In arrivo una nuova norma inerente il rafforzamento delle misure di biosicurezza negli avicoli e il rinforzo delle attività di individuazione precoce dei virus HPAI, la nota Ministeriale in questione (della Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari Ufficio 3) 0023818-15/10/2021-DGSAF-MDS-P è, come le altre precedenti, susseguente ad episodi di focolai di influenza aviaria nell’area continentale.
Sono stati segnalati appunto eventi di circolazione virale ad alta patogenicità (HPAI) in Europa ed in Russia e Mongolia, nelle aree di migrazione degli uccelli acquatici selvatici verso i siti di svernamento europei, contemporaneamente a ciò in Italia è emerso un focolaio H5N1 a bassa patogenicità (LPAI) in provincia di Ferrara (14.10.2021) in un allevamento di tacchini da carne.
Recentemente ulteriori indicazioni operative sono state fornite dall’’EFSA in collaborazione con il Centro di Referenza Europeo per l’Influenza aviaria, tramite il report “Avian influenza overview May - September 2021”. Da questo lavoro si evidenzia che l'epidemia di influenza aviaria del 2020-2021, con un totale di 3.777 focolai ad alta patogenicità (HPAI) e circa 22.900.000 capi colpiti in 31 Paesi, sembra essere una delle più grandi epidemie di HPAI mai verificatesi in Europa. Durante quest’estate 2021, tra maggio e settembre, sono stati segnalati 162 focolai di virus HPAI in 17 paesi dell'UE e nel Regno Unito nel pollame (51), negli uccelli selvatici (91) e in cattività (20). Nelle prime due settimane di ottobre, inoltre, emergono segnalazioni di focolai di HPAI in Francia, Svezia, Repubblica Ceca e Finlandia.
Importante, in quest’epoca in cui la sensibilità verso tali problematiche risulta accresciuta, sottolineare l’elevata variabilità dei virus (attualmente identificati venti diversi genotipi circolanti), confermando un'elevata propensione del microrganismo ad andare incontro a fenomeni di riassortimento genetico tali da determinare infezione anche in altri animali. Questo è già recentemente avvenuto in Cina e in Russia, dimostrando quindi un’innata abilità del virus all’adattamento nei confronti di mammiferi ed uomo.
Pertanto, in considerazione di quanto sopra evidenziato, sentito il Centro di referenza nazionale per l’Influenza aviaria presso l’IZS delle Venezie, il Ministero della Salute ha così disposto:
Rafforzamento dell’applicazione delle misure di biosicurezza di cui all’ Ordinanza 26 agosto 2005, e successive modifiche.
Deve essere garantita, particolarmente negli allevamenti situati nelle zone a rischio e ad elevata densità avicola di cui al D.M. 14 marzo 2018, la sistematica adozione di rigide misure di biosicurezza relative a:
- corretta attuazione dei protocolli previsti di pulizia e disinfezione;
- divieto di entrata e uscita nelle aziende di personale non autorizzato;
- verifica e rilievo della corretta movimentazione di veicoli o di persone in entrata e uscita nelle aziende;
- stoccaggio e smaltimento delle carcasse destinate alla distruzione, della pollina e della lettiera;
- nel caso l’allevamento utilizzi acque di superficie, queste devono essere adeguatamente disinfettate;
- i proprietari e i detentori devono predisporre opportuni strumenti di disinfezione agli ingressi e alle uscite dell’azienda e dei fabbricati che ospitano il pollame.
Rilevamento precoce dei casi sospetti HPAI
Tutti i casi sospetti di influenza aviaria devono poter essere precocemente rilevati elevando la soglia di attenzione verso eventi particolari quali:
- aumento o anomalie nella rilevazione della mortalità;
- cali di produzione e variazioni nel consumo di acqua e mangime.
In tali situazioni, i Servizi veterinari devono conferire all’IZS competente un set di campioni standard costituito da almeno cinque volatili malati o morti e/o almeno 20 tamponi tracheali/orofaringei. Anche il set di campioni per i test sierologici è costituito da un minimo di 20 campioni ematici. distribuiti nei diversi capannoni in numero non inferiore a 5 per capannone.
Chiusura del pollame e dei volatili in cattività degli allevamenti all’aperto nelle Zone A e B dell’Accordo Stato Regioni 25 luglio 2019, rep. 125
Come noto il rischio d’introduzione dei virus influenzali aviari può essere ridotto evitando il più possibile il contatto diretto tra uccelli acquatici selvatici e il pollame, favorendo la detenzione degli animali al chiuso durante i periodi ritenuti a rischio. Sulla base di una valutazione del rischio condotta dalle Regioni e Servizi Veterinari in Zone non A e non B del territorio nazionale, potranno essere introdotte misure gestionali analoghe.
Campagna di informazione e rafforzamento delle attività di sorveglianza passiva
Sulla base di quanto riportato nel rapporto EFSA il Ministero raccomanda a Servizi Sanitari, Regioni, associazioni di categoria, corpo dei NAS ed i vari IZS di allertare tutte le Autorità veterinarie, sanitarie e della fauna selvatica del proprio territorio del possibile rischio di introduzione del virus HPAI sollecitando un aumento delle attività di sorveglianza passiva nonché l’intensificazione di attività di sorveglianza attiva negli uccelli acquatici svernati in Italia mediante accertamenti diagnostici su volatili catturati o abbattuti durante l’attività venatoria.
Autore
Giuseppe Iacchia