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CORONAVIRUS E GESTIONE DEGLI ANIMALI DA COMPAGNIA CON PROPRIETARI IN QUARANTENA O RICOVERATI

  • 31 dicembre 2021
  • Autore: Redazione VeSA
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I Coronavirus sono un’ampia famiglia di virus molto comuni negli animali e comprende quattro generi: Alpha e Betacoronavirus, che generalmente infettano i mammiferi, Gamma e Deltacoronavirus che interessano pesci ed uccelli.

Gli Alphacoronavirus negli animali da compagnia possono causare una lieve enterite nel cane e la peritonite infettiva (FIP) nel gatto ma possono infettare anche gli animali da reddito come bovini e suini con lievi sintomi enterici o respiratori. Questi coronavirus sono specie specifici e non rappresentano un rischio per l’uomo anzi uno studio preliminare ha ipotizzato che il contatto con cani e bovini potrebbe contribuire in modo naturale al rinforzo delle difese immunitarie nell’uomo, studio che andrà approfondito e dimostrato dal punto di vista sperimentale ed epidemiologico (B. Tilocca et al./Microbes and Infection 22:218-220, 2020).

I coronavirus dell’uomo appartengono al genere Betacoronavirus e determinano infezioni delle vie respiratorie spesso di lieve entità come il comune raffreddore ma anche gravi polmoniti e bronchiti. In un recente passato sono stati responsabili di gravi epidemie come il SARS-CoV che ha causato la Sindrome Respiratoria Acuta Grave in Cina nel 2002, il MERS-CoV, responsabile della Sindrome Respiratoria del Medio Oriente nel 2012 in Arabia Saudita e il SARS-CoV-2 per l’attuale pandemia da COVID-19.

Nel gennaio 2020, a proposito di quest’ultimo virus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) lo aveva chiamato come nuovo coronavirus 2019 (2019-nCoV) poi da febbraio definitivamente indicato come SARS-Cov-2 e la malattia come COVID-19 (Corona Virus Disease).

 

 

Situazione epidemiologica negli animali

L’OIE (Organizzazione mondiale della sanità animale) dall’inizio della pandemia alla data del 31 ottobre 2021 ha individuato n.598 casi di SARS-CoV-2 in 14 specie di animali (gatti, cani, visoni, lontre, furetti domestici, leoni, tigri, puma, gorilla, cervi, leopardi, gatto viverrino, binturong, coati del Sud America) interessando 30 paesi tra America, Africa, Asia ed Europa (Fig. 2 e Tab.1).

Il primo caso di SARS-CoV-2 negli animali domestici è stato ufficialmente riportato il 29 febbraio 2021 in un cane ad Hong-Kong e successivamente in un gatto in Belgio. Quest’ultimo mostrava sintomatologia gastroenterica e respiratoria, comparsa dopo una settimana di stretto contatto con la proprietaria, rientrata dall’Italia e risultata positiva al virus. I segni clinici manifestati dal gatto comprendevano anoressia, diarrea, vomito, tosse e respiro superficiale. I segni clinici sono migliorati dopo 9 giorni.

Per quanto riguarda i cani sono stati interessati pochi soggetti a livello mondiale e con pochi o nessun sintomo, tutti provenienti da famiglie con persone positive al test SARS-CoV-2. In alcuni zoo in Europa e negli Stati Uniti il SARS-Cov-2 è stato riscontrato anche in diversi grandi panterini (tigri, leoni, puma, leopardi). In Danimarca e nei Paesi Bassi sono state segnalate infezioni in allevamenti di visoni e alcuni guardiani sono stati contagiati dagli stessi visoni infetti pertanto in questa specie è stato dimostrato il passaggio del virus SARS-CoV-2 dall’uomo ai visoni, ma anche dai visoni ai lavoratori dell’allevamento con un virus geneticamente mutato rispetto a quello inizialmente isolato.

In linea con gli altri paesi, in Italia il Ministero della Salute ha disposto, con l'Ordinanza del 21 novembre 2020, prorogata con modifiche dall’Ordinanza del 25 febbraio 2021, oltre l’inclusione dell’infezione da SARS-CoV-2 negli allevamenti di visoni nell’elenco delle malattie infettive e diffusive soggette a obbligo di denuncia di cui al Regolamento di Polizia Veterinaria ex DPR n. 320/1954, la sospensione delle attività degli allevamenti di visoni su tutto il territorio nazionale fino al 31/12/2021.

Per quanto riguarda l’Italia le positività riscontrate sugli animali sono state in due allevamenti di visoni nelle regioni Lombardia e Veneto e in un gatto nella provincia di Novara, quest’ultimo contagiato dalla proprietaria e le cui analisi di laboratorio hanno permesso di identificare il coronavirus compatibile con la variante inglese.

 

 

Fig.2-Distribuzione animali positivi al SARS-CoV-2 al 31/10/21 (Report n.6 OIE)

 

 

Africa

Americas

Asia

Europe

Cat

 

x

x

x

Dog

 

x

x

x

Mink

 

x

 

x

Otter

 

x

 

 

Pet ferret

 

x

 

x

Lion

x

x

 

x

Tiger

 

x

x

x

Puma

x

x

 

 

Snow leopard

 

x

 

 

Gorilla

 

x

 

 

White-tailed deer

 

x

 

 

Fishing cat

 

x

 

 

Binturong

 

x

 

 

Coati mundi

 

x

 

 

Tab. 1-Animali positivi al SARS-CoV-2 distinti per specie e continente al 31/10/21

 

Gestione degli animali da compagnia

Seppur non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo epidemiologico nella diffusione di SARS-CoV-2 nell’uomo, la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che alcune specie animali, mustelidi in particolare, sono suscettibili al SARS-CoV-2. Gli stessi animali da compagnia possono contrarre l’infezione da proprietari affetti da Covid-19 pertanto è importante proteggerli limitandone l’esposizione. A tal proposito il Ministero della Salute ha emanato delle linee guida (nota n.9224–17/04/2020–DGSAF–MDS-P) anche con lo scopo di prevenire pregiudizi e speculazioni che porterebbero ad una immotivata zoofobia con possibile abbandono degli animali d’affezione.

Inoltre, considerando un approccio “One-Health” la finalità di tali linee guida è stata anche quella di istituire un’attenta sorveglianza al fine di raccogliere dati sull’entità di esposizione degli animali domestici al SARS-CoV-2, sulla frequenza di infezione, sulla presenza di sintomi, sulla via e tempistica di eliminazione del virus, sull’eventuale coinvolgimento nella trasmissione all’uomo.

I Servizi Veterinari di Sanità Animale devono raccordarsi, all’interno dei Dipartimenti di Prevenzione, con i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) i quali, al momento del primo tampone risultato positivo in un nucleo familiare, provvederanno nelle interviste operate da remoto anche ad accertare la presenza di animali domestici all’interno della famiglia stessa.

Due sono gli scenari possibili:

1) Nucleo familiare composto da una o più persone, poste in quarantena presso il proprio domicilio;

2) Nucleo familiare composto da una o più persone sottoposte a ricovero per COVID-19, con animali che restano soli.

Nel primo scenario, quando le persone sono in quarantena, è assolutamente consigliabile che gli animali da compagnia restino presso la famiglia. La persona infetta deve evitare il contatto ravvicinato con l’animale, comportandosi verso di esso con le stesse precauzioni adottate per gli altri familiari. Laddove non fosse possibile detenere l’animale con garanzie adeguate, ci si potrà comportare come descritto nel secondo scenario.  I cani che per esigenze fisiologiche necessitano di uscire possono essere condotti fuori da persone che si rendano disponibili a farlo (parenti, amici, volontari). Tali persone dovranno adottare tutte le misure necessarie per evitare il contatto con i soggetti sottoposti a misure di controllo. Inoltre dovranno dotarsi di guanti e mascherina, evitare contatti troppo ravvicinati con l’animale e condurlo al guinzaglio, garantendo le distanze sociali da altre persone o animali. Resta l’obbligo per i conduttori dei cani di essere sempre muniti del kit per la raccolta delle feci, utilizzando doppio sacchetto e guanti. Per i gatti saranno consentite le uscite ai soggetti abituati a farlo, garantendo per quanto possibile una delimitazione dell’area esterna (es. giardino confinato da reti anti-scavalco) per evitare contatti con altre persone e/o animali. I furetti, se abituati ad uscire, potranno essere gestiti con le stesse precauzioni adottate per i cani, altrimenti resteranno confinati all’interno dell’abitazione.

Nel secondo scenario, in caso di ricovero, se ci sono altre persone disposte ad accudire gli animali (comprese associazioni attive sul territorio), lo potranno fare accogliendoli presso il proprio domicilio o lasciandoli presso il domicilio originario preventivamente disinfettato secondo le indicazioni dei competenti Servizi. A seconda della situazione epidemiologica, il servizio sanitario potrà disporre l’esecuzione di tamponi prima dell’affidamento. In caso di spostamento dell’animale da un domicilio all’altro, è preferibile mantenerlo in isolamento per almeno 72 ore al fine di minimizzare la carica virale potenzialmente presente sul pelo. E’da evitare il bagno perchè può rappresentare un momento di rischio sia per la persona, sia per l’animale soprattutto se non è collaborativo. Esistono formulazioni spray e gel a base di clorexidina che potrebbero sostituirlo. Il personale a cui viene affidato l’animale dovrà essere munito di guanti e mascherina FFp2 e dovrà essere formato per rispettare le dovute norme igieniche e di biosicurezza. E’opportuno che ogni persona, parente o volontario effettui servizi a supporto di una sola famiglia. Nella Regione Marche, per quanto riguarda le associazioni animaliste disponibili a svolgere tali attività, dovranno svolgerle in ottemperanza a quanto previsto dall’Ordinanza del Presidente della Regione Marche n.20 del 03/04/2020, ad eccezione di quanto previsto dall’art. 4 dell’Ordinanza stessa. A tal fine possono contattare l’Ufficio Diritti Animali dei Comuni al quale spetta il coordinamento, l’individuazione delle diverse esigenze e la raccolta delle disponibilità da parte di Associazioni Animaliste. Il Comune che dispone l’affido degli animali comunica al Dipartimento di Prevenzione dell’Area Vasta ASUR, l’elenco delle persone affidatarie al fine di eventuali controlli sanitari.

Se nessuno si può occupare degli animali, essi saranno affidati al canile sanitario, dove dovranno essere ricoverati in gabbie singole, possibilmente separate. Il personale formato dovrà essere munito di adeguati DPI. Per la gestione delle funzioni fisiologiche degli animali, le uscite per i cani saranno garantite al pari degli altri animali ospitati presso il canile sanitario, sempre nel rispetto delle distanze sociali da persone e da altri animali e preferibilmente in aree separate rispetto agli animali non sottoposti a rischio di contagio.

Nel caso in cui durante il monitoraggio da remoto si rilevino manifestazioni cliniche negli animali che richiedano l’intervento veterinario, il veterinario ufficiale sottoporrà a test il cane, gatto o furetto e lo ripeterà dopo 7 e 14 giorni, con invio dei campioni all’IZS competente per territorio. In caso di positività, i tamponi saranno ripetuti ogni 7 giorni fino a negativizzazione. L’animale non sarà allontanato dal nucleo familiare, salva la necessità di ospedalizzazione presso un centro veterinario, opportunamente preallertato. L’ospedalizzazione degli animali è possibile solo presso gli ospedali veterinari e le cliniche veterinarie.

Anche i soggetti ricoverati nel canile sanitario possono essere sottoposti al test da parte del servizio veterinari con le stesse modalità e tempistiche già menzionate. In ogni caso l’animale non potrà essere sottoposto ad eutanasia, salvo per evitare inutili sofferenze nel caso di altre gravi patologie intercorrenti. Saranno comunque garantite le cure mediche necessarie.

In caso di necessità, i campioni da prelevare sono rappresentati da siero, tamponi nasali, faringei e rettali nel cane; siero e tampone faringeo nel gatto/furetto. Se l’animale non è trattabile, la raccolta dei tamponi potrà essere affidata a un componente del nucleo familiare (possibilmente non la persona infetta) secondo le indicazioni del veterinario ufficiale, altrimenti ci si può limitare al solo prelievo di un campione di feci.

In entrambi gli scenari, nel caso in cui l’animale domestico venga a morte, è necessario allertare il Servizio Veterinario per l’invio della carcassa all’IZS per le opportune indagini post mortem.

Per quanto riguarda l’esperienza diretta del Servizio Veterinario di Sanità Animale dell’Area Vasta 5, numerose sono state le segnalazioni da parte del SISP, concentrate soprattutto durante il primo lock-down, della presenza di animali domestici all’interno di nuclei familiari con casi di sospetto, positività e ricovero per COVID-19. Nella quasi totalità dei casi è stato possibile lasciare gli animali all’interno delle famiglie e qui gestiti da familiari, amici ma soprattutto dalle associazioni attive sul territorio che spesso si sono fatte carico anche dell’acquisto di alimenti e farmaci. Solo in un caso, l’ultimo in ordine temporaneo, è stato necessario il ricovero di un cane presso il canile sanitario di San Benedetto del Tronto in seguito all’ospedalizzazione del proprietario ed è tutt’ora accudito qui. Fortunatamente la scarsa capacità di fungere da diffusori della malattia è stata a pieno ribadita dalla nostra casistica, in quanto nessuno degli animali ha presentato alcuna sintomatologia né enterica né respiratoria.

Autori: Dott.ssa Maria Gabriella Pistilli

              Dott. Guido Tempera

 

La presente nota è stata redatta in attuazione alla Determina DG/ASUR n. 734/2016 nell’ambito della comunicazione del rischio AV5-2021

 

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