INTRODUZIONE
L’antimicrobico resistenza (AMR) può essere definita come la capacità di alcuni batteri di non risentire affatto o di risentire meno dell’azione di farmaci (antibiotici) che in precedenza erano in grado di debellarli, rendendo di conseguenza i trattamenti meno efficaci o completamente inefficaci.
Il crearsi dell’antimicrobico resistenza è un fenomeno evolutivo naturale, determinato da mutazioni genetiche, che consentono al microrganismo di resistere all’azione del farmaco. I batteri resistenti presentano infatti nel proprio DNA dei geni che permettono lo sviluppo di specifici meccanismi in grado di rendere inefficaci i farmaci antibiotici verso cui si manifesta per l’appunto resistenza.
Il processo rientra nei meccanismi di competizione biologica tra microrganismi ma, sicuramente, l’utilizzo degli antimicrobici in medicina umana e veterinaria, spesso in maniera indiscriminata ed eccessiva, favorisce il processo di selezione.
Se, infatti, in una popolazione batterica sono presenti batteri che hanno sviluppato autonomamente o acquisito da altri la capacità di resistere, in presenza di antibiotici questi riusciranno a sopravvivere più di quanto non facciano i batteri sensibili e di conseguenza, nel tempo, i batteri sensibili verranno eliminati a vantaggio di quelli resistenti che riproducendosi perpetueranno la resistenza all’interno della popolazione.
Secondo l’OMS, l’AMR rappresenta oggi una delle maggiori minacce per la salute pubblica a causa dell’impatto epidemiologico ed economico del fenomeno. In particolare l’impatto epidemiologico è legato all’incremento della morbosità e mortalità che si associa alle infezioni causate da batteri antibiotico-resistenti e determina conseguenze dirette anche sul piano economico: perdita di vite, minore attività lavorativa da parte delle persone malate, maggiore utilizzo di risorse sanitarie per il prolungamento delle degenze, maggiore utilizzo di procedure diagnostiche e di antibiotici, spesso più costosi, quando disponibili.
Basti pensare che ogni anno in Europa, come riferito dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), stando ai dati del 2015, si registrano 33.000 decessi per infezioni causate da batteri resistenti ai farmaci, dovuti perlopiù a infezioni contratte in ospedali e altre strutture sanitarie. La resistenza antimicrobica genera inoltre ulteriori costi annuali dell’ordine di 1,5 miliardi di euro dovuti ai costi sanitari aggiuntivi e alle perdite di produttività.
Per contrastare la resistenza agli antimicrobici, vista la stretta correlazione fra uomo, animali e ambiente e la vastità del fenomeno, è indispensabile mettere in atto il così detto principio “One Health” cioè un approccio multisettoriale, coordinato e integrato che interessi tutti i diversi settori coinvolti: medicina umana, medicina veterinaria, ricerca, zootecnia, agricoltura, ambiente, commercio e comunicazione.
In Italia, in particolare, secondo quanto rilevato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), il fenomeno dell’antibiotico resistenza risulta fra i più elevati d’Europa, con valori quasi sempre al di sopra della media.
Proprio per far fronte a questa situazione è stato redatto dal Ministero della Salute il Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza 2017-2020 (PNCAR).
Il documento, analizzando in tutti gli aspetti il fenomeno della AMR, indica le azioni da intraprendere a livello nazionale, regionale e locale per contrastare il fenomeno stesso in maniera efficace secondo l’approccio «One health», promosso dall’Oms.
Per quanto riguarda il settore veterinario, il PNCAR analizza gli aspetti relativi alla sorveglianza della AMR, alla sorveglianza dei consumi degli antibiotici nel settore, alla esecuzione del piano residui e all’uso corretto degli antibiotici destinati ad animali zootecnici e d’affezione.
È importante ricordare che nel settore veterinario viene utilizzato oltre il 50% degli antibiotici consumati globalmente e questo, senza dubbio, rappresenta un fattore di rischio per la selezione e la diffusione di batteri resistenti, sia commensali che zoonotici. La relazione tra impiego di antibiotici e sviluppo di AMR nel settore zootecnico e il rischio di trasmissione di batteri resistenti all’uomo sono dimostrati. In particolare, la trasmissione di batteri resistenti all’uomo può avvenire per contatto diretto, mediante alimenti di origine animale o attraverso più complessi cicli di contaminazione ambientale. Oltre alle ripercussioni sulla salute umana, un utilizzo non corretto degli antimicrobici in medicina veterinaria può comportare un rischio per la salute animale, un aumento del potenziale rischio sanitario per gli allevatori ed una riduzione delle produzioni.
Proprio in relazione alle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici la Commissione europea ha emanato la Decisione di Esecuzione 652 del 12 novembre 2013 che stabilisce regole dettagliate per il monitoraggio armonizzato e per le relazioni sulla resistenza antimicrobica dei batteri zoonotici e commensali presentate dagli Stati membri.
In particolare nella Decisione si stabilisce che gli Stati membri devono provvedere a prelevare isolati rappresentativi dei seguenti batteri:
a) Salmonella spp.,
b) Campylobacter jejuni,
c) Escherichia coli indicatore commensale,
d) Salmonella spp. ed E. coli produttori di beta-lattamasi ad ampio spettro (ESBL) o Beta-lattamasi AmpC (AmpC) o carbapenemasi,
e in maniera facoltativa anche di:
a) Campylobacter coli,
b) Enterococcus faecalis ed Enterococcus faecium indicatore commensale.
Nell’Allegato della decisione vengono date indicazioni dettagliate relative ai campionamenti da effettuare e ai test di sensibilità antimicrobica a cui sottoporre gli isolati (antimicrobici da includere nel monitoraggio dell’AMR per i diversi tipi di batteri, valori di demarcazione epidemiologica e gamme di concentrazione da testare).
La decisione prevede che, ad anni alterni, campioni rappresentativi di unità epidemiologiche (allevamenti) di polli da carne e tacchini (2014, 2016, 2018, 2020), suini all’ingrasso e bovini di età inferiore ai 12 mesi (2015, 2017, 2019), vengano prelevati al macello insieme a carni derivate prelevate al dettaglio: carni di suino e bovino (2015, 2017, 2019) e carni di pollo e tacchino (2016, 2018, 2020).
Si analizzano di seguito i risultati della valutazione e monitoraggio dell’AMR sui campioni prelevati nella Regione Marche negli anni 2016 e 2018.
ANNO 2016
Nell’anno 2016 sono stati prelevati 80 campioni. Da alcuni di questi sono stati isolati diversi batteri sottoposti quindi separatamente ad analisi. In particolare da 37 campioni è stato effettuato un solo isolamento, da 38 campioni sono stati effettuati 2 isolamenti e da 5 campioni sono stati effettuati 3 isolamenti per un totale quindi di 128 isolamenti.
Le matrici campionate sono rappresentate da: tamponi da calzari* utilizzati in allevamento di broiler, cieco di broiler e tacchino, carne di broiler e tacchino, molluschi**.
Fig. 1 Matrici prelevate e isolamenti effettuati – Anno 2016
I batteri isolati e sottoposti a test di sensibilità antimicrobica sono stati i seguenti: Campylobacter jejuni (29), E. coli indicatore commensale (88), Salmonella infantis (10) e Salmonella veneziana (1).
* I tamponi da calzari analizzati sono quelli positivi relativi al piano nazionale di controllo delle salmonellosi degli avicoli
** I molluschi sono stati inseriti nel piano di campionamento anche se non rientranti le matrici previste dalla Decisione 652/2013/UE
Nella seguente tabella e grafici si possono osservare nel dettaglio i diversi tipi di batteri e le matrici in cui sono stati isolati.
Tab.1 Batteri isolati nelle diverse matrici – Anno 2016
Campylobacter jejuni
I 29 isolati di Campylobacter jejuni sono stati sottoposti a test di sensibilità antimicrobica nei confronti dei 6 antibiotici previsti dalla Decisione 652/2013/UE
In totale quindi il 79,31% dei Campylobacter jejuni testati sono risultati resistenti ad uno o più antibiotici e solo il 20,69% sensibili.
Fig. 2 Percentuale isolati di Campylobacter jejuni resistenti/sensibili – Anno 2016
Salmonella spp
Gli isolati di Salmonella spp., testati per 15 o 11 antibiotici a seconda del profilo genetico posseduto, hanno mostrato una sensibilità nel 9,09% dei casi.
Fig. 3 Percentuale isolati di Salmonella spp. resistenti/sensibili – Anno 2016
E.coli
Per quanto riguarda i diversi isolati di E.coli, testati per la sensibilità di diversi antibiotici a seconda del profilo genetico che determina o meno la produzione di alcuni enzimi, il 94,32% è risultato resistente ad uno o più antibiotici e solo il 5,68% sensibile.
Fig. 4 Percentuale isolati di E.coli. resistenti/sensibili – Anno 2016
ANNO 2018
Nell’anno 2018 sono stati prelevati 86 campioni e i diversi isolati batterici sono stati sottoposti ad analisi per la valutazione della resistenza agli antimicrobici. In 54 campioni è stato effettuato un solo isolamento, da 28 campioni sono stati effettuati 2 isolamenti e da 4 campioni sono stati effettuati 3 isolamenti per un totale quindi di 122 isolamenti.
Le matrici campionate sono rappresentate da: tamponi da calzari utilizzati in allevamento di broiler*, cieco di broiler, feci di galline ovaiole, carne di broiler e tacchino, sangue di broiler.
Fig. 5 Matrici prelevate e isolamenti effettuati – Anno 2018
* I tamponi da calzari analizzati sono quelli positivi relativi al piano nazionale di controllo delle salmonellosi degli avicoli
Nella seguente tabella vengomno indicati i batteri isolati e sottoposti a monitoraggio dell’AMR
Tab. 2 Batteri isolati nelle diverse matrici – Anno 2018
In particolare per quanto riguarda Salmonella spp. sono state isolate le specie indicate nella seguente figura
Fig. 6 Dettaglio batteri isolati - Anno 2018
Campylobacter jejuni
Dei 19 isolati di Campylobacter jejuni sottoposti a test di sensibilità antimicrobica nei confronti dei 6 antibiotici previsti dalla Decisione 652/2013/UE, 3 (15,79%) sono risultati sensibili a tutti i 6 antibiotici testati, 6 (31,58%) sono risultati resistenti a 2 antibiotici, e 10 (52,63%) a 3 antibiotici.
In totale quindi l’84,21% dei Campylobacter jejuni testati è risultato resistente ad uno o più antibiotici e solo il 15,79% sensibile.
Fig. 7 Percentuale isolati di Campylobacter jejuni resistenti/sensibili – Anno 2018
Salmonella spp
Gli isolati di Salmonella spp., testati per un diverso numero di antibiotici a seconda del profilo genetico posseduto, hanno mostrato una sensibilità nel 11,11% dei casi.
Fig. 8 Percentuale isolati di Salmonella spp. resistenti/sensibili – Anno 2018
E.coli
Per quanto riguarda i diversi isolati di E.coli, testati per la sensibilità a 13 o a 17 diversi antibiotici a seconda del profilo genetico che determina o meno la produzione di alcuni enzimi, il 90,79% è risultato resistente ad uno o più antibiotici e solo il 9,21% sensibile.
Fig. 9 Percentuale isolati di Salmonella spp. resistenti/sensibili – Anno 2018
CONSIDERAZIONI
Come si evince dall’analisi dei dati esposti, sia nel 2016 che nel 2018 il maggior numero di campioni sono stati ottenuti da cieco di broiler quindi da carne di broiler e tacchino e i batteri isolati sono stati principalmente E. coli e, a seguire, Campylobacter jejuni e Salmonella infantis.
Per quanto riguarda la resistenza agli antibiotici testati nel caso di E. coli e di Salmonella spp. si registra un calo della percentuale di resistenza (rispettivamente 94,32% nel 2016 e 90,79% nel 2018 per E. coli, e 90,91% nel 2016 e 88,89% nel 2018 per Salmonella spp.) e quindi un conseguente aumento delle percentuali di sensibilità. Campylobacter jejuni, al contrario, manifesta un aumento della percentuale dei ceppi resistenti, passando da valori del 79,31% nel 2016 a 84,81% nel 2018.
Per quanto riguarda la multiresistenza, nel caso di Salmonella spp. il fenomeno si è attenuato: nel 2016 infatti tutti i batteri resistenti lo erano nei confronti di 5 o più antibiotici (90,91%) mentre nel 2018 il numero delle Salmonelle resistenti a 5 o più antibiotici è nettamente calato (40,6%). In particolare, inoltre, nel 2018 non si riscontrano resistenze a 8 antibiotici mentre si registrano casi di resistenza anche a 1 (22,22%), 2 (11,11%), 3 (7,41%) e 4 antibiotici (7,41%).
Per Campylobacter jejuni si evidenzia una scomparsa di batteri multiresistenti a 4 antibiotici (10,34% nel 2016) ma si ha un incremento significativo dei batteri resistenti a 2 antibiotici (24,14% nel 2016, 31,58% nel 2018) e a 3 antibiotici (44,83% nel 2016, 52,63% nel 2018).
Nel caso degli E. coli, il fenomeno della multiresistenza fa registrare nel complesso una riduzione fra il 2016 (93,18%) e 2018 (89,47%) seguendo il trend generale della resistenza antimicrobica ma in particolare si evidenziano alcune variazioni significative riguardanti le singole multiresitenze. Ad esempio la resistenza a 5 antibiotici passa da valori dell’11,36% nel 2016 a 1,32% nel 2018 e ugualmente la resistenza a 7 antibiotici cala dal 20,45% del 2016 a 9,21% nel 2018. Al contrario si osserva un aumento della resistenza sia nei confronti di 8 che 9 antibiotici (rispettivamente con valori per entrambi le multiresistenze di 12,5% nel 2016 e 17,11% nel 2018).
Per riassumere i dati raccolti nei due anni in esame si riportano le seguenti tabelle:
Tab. 3 Dati sulle resistenze negli isolati batterici – Anno 2016
Tab. 4 Dati sulle resistenze negli isolati batterici – Anno 2018
(*): Numero totale di resistenze nei confronti dei diversi antibiotici: calcolato come somma del numero di resistenze che ogni batterio manifesta nei confronti dei diversi antibiotici testati.
Dai dati si evince un calo complessivo, anche se minimo, delle resistenze nei confronti dei diversi antibiotici testati (90,62% nel 016 e 89,34% nel 2018) ed anche una riduzione del numero totale delle resistenze: 737 nel 2016 e 638 nel 2018 (a tal proposito va però sottolineato che il numero degli isolati nel 2016 è leggermente superiore a quello del 2018). In particolare però anche il valore della media delle resistenze per batterio resistente ha fatto registrare una riduzione: 6,35 del 2016 e 5,85 del 2018.
CONCLUSIONI
Dall'analisi del monitoraggio delle resistenze agli antibiotici nei batteri zoonotici e commensali nella regione Marche, negli anni 2016 e 2018, si rileva quindi una riduzione del fenomeno, seppur non marcata.
Senza dubbio risulterà determinante continuare la raccolta e la valutazione dei dati nel corso dei prossimi anni per monitorare il fenomeno dell’AMR e per poter capire se le strategie e gli sforzi di lotta all’antimicrobico resistenza, adottate a livello regionale, nazionale ed europeo, stanno dando risultati significativi.
Autori: Dott. Alessandro Baiguini
Dott. Stefano Gabrio Manciola