una delle principali minacce sanitarie a livello globale ed europeo. Secondo le stime, ogni anno nell’UE fino a 35.000 decessi sono direttamente attribuibili a infezioni resistenti agli antibiotici, con costi sanitari e sociali considerevoli. Per contrastare efficacemente questo fenomeno, la Commissione Europea promuove da anni un approccio One Health, che riconosce come la salute umana, animale e ambientale siano strettamente interconnesse.

In questo contesto si inserisce il Feasibility Study pubblicato dalla Direzione Generale per la Salute e la Sicurezza Alimentare (DG SANTE), che analizza la possibilità di creare sistemi integrati di sorveglianza dell’AMR e del consumo di antimicrobici (AMC) nei settori umano, veterinario, alimentare e ambientale. Lo studio fornisce indicazioni preziose anche per le Autorità regionali che, come la Regione Marche, sono impegnate nella prevenzione e nel controllo dell’AMR all’interno dei Piani di contrasto nazionali e regionali.


Perché è necessaria una sorveglianza integrata

Il primo risultato emerso dal rapporto è chiaro: nessun Paese UE/EEA dispone oggi di un sistema pienamente integrato di sorveglianza AMR/AMC. Esistono però strutture settoriali solide — soprattutto in ambito umano e veterinario — mentre la sorveglianza ambientale è ancora frammentata o limitata a progetti pilota.

La creazione di un sistema integrato permetterebbe di:

  • individuare precocemente i trend di resistenza tra settori diversi;

  • comprendere meglio la circolazione di batteri e geni resistenti tra uomo, animali, alimenti e ambiente;

  • migliorare le strategie di antibiotico-stewardship;

  • supportare decisioni di sanità pubblica più tempestive ed efficaci.


Cosa emerge dallo studio: punti di forza e criticità

1. Stato attuale della sorveglianza

Lo studio evidenzia che:

  • i settori umano e veterinario sono quelli più strutturati e supportati da normative armonizzate a livello UE;

  • il settore ambientale, inclusi acque e suolo, mostra una carenza di dati standardizzati e programmi continui;

  • la raccolta dati varia notevolmente tra Paesi, con differenze in metodi, protocolli, strumenti digitali e qualità del campionamento.

2. Principali barriere individuate

Le difficoltà che rallentano l’integrazione sono:

  • frammentazione della governance tra ministeri, agenzie ed enti territoriali;

  • differenze metodologiche nei campionamenti e nelle analisi;

  • risorse economiche e di personale limitate;

  • temi di privacy e proprietà dei dati;

  • assenza di linee guida armonizzate per l’integrazione.

3. Fattori abilitanti

Dallo studio emergono però anche elementi chiave che favoriscono l’evoluzione verso sistemi integrati. Tra questi:

  • l’esistenza di un Piano Nazionale One Health aggiornato;

  • investimenti stabili e coordinamento politico;

  • strutture di sorveglianza settoriali già solide;

  • collaborazione intersettoriale consolidata;

  • infrastrutture informatiche interoperabili;

  • uso crescente di tecnologie avanzate come il whole genome sequencing (WGS).


Raccomandazioni europee per i Paesi membri

Il rapporto propone diverse soluzioni operative che potrebbero guidare anche le strategie regionali italiane:

  • istituire organismi di coordinamento neutrale che integrino sanità pubblica, veterinaria, ambiente e sicurezza alimentare;

  • adottare standard comuni per raccolta, analisi e reporting;

  • sviluppare banche dati condivise e interoperabili;

  • rafforzare la sorveglianza ambientale, oggi il settore più arretrato;

  • investire nella formazione dei professionisti dei diversi ambiti;

  • favorire report integrati periodici (sulla linea di DANMAP, NORM-VET, JIACRA).


Cosa significa per la Regione Marche

La Regione Marche sta già contribuendo attivamente all’attuazione del Piano Nazionale di Contrastro all’Antimicrobico-resistenza (PNCAR), attraverso:

  • il coordinamento del sistema sanitario regionale,

  • le attività dei Dipartimenti di Prevenzione,

  • la sorveglianza veterinaria e alimentare,

  • i controlli sulle acque e sulle matrici ambientali.

Le indicazioni del Feasibility Study rappresentano un utile riferimento per:

  • migliorare l’allineamento dei flussi informativi tra settori diversi;

  • rafforzare le collaborazioni tra sanità, veterinaria, ARPAM e Istituti Zooprofilattici;

  • orientare futuri investimenti digitali e infrastrutturali;

  • favorire la partecipazione della Regione a progetti pilota europei sull’integrazione dei dati AMR.

L’obiettivo è sviluppare, anche a livello regionale, una visione realmente One Health, capace di proteggere salute pubblica, sicurezza alimentare e tutela ambientale.


Conclusioni

La lotta all’antimicrobico-resistenza richiede un cambio di passo: non bastano più interventi settoriali, ma serve un approccio coordinato, interdisciplinare e basato su dati integrati. Lo studio della Commissione Europea dimostra che la strada è tracciata, ma il percorso richiede investimenti, governance chiara e strumenti informatici adeguati.

Le Marche, forti dell’esperienza e delle reti già attive in sanità pubblica e veterinaria, possono svolgere un ruolo strategico nel processo di integrazione, contribuendo così alla protezione della salute dei cittadini e alla sostenibilità dei sistemi sanitari.

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Alessandro BaiguiniAlessandro Baiguini

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