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Lyssavirus in un gatto: facciamo il punto della situazione

  • 3 luglio 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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Il fatto

Il 27 Giugno 2020 il Centro di referenza nazionale per la rabbia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) ha isolato un Lyssavirus da un campione di cervello di gatto, inviato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e Toscana (IZSLT). Il campione era stato prelevato in seguito alla morte del gatto stesso, che aveva precedentemente morso la proprietaria residente nel comune di Arezzo.

È stata quindi confermata la morte del gatto per encefalite da Lyssavirus, virus rabbia correlato e potenzialmente zoonotico.

Il Lyssavirus isolato

Il sequenziamento del virus ha dimostrato una omologia del 98,52% con il West Caucasian Bat Lyssavirus (WCBL), isolato solo una volta, a livello mondiale, nel 2002, in un pipistrello del Caucaso, ed è la prima volta che viene confermato in un animale domestico. Finora infatti non ne era mai stata confermata la capacità di infettare gli animali domestici o l’uomo. Tale virus, da un punto di vista filogenetico, è molto lontano e diverso dal Lyssavirus agente eziologico della rabbia classica.

A tal proposito si ricorda che la rabbia classica è generalmente trasmessa dai carnivori domestici e selvatici. In Italia, gli ultimi casi sono stati segnalati nella volpe rossa dal 2008 al 2011 e il nostro Paese risulta ufficialmente indenne dal 2013.

In base alle esperienze scientifiche maturate da casi simili in altri paesi, per virus analoghi la capacità di trasmissione dal serbatoio naturale ad un’altra specie rappresenta un evento estremamente limitato, a cui non fa seguito una diffusione epidemica. Attualmente, non ci sono evidenze di trasmissione dall’animale all’uomo. A titolo precauzionale comunque le persone che sono entrate in contatto con il gatto risultato positivo all’infezione sono state sottoposte a profilassi post-esposizione.

Indagine epidemiologica

In una nota della Federazione degli Ordini dei Medici Veterinari della Toscana, la Presidente Faustina Bertollo afferma che “l'indagine epidemiologica non ha evidenziato fattori di rischio significativi. Il gatto non si è spostato dall'Italia e non si ha notizia di morsicature pregresse. Il tipo di virus isolato, e le segnalazioni pur rare di spillover verso altre specie, uomo compreso, è suggestivo di una infezione legata alla predazione. Alcune specie di pipistrello sono migratorie, riuscendo a spostarsi da zone endemiche centro europee, anche nel nostro Paese. Ad oggi, non si registrano altri soggetti malati, neanche fra quelli conviventi con il gatto malato".

Attualmente quindi l’ipotesi più probabile è quella di un’infezione del gatto coinvolto in seguito a predazione di un pipistrello di specie migratoria infetto da West Caucasian Bat Lyssavirus.

Provvedimenti attuati

Per far fronte alla situazione manifestatasi, presso l’Ufficio di Gabinetto del Ministero della Salute è stato istituito un gruppo tecnico scientifico. Il gruppo di lavoro si è riunito già da domenica 28 Giugno.

Come riportato in una nota della DGSAF del 1 Giugno, tale gruppo di lavoro, formato da esperti e istituzioni locali e nazionali, con la coordinazione della DGSAF, andrà a svolgere le seguenti compiti:

1. approfondire gli aspetti epidemiologici per lo studio dei Lyssavirus dei chirotteri,

2. fornire linee guida per le attività di prevenzione e sorveglianza dei Lyssavirus, con particolare riferimento al territorio della provincia di Arezzo,

3. proporre misure e iniziative da intraprendere per la prevenzione di una eventuale diffusione dei Lyssavirus.

Immediata è stata anche l’attivazione a livello territoriale. In particolare infatti, il sindaco di Arezzo, già il 28 Giugno ha emesso 2 ordinanze contingibili e urgenti in via cautelativa a tutela della salute pubblica, al fine del contenimento di infezione rabida.

Con una prima ordinanza (n. 143/2020) viene stabilito che, nel territorio comunale di Arezzo, fino al 27 Agosto 2020 compreso:

a) i cani, anche se muniti di museruola, non possano circolare se non condotti al guinzaglio;

b) i cani vaganti accalappiati non possono essere restituiti ai possessori se non abbiano subito favorevolmente il periodo di osservazione di 6 mesi, riducibili a 2 mesi se sottoposti a vaccinazione antirabbica postcontagio con le modalità stabilite dal DPR 08.02.54 n. 320, art. 87 con addebito delle spese agli stessi possessori;

c) i possessori di cani devono segnalare immediatamente all'Autorità Comunale l'eventuale fuga dei propri cani e il manifestarsi di qualsiasi sintomo che possa far sospettare l'inizio della malattia come ad esempio: cambiamento d'indole, tendenza a mordere, manifestazioni di paralisi, impossibilità della deglutizione.

Con una seconda ordinanza (n. 144/2020) il sindaco ha disposto il sequestro degli altri animali (un cane, un gatto e tre gattini lattanti) presenti nell’abitazione della proprietaria del gatto morsicatore, risultato positivo al Lyssavirus, ed il contestuale affidamento in custodia degli stessi presso il Canile comunale o in altra idonea struttura. Nella disposizione si sottolinea che la proprietaria è tenuto a mantenere gli animali indicati in custodia ed in isolamento presso la propria abitazione fino al termine delle operazioni tecniche necessarie al trasferimento definitivo.

Con una successiva ordinanza del 29 Giugno (n. 145/2020), con decorrenza immediata fino a successiva revoca, è stato interdetto al pubblico l’accesso al tombamento del torrente Castro per scongiurare il rischio di esposizione delle persone derivante dal contatto con animali domestici e selvatici potenzialmente infetti. L’ordinanza ha ordinanza di revoca.

Infine il 1 Luglio è stata emessa l’ordinanza n. 146/2020, con decorrenza immediata e in vigore fino al 27 agosto (fatte salve eventuali e successive disposizioni), che contiene prescrizioni puntuali circa il controllo dei felini.

In particolare viene stabilito che:

1.  tutti i responsabili delle colonie feline censite e mappate sul territorio comunale nonché tutti i proprietari di gatti devono segnalare immediatamente alla Unità Funzionale di Sanità Pubblica Veterinaria della AUSL Toscana sud est qualsiasi sintomo che possa far sospettare l'inizio della malattia, come ad esempio cambiamenti di indole, tendenza a mordere, manifestazioni di paralisi, impossibilità alla deglutizione;

2. tutte le colonie censite nel territorio del Comune di Arezzo devono essere soggette a vigilanza sanitaria rafforzata da parte del personale veterinario della AUSL;

3. tutti gli interventi di cattura e sterilizzazione dei gatti appartenenti a colonie localizzate nel Comune di Arezzo devono essere sospesi;

4. tutti i proprietari di gatti devono assicurare il controllo costante dei propri animali anche nel caso di animali abituati ad uscire dalla propria abitazione;

6. tutti i cani e gatti che hanno morsicato persone o animali e tutti gli animali con sintomatologia sospetta, confermata dal veterinario della AUSL Toscana sud est, ogniqualvolta sia possibile catturarli, devono essere isolati e tenuti in osservazione per 10 giorni nei locali individuati dal Servizio Ambiente del Comune di Arezzo, dove non possano nuocere, escludendo l'osservazione presso il domicilio del responsabile dell'animale. Sarà compito del Servizio Ambiente del Comune di Arezzo disciplinare le modalità di trasporto di cani e gatti che hanno morsicato persone o animali e di tutti gli animali con sintomatologia sospetta presso i locali appositamente individuati, nel caso in cui il proprietario non sia in grado o disponibile ad effettuare autonomamente il trasferimento.

Ulteriori provvedimenti

Il servizio di Igiene Pubblica della USL TSE di Arezzo ha preso in carico le 4 persone entrate in contatto con il gatto risultato positivo al Lyssavirus. Sono i 3 familiari e il veterinario. Tutti sono stati vaccinati e sottoposti alla profilassi con immunoglobuline specifiche. Seguiranno altri controlli anche nei prossimi giorni ma ad oggi non si è avuta comparsa di nessun sintomo particolare.

In conclusione

La tempestività nell’individuazione del caso e l’immediato ricorso a misure cautelative dimostrano il corretto funzionamento del sistema sanitario veterinario italiano.

A tal proposito, la Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici Veterinari della Toscana in un comunicato stampa ha sottolineato che “ad oggi si tratta di un episodio circoscritto, che la rete veterinaria, forte della tradizionale collaborazione tra strutture veterinarie della libera professione ed i presidii veterinari del Servizio Sanitario Nazionale ha potuto evidenziare tempestivamente e controllare. Allo stato attuale non si evidenziano rischi per i cittadini. L'episodio richiama comunque all'attenzione alcuni aspetti di rischio nel rapporto uomo-animale, che la situazione epidemiologica favorevole aveva portato a trascurare. Un animale malato deve essere visitato dal Medico Veterinario, un animale morsicatore deve essere segnalato ai Servizi Veterinari della USL. Si deve evitare il contatto con gli animali selvatici”.

Stesso concetto ribadito anche dal Presidente ANMVI Marco Melosi che ha dichiarato che il rarissimo episodio di encefalite da Lyssavirus in un gatto è "un caso di efficiente sorveglianza veterinaria non di allarmismo. Anche di fronte ad un caso eccezionale e raro come questo, in Italia abbiamo dimostrato di avere un modello gestionale di sorveglianza veterinaria efficace, fatto anche da migliaia di liberi professionisti per animali da compagnia su tutto il territorio nazionale. Il caso deve incoraggiare tutti i proprietari a far visitare regolarmente i propri cani e gatti e a valutare, insieme al proprio medico veterinario, anche le condizioni ambientali in cui vivono. Farlo è un gesto di responsabilità anche verso la salute collettiva”.

 

Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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