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Piano di campionamenti per il controllo della filiera latte Area Vasta 3, anno 2017

  • 29 gennaio 2018
  • Autore: Redazione VeSA
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Nel 2017, l’attività programmata dai Servizi Veterinari ad inizio anno sul controllo ufficiale ai distributori di latte crudo è stata rispettata.

Le aziende, la cui produzione di latte è indirizzata ai distributori presenti nel territorio dell’AV3 sono 3 e risultano collocate una nel territorio di Macerata, una in Ancona e una a Fermo.

Per l’azienda sita nel Comune di Macerata è stata applicata la procedura che prevede la raccolta di campioni di latte nella stessa giornata in allevamento ed al distributore, ai fini di una valutazione puntuale ed oggettiva del rispetto delle norme igieniche e del mantenimento della catena del freddo nella fase di trasporto ed al distributore. In particolare la valutazione viene effettuata attraverso il controllo delle cariche mesofile, parametro considerato come un indicatore della correttezza di tali processi.

Si precisa che, dopo tre anni di sperimentazione, l’applicazione degli interventi previsti in procedura ha determinato una maggiore attenzione alle prassi igieniche da parte dell’allevatore con netto miglioramento delle produzioni e lieve scostamento dei valori delle cariche batteriche nel latte prelevato in stalla ed al distributore.

I distributori automatici di latte attivi nella provincia di Macerata sono 7 e 2 di questi sono alimentati con il latte proveniente dalle provincie di Ancona e Fermo.

Anche quest’anno i controlli sono stati eseguiti nei mesi estivi perché ritenuti a maggior rischio per le alte temperature

Le ricerche analitiche sul latte di massa hanno previsto, come da Piano Alimenti 2017, il campionamento ufficiale per la ricerca dei batteri patogeni ed aflatossine M1 mentre per le cariche mesofile è stato effettuato il monitoraggio in unica unità campionaria.

La contemporaneità giornaliera delle analisi su matrice dello stesso lotto di produzione permette di constatare se esistono variazioni delle cariche batteriche nel latte con il trasporto al distributore.

Novità delle ricerche previste dal Piano Regionale (DDPF60/17), oltre la modalità di campionamento ufficiale in 4 aliquote, è stata la ricerca dei Escherichia coli verocitotossici (VTEC o STEC), appartenenti ai sierogruppi O157, O26, O111, O103 e O145, che, nei casi più gravi, possono causare la sindrome emolitico-uremica (SEU).

Nel corso di ogni prelievo eseguito in stalla sono anche stati misurati le temperature ed il ph del latte di massa. I valori sono risultati conformi con temperature comprese in un range di 1,8 e 2,1°C e ph tra 6,67 e 6,68.

Il confronto con la lettura delle temperature sul display delle cisterne frigorifere ha rilevato solo un lieve scostamento di mezzo grado in più rispetto al valore registrato al controllo ma comunque nella norma.

Tutti i prelievi sono stati effettuati con materiali sterili monouso e l’invio al laboratorio è avvenuto nella stessa giornata, a poche ore dal prelievo, e nel rispetto delle temperature di refrigerazione.

In totale sono stati eseguiti 4 campioni di latte in azienda e 8 al distributore. La flessione del numero dei controlli al distributore rispetto al precedente anno (n. 10), è dovuta alla chiusura di due erogatori.

Va precisato inoltre che il numero dei controlli in stalla è inferiore a quelli ai distributori, in quanto, nella stessa giornata di prelievo di latte in allevamento, venivano generalmente eseguite verifiche in due distributori che ricevevano lo stesso latte.

Risultati

I risultati analitici hanno rilevato assenza di Salmonella e Listeria e una conformità delle cariche mesofile in tutti i campioni. Anche le aflatossine M1 hanno registrato valori nella norma con un range di 0,008-0,029 microgrammi/Kg.

In 2 campioni prelevati al distributore il valore degli Staphilococchi coagulasi positivi è risultato elevato ma entro i limiti. Nel latte prelevato in allevamento tali valori sono sempre risultati più bassi.

Riguardo ai patogeni sono state riscontrate due gravi non conformità per la presenza di Campylobacter (n. 2 campioni) e di Escherichia coli STEC (n. 5 campioni).

Più esattamente, nel mese di luglio è stata rilevata la presenza presuntiva di Escherichia coli STEC in 3 campioni prelevati al distributore. Di conseguenza, per il principio di massima precauzione, nell’attesa di conoscere la conferma o meno della capacità di produrre tossine e/o della presenza di geni codificanti la tossina, è stato predisposto l’immediato blocco ufficiale dei distributori e sono stati emanati provvedimenti prescrittivi all’azienda che imponevano pulizia straordinaria degli impianti e dei locali di mungitura e stoccaggio latte, formazione agli addetti, tamponi di verifica in autocontrollo e preclusione dell’utilizzo del latte se non previo trattamento termico di pastorizzazione.

Va precisato che l’allevamento in questione insiste in un’azienda in cui sono presenti altri 3 allevamenti ed è il solo che dedica interamente il latte prodotto ai distributori, i restanti commercializzano il latte ad impianti che effettuano trattamento termico.

L’esito delle analisi effettuate dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, pur evidenziando la presenza di geni STX, non rileva la presenza di nessuno dei cinque sierogruppi patogeni, né quello dell’Escherichia coli O104, né di geni eae.

A seguito di ciò, considerato quanto precisato dalle Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità sull’applicazione dell’articolo 14 del Regolamento CE 178/02 nel caso di alimenti contaminati da E. coli STEC, diramate dal Ministero della salute (DGISAN 0030360-P-21/07/17), in cui si precisa che la scritta al distributore “da consumarsi previa bollitura” rende al prodotto un profilo di rischio più basso tale da non richiedere ulteriori azioni prescrittive, si è proceduto allo sblocco dei distributori.

Successivamente l’allevamento in questione è stato trasferito ad altra azienda con nuovi animali e in un altro comune.

Gli ultimi due prelievi al distributore effettuati a settembre, rilevano la presenza presuntiva di E. coli STEC in entrambi i campioni e di Campylobacter in un solo dei due campioni.

Si impone nuovamente il blocco ufficiale al distributore e si procede con la segnalazione di reato in Procura. In seguito a campionamenti di latte in allevamento si rileva anche in questo caso la presenza di Campylobacter.

Il titolare dell’allevamento provvede nuovamente a spostare l’allevamento nell’azienda d’origine. Vengono quindi eseguiti i controlli nella sede dell’allevamento trasferito che non rilevano la presenza di Campylobacter e si procede nuovamente con lo sblocco dei distributori.

Conclusioni

I risultati delle verifiche registrano una serie di positività nei campioni forse dovuta alla nuova tecnica laboratoristica prevista dal PAMA 2017, in cui la ricerca degli Escherichia coli verocitotossici è completa mentre negli scorsi anni le analisi controllavano solo l’E. coli O157.

Vista la mancanza di dati precedenti, non si è in grado di stabilire la presenza o meno di E. coli O26, O157, O111, O103, O145 e O104 nel latte nei campioni antecedenti.

Vero è che le segnalazioni di casi di SEU in età pediatrica (0-15 anni) nella Regione Marche risalgono al 2014 (4 casi) con via di trasmissione non identificata.

La sindrome emolitico-uremica infatti può derivare da varie condizioni: assunzione di acqua inquinata, consumo di verdure poco lavate, carne poco cotta, latte non pastorizzato, ecc.

La positività al Campylobacter desta qualche perplessità visto che nei due prelievi eseguiti nella stessa giornata in due distributori differenti, solo in uno ne è stata rilevata la presenza seppure in quantità minime (2 unità campionarie su 5).

Quanto sopra non fornisce elementi sufficienti per stabilire se la fonte di contaminazione derivi dall’acqua, da film venutisi a creare nei tubi di condotta dei lattedotti oppure dalle feci degli animali, che hanno contaminato il latte.

Va precisato che anche nei campioni di latte eseguiti in allevamento tale positività è stata trovata in quantità basse (1 unità campionaria su 5).

Punti di debolezza

È indubbio che queste positività denotano un cattivo management aziendale ed infatti sia E. coli verocitotossici che Campylobacter albergano nel lume intestinale senza dare particolare sintomatologia agli animali. La loro presenza nel latte denota quindi una contaminazione dello stesso con feci e liquami ma in realtà è anche possibile una contaminazione con acque con difetti di clorazione o acque superficiali non trattate. È stato constatato che non sono state eseguite dall’operatore indagini predittive mirate prima a scongiurare rischi di tale genere.

Punti di forza

La perfetta collaborazione interdisciplinare dei Servizi IAPZ e IAOA, che si sono attivati in modo sincrono sia in allevamento che al distributore, ha scongiurato rischi per la salute pubblica.

In totale sono stati effettuati due blocchi al distributore, due azioni prescrittive ed una segnalazione di reato.

La presenza attiva dei Servizi veterinari nel territorio ha ottenuto in modo certo il risultato di una migliore attenzione delle prassi igieniche nelle operazioni di trasporto del latte, con conformità costante dei risultati analitici delle cariche microbiche nel latte al distributore, ottimo indicatore del rispetto della catena del freddo e della pulizia e disinfezione dei contenitori.

 

Tabella riassuntiva dei risultati dell’indagine.

 

Autore: Dott.ssa Caterina Pennesi

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Categorie: Latte e derivati
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