Il Piano di Sicurezza dell’Acqua (PSA) o Water Safety Plan, introdotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e trasposto in seguito sul piano normativo (D.M. 14.06.2017) , costituisce il modello di controllo più efficace per garantire la sicurezza di un sistema idropotabile, la qualità delle acque fornite e la protezione della salute umana.
Si tratta di un modello preventivo e operativo che si estende a tutte le fasi della filiera idrica, dalla captazione fino all’utente finale, per la protezione delle risorse idriche di origine e il controllo del sistema e dei processi, al fine di garantire nel tempo l’assenza di potenziali pericoli di tipo fisico, biologico, chimico e radiologico nell’acqua destinata al consumo umano.
Questo modello consente anche una flessibilità del sistema di gestione del rischio rispetto a contaminanti emergenti, attualmente non oggetto di monitoraggio sistematico o a seguito di emergenze climatiche e ambientali.
L’introduzione dei PSA, secondo le linee guida dell’ISS-Ministero della Salute, persegue l’obiettivo fondamentale di garantire che la qualità dell’acqua ai punti in cui è resa disponibile per il consumo umano sia adeguata ai livelli attesi per la tutela della salute umana, attraverso la prevenzione/riduzione della contaminazione delle risorse idriche di origine, l’eliminazione/riduzione dei possibili agenti di pericolo attraverso i processi di trattamento e la prevenzione di ricontaminazioni in fase di distribuzione e consumo, considerando anche gli attuali scenari di vulnerabilità associati a eventi climatici estremi e contaminanti emergenti.
L’approccio PSA è uno strumento strategico per la pianificazione degli investimenti e allocazione delle risorse nel medio-lungo periodo; in esso figurano importanti elementi di analisi del rischio, mutuati da altri settori produttivi quale il sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), cogente nell’industria alimentare.
Allo stato attuale, l’adozione dei modelli di PSA, da parte dei Gestori del Servizio Idrico, assume carattere volontario e l’idoneità al consumo delle acque, ai sensi della normativa vigente, è regolata dal vigente D.Lgs 31/2001 e s.m.i. e dalla legislazione ad esso correlata e al rispetto dei valori parametrici delle acque fornite, nei punti di consegna stabiliti dallo stesso decreto. Il Decreto Ministeriale 14.06.2017 alla parte C – valutazione del rischio – recita “è possibile derogare ai parametri e alle frequenze di campionamento a condizione che venga effettuata una valutazione del rischio in conformità alla presente parte..”.
La valutazione del rischio dovrà essere eseguita dal gestore del servizio idrico anche al fine di definire i controlli interni. Essa si basa sui principi generali indicati nella norma internazionale EN 15975-2 (sicurezza della fornitura di acqua potabile – linee guida per la gestione del rischio e degli eventi critici) e nelle linee guida nazionali, secondo il modello Water Safety Plan, elaborate dall’istituto superiore di sanità. La valutazione del rischio tiene conto dei risultati riguardanti i piani di monitoraggio per l’estrazione di acqua potabile di cui all’art. 82 del D.lgs 152/206, delle informazioni relative alle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano di cui all’art. 94 del D.Lgs 152/2006 e delle informazioni relative alle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari di cui agli articoli 92 e 93 del D.Lgs 152/2006.
Presupposti per l’implementazione di un PSA sono una rigorosa analisi sito-specifica anche se le conoscenze sui pericoli che possono interessare la qualità delle acque per il consumo umano e l’impatto sulla salute umana sono in continua evoluzione. Quindi è possibile ridurre la frequenza di campionamento oppure rimuovere un parametro dall’elenco dei parametri da controllare solo se la valutazione del rischio conferma che nessun elemento prevedibile possa provocare un deterioramento della qualità delle acque destinate al consumo umano.
La direttiva UE 2020/2184 del parlamento europeo e del consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, deve essere recepita dagli Stati Membri entro il 12 gennaio 2023. Quindi l’abrogazione della direttiva 98/83/CEe s.m.i. prende effetto dal 13 gennaio 2023. Con tale direttiva e successivo recepimento con D.Lgs, sarà obbligatoria l’adozione dei piani di sicurezza dell’acqua per i gestori del servizio idrico.
Fasi di sviluppo di un PSA
Con il Piano di Sicurezza dell’Acqua si passa da un approccio retrospettivo, basato sul controllo della conformità di una serie di parametri analitici predefiniti, ad uno proattivo, incentrato sulla valutazione e gestione preventiva dei rischi.
Questo approccio innovativo è applicabile a sistemi acquedottistici diversi sia per tipologia che dimensione.
Le fasi di sviluppo di un PSA comprendono le seguenti attività:
- Formazione di un team multidisciplinare che individua competenze, ruoli e responsabilità.
- Descrizione del sistema idrico nel suo complesso, dalla captazione al trattamento, distribuzione, consumo, che permette di individuare gli eventuali punti vulnerabili e deve essere sempre aggiornata.
- Identificazione dei pericoli e degli eventi pericolosi in particolare i pericoli rappresentati da agenti biologici, chimici, fisici e radiologici che possono potenzialmente causare un effetto nocivo per la salute umana a seguito del consumo di acqua e gli eventi pericolosi (situazione, condizione, incidente) con i quali il pericolo può essere introdotto in un qualsiasi punto della filiera idropotabile.
- Valutazione del rischio che è la combinazione tra la probabilità di accadimento di un evento pericoloso e la gravità delle sue conseguenze; occorre stabilire una scala di priorità dei rischi significativi allo scopo di definire le opportune misure correttive.
- Definizione di misure di controllo e di monitoraggio per prevenire, eliminare o ridurre a livello accettabile un rischio correlato al consumo d’acqua o un’alterazione indesiderata della qualità dell’acqua stessa; l’identificazione e valutazione delle misure di controllo esistenti serve alla valutazione dei rischi residui e alla definizione delle azioni di miglioramento.
- Rivalutazione del rischio e definizione delle priorità di azione sulla base dei risultati ottenuti si procede con la rivalutazione dei rischi residui
- Piani di azione per la gestione dei rischi prioritari mediante l’elaborazione di un piano di miglioramento per il controllo di ogni pericolo e rischio associato (in scala di priorità), rispetto al quale le misure in essere sono risultate inadeguate.
- Monitoraggio operativo tramite una sequenza pianificata di osservazioni o misurazioni che permettono di verificare se le misure di controllo stanno funzionando come previsto e eventualmente di adottare misure correttive in caso di necessità.
- Verifica dell’efficacia del piano permette di determinare la rispondenza del PSA agli obiettivi prefissati e in particolare la rispondenza dell’acqua ai requisiti di qualità previsti dalla normativa.
- Procedure di gestione, insieme della documentazione prodotta a partire dall’analisi del sistema idrico al monitoraggio operativo comprese le misure preventive e correttive da attuare in condizioni di esercizio e in emergenza.
Nell’anno 2021-2022 il Servizio Igiene degli alimenti e della Nutrizione dell’ASUR Marche - Area Vasta 1 ha partecipato, quale componente del Team PSA, alle riunioni dell’ente gestore Marche Multiservizi per la realizzazione del Piano di Sicurezza dell’Acqua per l’acquedotto di Mercatello sul Metauro.
Il comune di Mercatello sul Metauro ha circa 1300 abitanti. L’approvvigionamento idrico avviene mediante captazione da sorgenti (Scandolara e Molinaccio) e captazione superficiale da torrente Guinza (Derivazione Guinza Pian Marzolino). Sono presenti due serbatoi di accumulo (La Noce Montedale e Cà Lillina) e un impianto di potabilizzazione.
Nella tabella sottoriportata sono descritti i Nodi, Internodi e Connessioni dell’acquedotto in oggetto:
- Nodi: ambiente, infrastruttura, fase, processo, della filiera idropotabile oggetto di analisi del rischio puntuale del PSA (es. sorgente, serbatoio, potabilizzatore)
- Internodi: tratte di rete di adduzione e distribuzione (sistema di condotte che collegano i vari nodi tra loro)
- Connessioni: rete di distribuzione
L’analisi è stata impostata nella matrice di rischio (R= PxG) sottoindicata
Dall’analisi della matrice di rischio, sviluppata in ambito PSA dell’acquedotto di Mercatello sul Metauro, si evidenziano i rischi residuali riscontrati, le strategie adottate o in corso di svolgimento per ridurre il rischio residuo a livelli sufficientemente bassi.
TABELLA PSA MERCATELLO
Descrizione di alcuni esempi:
- Al nodo N1.1 (sorgente Scandolara) all’evento pericoloso “Fenomeni meteorologici intensi” è stato associato il pericolo “Torbidità” dell’acqua in uscita, anche in seguito a precipitazioni non intense nella zona di captazione; tale variabilità può essere giustificata da recenti opere di disboscamento nella zona adiacente alla captazione, con conseguente danneggiamento dei sistemi di drenaggio della sorgente Scandolara anche dovuti al passaggio con mezzi di lavoro sulla zona di rispetto assoluta della sorgente stessa. Dall’analisi del rischio si riscontra un rischio alto e le misure di controllo esistenti mantengono un rischio residuale alto pertanto, come integrazione alle misure di controllo, è stato implementato un sistema di telecontrollo con automazione che attiva bypass Montedale in caso di aumento torbidità. Con questo intervento il rischio residuo diventa basso.
- Al nodo N3 (Disinfezione UV La Noce Montedale) agli eventi pericolosi “Disinfezione inadeguata per mancanza energia elettrica” e “Disinfezione inadeguata per malfunzionamento lampada UV” è stato associato il pericolo “contaminazione biologica”. Dall’analisi del rischio si riscontra un rischio medio che non si riduce con le misure di controllo esistenti . L’ispezione mensile fatta sui sistemi di disinfezione non è sufficiente a garantire la continuità della disinfezione; le non conformità rilevate in merito alla contaminazione biologica sono riconducibili ad inefficienza del sistema di disinfezione, il quale non viene ripristinato fino al successivo giro di controllo o fino alla segnalazione di non conformità da ASUR o laboratorio MMS. Pertanto come integrazione alle misure di controllo è stato implementato un sistema di telecontrollo con allarme su stato di “ Mancanza energia elettrica” e su stato di “Alimentazione lampada”. In caso di mancanza di energia elettrica o di malfunzionamento della lampada scatta un allarme di telecontrollo che, mediante sistemi di notifica, preallerta in orario ordinario o straordinario un operatore che si recherà sul posto a risolvere l’anomalia. La rivalutazione dei rischi porta a un rischio basso.
- Al nodo N7.1 (serbatoio Cà Lillina) all’evento pericoloso “tempi di permanenza elevati” è stato associato il pericolo “contaminazione chimica da Trialometani”. Dall’analisi dei dati storici si sono riscontrate ripetute ordinanze di non potabilità sulla rete in distribuzione del serbatoio, correlate alla qualità dell’acqua in ingresso al potabilizzatore. Ne deriva un rischio alto che non si riduce con le misure di controllo esistenti (controlli periodici qualità dell’acqua con laboratorio interno e ASUR). Le misure di controllo integrative consistono nella modifica delle soglie di allarme sullo strumento di cloro residuo al fine di mantenere un valore compreso tra 0,1 e 0,2 mg/l.
- Connessione 2 (distribuzione località Montioni) all’evento pericoloso “abbassamento della pressione di esercizio nei momenti di fermo del potabilizzatore” è associato il pericolo “interruzione della fornitura” a causa di problemi di quota di tali utenze. Ne deriva un rischio “molto alto” e con le misure di controllo esistenti rimane un rischio residuale “Alto”; l’integrazione delle misure di controllo consistono nella sostituzione della condotta con il raddoppio della stessa, al fine di gestire separatamente, e con le corrette pressioni di esercizio, l’adduzione e la distribuzione. In tal modo il rischio diventa “basso”.
Con l’approvazione del PSA da parte del Team, seguiranno da parte dell’ente gestore, le seguenti fasi:
- messa in esercizio di tutte le attività impiantistiche e procedurali decise nella fase di analisi dei rischi
- monitoraggio operativo
- attività di comunicazione dei risultati agli utenti coinvolti
- validazione e audit finale
- richiesta approvazione al ministero/ISS (in attesa del recepimento italiano della direttiva 2020/2184/UE)
- implementazione di un sistema documentale in cloud per la condivisione della documentazione con tutti i membri del team.
Autore: Dr.ssa Marta Falasconi
Nota: Il presente articolo è stata redatto in attuazione della Determina DG/ASUR n. 734/2016, nell’ambito del Gruppo della Comunicazione del rischio dell’AV1 - 2022