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PIANO NAZIONALE OGM: Relazione anno 2019

  • 3 febbraio 2021
  • Autore: Redazione VeSA
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Il Ministero della Salute, in collaborazione con il Centro di referenza nazionale per la ricerca degli OGM (CROGM) e l’Istituto superiore di sanità (ISS), predispone dal 2006 il Piano nazionale di controllo ufficiale sulla presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) negli alimenti, finalizzato alla programmazione e al coordinamento delle attività di controllo svolte in questo specifico settore da parte delle Autorità sanitarie regionali e provinciali, in applicazione sia della normativa quadro del settore degli OGM (Regolamento CE 1829/2003 e Regolamento CE 1830/2003) sia del Regolamento UE 625/2017.

Il Piano nazionale, oltre a definire ruoli ed obiettivi per tutti i soggetti coinvolti, individua le principali matrici alimentari da sottoporre al controllo e i criteri a cui ogni Regione e Provincia autonoma deve conformarsi per l’adozione di un Piano regionale di controllo ufficiale sul proprio territorio.

Di seguito vengono quindi indicati i soggetti coinvolti nell’attuazione del Piano nazionale OGM e le relative competenze:

  • le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano: programmazione e coordinamento delle attività di vigilanza e controllo sul territorio regionale di competenza;
  • le ASL: espletamento delle attività di vigilanza e controllo;
  • i Posti di Controllo Frontalieri (PCF), precedentemente indicati come USMAF-SASN (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del Ministero della Salute): attività di controllo sui prodotti di origine non animale destinati all’alimentazione umana, presentati all’importazione;
  • gli IIZZSS, le ARPA, le ASL designati dalle Autorità competenti facenti parte del Network Italiano dei laboratori OGM (NILO): esecuzione delle analisi di laboratorio;
  • il CROGM presso l’IZS del Lazio e Toscana: opera in qualità di Laboratorio Nazionale di riferimento ai sensi del Reg. (UE) 625/2017;
  • l’Istituto Superiore di Sanità: esegue revisioni di analisi su campioni di alimenti non conformi.

Nello scorso mese di Gennaio la Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione (DGISAN) ha quindi pubblicato la Relazione Piano Nazionale OGM 2019, anno nel quale si è conclusa la programmazione del Piano stesso stabilita per gli anni 2015-2019.

A tal proposito si ricorda che è già in attuazione dallo scorso anno il Piano Nazionale OGM 2020-2022.

 

Risultati

Nel 2019 si conferma la costante e specifica attenzione che tutte le Regioni e Province Autonome e i soggetti coinvolti hanno dedicato all’attività di controllo ufficiale per il settore OGM negli alimenti. In totale sono stati prelevati e analizzati 797 campioni, di cui 707 sul territorio e 90 all’importazione.

Attività regionale

Nel corso dell’attività di controllo sul territorio sono stati campionati prodotti trasformati e materie prime/intermedi di lavorazione principalmente a base di mais, soia e riso.

In totale sono stati effettuati 707 campioni (628 era il numero richiesto dal Piano) e solo la Sicilia ha raccolto 2 campioni in meno rispetto ai 46 previsti.

Attività delle Regioni e delle Province Autonome

Resta però disattesa, per la maggioranza delle Regioni e P.A., l’indicazione inserita nel Piano nazionale di “limitare i controlli dei prodotti finiti ed intensificare quelli sulle materie prime e gli intermedi di lavorazione utilizzati dalle industrie alimentari. A questi deve essere dedicato per quanto possibile almeno il 60% dell’attività di campionamento”. Tale indicazione è dovuta al fatto che nel settore OGM la verifica di conformità delle materie prime garantisce una maggiore rappresentatività ed efficienza del sistema di controllo sull’intera filiera alimentare. Il riscontro di eventuali non conformità nelle prime fasi del processo produttivo consente infatti di individuare precocemente i materiali non conformi, impedendo loro di procedere oltre, verso il consumatore finale.

Nella Regione Marche sono stati prelevati 8 campioni di Prodotto finito, 9 campioni di Materia prima e 2 di Semilavorato e quindi la percentuale della somma di queste ultime due categorie sul totale dei campioni è pari al 58%.

Un aspetto migliorato nel 2019, rispetto agli anni precedenti, è la distribuzione temporale dei campionamenti: si osserva un totale di 317 campioni prelevati nel primo semestre dell’anno e 390 nel secondo. Ciò ha contribuito al completamento delle analisi entro tempi adeguati, permettendo anche il rispetto delle scadenze previste per le successive fasi di validazione dei dati.

Relativamente alle matrici analizzate si osserva che il 50,3% (356 campioni) ha interessato granelle, creme e farine di mais, di riso e miste; il 13% (92 campioni) latte vegetale e prodotti a base di latte vegetale; il 9,5% (67 campioni) prodotti della pasticceria, panetteria e biscotteria; il 5,6% (40 campioni) pasta e noodles; il 4,2% (30 campioni) prodotti per lattanti e bambini e legumi e semi oleaginosi, fino ad arrivare a diverse matrici quali snacks, dessert e altri alimenti, radici e tuberi, preparazioni gastronomiche e integratori alimentari, con percentuali intorno e al disotto del 4%.

Dei 707 campioni prelevati, 594 riguardano il circuito convenzionale e 113 il biologico.

Numero di campioni per matrice sul territorio

La valutazione generale dei risultati è positiva e in linea con gli anni precedenti. In particolare esaminando i dati relativi al territorio, sui 707 campioni prelevati e analizzati, sono state individuati 20 campioni positivi con 39 positività (15 campioni positivi su 594 con 33 positività nel circuito convenzionale e 5 campioni positivi su 113 con 6 positività nel circuito biologico).

Il numero delle positività non corrisponde necessariamente al numero di campioni positivi in quanto più positività, rispetto a diversi eventi di trasformazione, possono essere riscontrate nello stesso campione.

I campioni risultati positivi provengono dalle seguenti matrici:

  • granelle, creme e farine di mais, di riso e miste: 2 circuito convenzionale e 3 circuito biologico;
  • integratori alimentari: 2 circuito convenzionale;
  • latte vegetale e prodotti a base di latte vegetale 7 circuito convenzionale;
  • legumi e semi oleaginosi: 1 circuito convenzionale;
  • prodotti per lattanti e bambini: 1 circuito convenzionale;
  • snacks, dessert e altri alimenti: 2 circuito convenzionale;
  • preparazioni gastronomiche: 2 circuito biologico.

Delle 39 positività evidenziate, tutte relative ad OGM autorizzati nell’Unione europea, 21 sono al di sotto del limite di quantificazione.

Si conferma che la soia è la specie vegetale maggiormente riscontrata come geneticamente modificata nei prodotti alimentari, sebbene tale componente GM sia presente a livello di tracce.

Tra i campioni positivi, solo 2 sono risultati non conformi: un campione di farina di mais fumetto e un campione di “integratori alimentari” (barretta proteica). Il primo per riscontro di mais OGM e il secondo di soia OGM al di sopra dello 0,9% previsto dal Regolamento CE 1829/2003.

Relativamente ai provvedimenti adottati a seguito delle non conformità, per entrambi i campioni è stata fatta la segnalazione alla procura della Repubblica ma nello specifico per quanto riguarda il campione di integratori alimentari la ditta ha ritirato il lotto interessato, mentre per il campione di farina di mais fumetto è stata elevata la sanzione amministrativa prevista.

Nella Regione Marche, nel dettaglio, sono stati prelevati e analizzati i seguenti campioni e non sono stati riscontrati risultati positivi:

Nome matrice

Convenzionale

Biologico

Totale campioni

Granelle, creme e farine di mais, di riso e miste

13

 

13

Latte vegetale e prodotti a base di latte vegetale

1

2

3

Pasta, noodles

2

 

2

Prodotti della pasticceria, della panetteria e della biscotteria

 

1

1

Totale

16

3

19

 

I risultati del 2019 confermano sempre più sia la consapevolezza crescente degli operatori del settore alimentare che pongono particolare attenzione lungo tutta la filiera, dall’approvvigionamento delle materie prime alla commercializzazione del prodotto finito, sia l’efficacia dei controlli ufficiali messi in atto.

Attività USMAF

L’attività all’importazione (si ricorda che gli USMAF svolgono un’attività di controllo all’importazione degli alimenti di origine NON Animale, sia di tipo documentale su tutte le partite, sia d’identità e analitica a campione) è rimasta praticamente stabile con 90 campionamenti effettuati (92 nel 2018) risultati tutti regolamentari.

In particolare le matrici campionate sono state:

  • pasta e noodles (79 campioni, 76,7%),
  • granelle, creme e farine di mais, di riso e miste (9 campioni, 10%),
  • legumi e semi oleaginosi (8 campioni, 8,9%),
  • prodotti della pasticceria, della panetteria e della biscotteria (3 campioni, 3,3%),
  • integratori alimentari (1 campione, 1,1%).

Nel 2019 1 solo campione di granelle, creme e farine di mais, di riso e miste è risultato positivo ma al disotto del LOQ (Limite di quantificazione).

È importante sottolineare che il contributo dell’attività degli USMAF è basilare per la realizzazione di quanto programmato proprio in relazione al ruolo primario che rivestono questi Uffici nella catena dei controlli ufficiali, in qualità di prime Autorità sanitarie coinvolte nella nazionalizzazione e commercializzazione di prodotti alimentari provenienti dai Paesi terzi. Proprio per queste ragioni l’attività di controllo frontaliera dei PCF deve essere rafforzata.

Attività dei Laboratori

Nel 2019 i laboratori di controllo ufficiale che hanno svolto attività di ricerca di OGM nei prodotti alimentari sono stati 16, contribuendo in misura variabile al numero totale di campioni analizzati.

I laboratori, tutti accreditati, fanno parte della rete NILO coordinata dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per alimenti e mangimi geneticamente modificati, istituito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (LNR OGM).

Senza dubbio si registra un significativo miglioramento in fase di attività di laboratorio da quando è iniziata la programmazione nazionale del settore OGM e oggi la quasi totalità dei laboratori nazionali ha adottato un pannello condiviso di metodiche di screening in grado di rilevare pressoché tutti gli OGM autorizzati nell’UE. In diversi casi però, i laboratori designati dalle Regioni/P.A., pur effettuando un consistente numero di analisi per lo più di screening o di rilevazione qualitativa, non risultano ancora autonomi per l’eventuale successiva fase di identificazione e quantificazione degli eventi GM, necessitando del supporto di un altro laboratorio con maggiore capacità analitica.

È indubbio che la crescente complessità dell’offerta biotecnologica nel mercato agro-alimentare mondiale richiede la ricerca di un numero di eventi GM, autorizzati e non, in continuo aumento. A tal proposito, considerata la complessità del controllo analitico, l’attività dei laboratori diventa sempre più intensa, sia per la parte che riguarda la validazione dei metodi, sia per la parte esecutiva nell’ambito del controllo ufficiale. Va riconosciuto ai laboratori l’impegno che nel corso degli anni hanno dimostrato per ampliare il numero di prove accreditate per la ricerca di OGM negli alimenti. Un impegno che per alcuni di essi, però, ha prodotto un modesto incremento del numero di eventi ricercati, per altri non ha determinato cambiamenti sostanziali non contemplando ancora le prove quantitative tra le analisi che vengono effettuate.

In particolare l’IZS Umbria e Marche con 13 metodi di screening, 39 metodi di analisi qualitativa, 40 metodi di analisi quantitativa e 70 prove accreditate nel 2019, dopo l’IZS Lazio e Toscana, è il laboratorio più attivo e all’avanguardia a livello nazionale.

Attività CROGM

Il Centro di Referenza Nazionale per la ricerca di OGM, (CROGM), Laboratorio Nazionale di Riferimento per alimenti e mangimi geneticamente modificati, istituito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, ha fornito supporto tecnico-scientifico ai laboratori italiani del controllo ufficiale, designati dalle rispettive Regioni/P.A., in particolare nel caso di campioni con esito analitico di difficile interpretazione e/o per integrare il percorso analitico con l’esecuzione di prove non disponibili nel laboratorio richiedente. Nel 2019 sono stati analizzati 40 campioni di alimenti, provenienti da altri laboratori, per un totale di 333 prove analitiche effettuate dal CROGM

Conclusioni

Tenuto conto dei risultati complessivi ottenuti anche per il 2019, si può affermare che sul mercato italiano i prodotti alimentari rispettano i requisiti d’etichettatura previsti dalla normativa vigente, assicurando in tal modo l’informazione al consumatore. Si conferma, inoltre, che in Italia la presenza di OGM autorizzati negli alimenti continua ad essere decisamente limitata ed a concentrazioni estremamente basse, per lo più inferiori al limite di quantificazione, risultati confortati dalle sole 2 non conformità sul mercato nazionale.

 

Per un maggior approfondimento si rimanda alla Relazione piano OGM - anno 2019.

 

Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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