L'ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), ente pubblico economico nazionale sottoposto alla vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha pubblicato in questi giorni il secondo resoconto, per l’anno 2019, sulle dinamiche nel comparto delle carni bovine.
Macellazione e produzione in calo
Dalla relazione emerge innanzitutto che l’offerta nazionale di carne bovina, nel primo semestre 2019, risulta in contrazione rispetto allo stesso periodo del 2018. Secondo i dati Istat, la riduzione del numero di capi macellati (-1,6%) ha determinato una diminuzione di carne prodotta superiore al 3%.
Le maggiori perdite in termini di peso (rispetto al numero dei capi) sono dovute alla mutata composizione dell’offerta: nei primi sei mesi risultano infatti macellati, rispetto al precedente anno, un maggior numero di capi femmina e giovani ossia più leggeri (manze +1,4% e vitelli +1,7%) e meno capi pesanti (vacche -5,1% e vitelloni -2,3%). In particolare come in tutta Europa anche in Italia la macellazione di vacche da latte è stata abbastanza moderata (nel nostro Paese 13000 in meno rispetto al primo semestre 2018).
Richiesta di carne in lieve aumento
Per quanto riguarda la domanda di mercato, l’ISMEA indica una lieve ripresa degli acquisti (+0,6% in volume) che associato all’aumento dei prezzi medi porta ad un incremento della spesa del 1,3%. A trainare gli acquisti sono soprattutto le carni di vitello (+1,4% di vendita). Risultano invece in calo le vendite di carni di bovino adulto per le quali però i prezzi medi tendono ad innalzarsi, grazie alla presenza in assortimento di referenze a più alto valore.
Per le carni di scottona si registra un incremento superiore al 20%, sia in valore che in volume, con prezzi in costante crescita, sempre più vicini a quelli del vitello.
Situazione europea
Facendo riferimento ai dati Eurostat sulle consistenze bovine al mese di giugno, si evidenzia una contrazione per la mandria di vacche nutrici in tutti i Paesi EU ad eccezione della Polonia. Di conseguenza questa condizione determinerà un minor numero di vitelloni maturi nei prossimi mesi.
Già ora la produzione di carne bovina a livello europeo fa registrare una flessione media dello 0,8% (in volume). In particolare un calo delle produzioni si registrano, oltre che in Italia, anche in Polonia (-4,7%) e Francia (-2,8%), mentre sono aumentate le macellazioni in Irlanda e Spagna. Certamente determinante per il mercato europeo è stata la chiusura del mercato Turco per i capi vivi.
Importazioni in Italia
Nel primo semestre del 2019 le importazioni di capi da ristallo (bovini da allevamento), provenienti soprattutto dalla Francia, sono aumentate del 2,8% rispetto allo scorso anno. Sicuramente questa situazione è favorita dalla fiducia nel mercato dei prossimi mesi ma soprattutto da prezzi relativamente contenuti.
Per quanto riguarda invece le importazioni in Italia di carne bovina fresca e congelata, complessivamente non si registrano variazioni significative (+0,1%).
A proposito di importazione di carni fresche, i paesi fornitori restano pressoché invariati ma si registra un aumento di prodotto proveniente da Paesi Bassi, Irlanda e Spagna, mentre si riducono molto gli arrivi da Francia (-10%), Belgio e Austria.
In questi primi 6 mesi del 2019 si è avuto inoltre un significativo aumento delle importazioni di bovini vivi destinati alla macellazione (soprattutto vacche e vitelloni) con un valore totale di circa 79 mila capi, oltre 6000 capi in più rispetto al 2018 (pari ad un +8,6%).
In conclusione quindi in Italia, nel primo semestre del 2019, oltre ad una riduzione dell’offerta in termini quantitativi, si registra anche una minor quota di animali allevati in territorio nazionale, in quanto al minor numero di capi macellati si aggiunge l’aumento delle importazioni di capi vivi destinati alla macellazione.
Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola