X
GO

La lotta veterinaria alla tubercolosi

  • 10 aprile 2024
  • Autore: Redazione VeSA
  • Visualizzazioni: 382
  • 0 Commenti

La tubercolosi è una malattia , che prima dell’avvento degli antibiotici, ha portato a morte diversi uomini. Oggi non è più così grazie all’uso degli antibiotici, anche se esistono forme resistenti ai trattamenti d’elezione.

Per gli animali, non esistendo il problema etico e valutando esclusivamente il paradigma costo/beneficio non si procede mai alla cura  in caso di positività, ma all’eliminazione dell’animale infetto.

Da sempre l’obiettivo  primario della Sanità Animale è il raggiungimento ed il mantenimento dello status di indenne dalla tubercolosi degli allevamenti bovini del nostro territorio.

Esistono tutte le armi ed i possibili mezzi per sovrastare la diffusione di questo batterio. I  programmi di sorveglianza ed eradicazione applicano misure di controllo drastiche in risposta a casi sospetti e/o confermati con divieto di movimentazione  ed abbattimento dei capi sospetti o positivi fino anche allo stamping out, valutando di volta in volta il destino delle carni.

I metodi diagnostici, conformi alla normativa europea, si basano sull’IDT ( intradermoreazione) ed anche l’IDT comparativa per conferma di casi sospetti  e poi c’è il gamma interferon. Attualmente la stella nascente in diagnostica è proprio il gamma interferon. In lui si confidano capacità predittive , che rilevino prodromicamente situazioni ancora quiescenti e non altrimenti rilevabili, passando poi la palla al veterinario del mattatoio, che dovrà individuare impercettibili granuli miliari nei parenchimi. Siamo ancora ai primi passi.

Tutto insomma sembra esser chiaro e definito, ci sono gli elenchi, le categorie delle malattie, le popolazioni di animali interessate , i cluster di infezione ossia il censimento di tutti gli spostamenti ed i contatti tra gli animali e le aree in  cui insistono gli allevamenti con capi confermati, gli studi epidemiologici, gli obblighi degli operatori e quelli dell’Autorità Competente nel concedere, sospendere o ritirare lo status di indenne .

Lo status di indenne è una qualifica  ambita, perché ci vuole tempo per ottenerla e pochissimo per perderla e chi conosce il mestiere sa bene quanto è duro salir lo calle. Tale qualifica si ottiene se negli ultimi tre anni il 99,8% delle aziende bovine ha mantenuto lo status di indenne con un tasso di incidenza dell’infezione inferiore a allo 0,1% e se  in tale periodo è stata applicato un controllo  che comprenda la ricerca sistematica  ante e post mortem  in tutti i bovini macellati con lesioni riconducibili all’infezione tubercolare e se su queste siano state eseguite le dovute indagini.

E’ un sistema perfetto ben concatenato nei controlli, nelle comunicazioni tra i Servizi, , negli interventi di pulizia e disinfezione di stalle e pascoli, con tutte le istruzioni per l’uso eppure,  nonostante questo sistema serrato, è possibile, che un veterinario al mattatoio possa trovare in un animale proveniente da un allevamento indenne giunto per un’ ordinaria macellazione, lesioni tubercolotiche, che poi la diagnostica di laboratorio avvalorerà con  l’isolamento colturale del Mycobacterium bovis.

In tali circostanze , il sistema si mette immediatamente in moto con la trasmissione  alle sedi competenti, sì da portare  alla repentina   risposta  dei Servizi della Sanità Animale, che intervengono con  l'esecuzione di prove diagnostiche in allevamento. In caso di conferma di un numero elevato di capi si può decidere per l'abbattimento totale dei capi in allevamento oppure, in caso di numero ridotto, il risanamento avviene tramite l'eliminazione dei casi dubbi e/o sospetti .

Il  Mattatoio è sempre il collo dell'imbuto di tutte le attività di controllo ,un importantissimo osservatorio epidemiologico, che in un sietma funzionante fa da feed back per la verifica dei piani di profilassi,.

In tale  compagine dei Servizi Sanità Animale ed Igiene degli Alimenti di origine Animale , il rinvenimento  di forme patologiche al Mattatoio provoca una serie di azioni a chiusura del focolaio. Laddove il macroscopico ha rilevato  casi tipici dell’infezione tubercolotica, confermati dall'istologico, con linfadeniti granulomatose, necrosi sclerocaseocalcifiche e centri necrotici mineralizzati o  forme miliari e focolai granulomatosi, con granulomi tubercolari multipli, delle dimensioni da un grano di miglio ad una pallina da golf o necrosi caseosa e calcificazione, vanno evidenziati  alcuni punti. La prima cosa degna di nota è  la prevalenza delle lesioni nei soggetti maschi sopra i venti mesi e le buone condizioni di nutrizione e vivacità  anche nei  capi  mandati alla distruzione per generalizzazione a denotare una buona convivenza col batterio in vita. Altra cosa degna di nota è che alcuni bovini sani provenienti da allevamenti infetti o con casi dubbi possono mostrare  altre patologie in forma avanzata  ( Echinococcus granulosus, epatiti apostematose, polmoniti pasteurellari o positività al Mycobacterium paratubercolosis, rinvenuto nel siero o nella valvola ileocecale ).


Sappiamo tutto del Mycobacterium bovis. Microrganismo bastoncellare, aerobio obbligato, immobile  e asporigeno, caratterizzato da alcol-acido resistenza e resilienza. Questa sua ultima caratteristica fa sì che, nonostante gli sforzi e gli intenti, ancora  lunga e aperta è la battaglia, che sarà comunque vinta grazie alla coesione completa delle forze  e degli intelletti dei servizi Veterinari.

   

 

Autore: Dr.ssa Caterina Pennesi

Stampa
Tag:
Valutazioni:
4.8

Redazione VeSARedazione VeSA

Altri articoli di Redazione VeSA

Contatta l'autore

Contatta l'autore

x