
Il 10 ottobre di ogni anno si celebra il “World Mental Health Day”, la Giornata mondiale della salute mentale, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ormai da diversi anni.
L’obiettivo generale è quello di sensibilizzare sulle problematiche della salute mentale e di mobilitare gli sforzi a sostegno di una migliore salute mentale. La giornata offre a tutte le parti interessate di parlare del proprio lavoro e di ciò che è necessario fare per migliorare e salvaguardare la salute mentale per le persone di tutto il mondo.
Questo anno nel contesto della Giornata, la Federazione dei Veterinari Europei (FVE) ha voluto rimarcare l’importanza del benessere professionale dei Medici Veterinari; la FVE si è unita alle organizzazioni veterinarie AVMA (American Veterinary Medical Association), WSAVA (World Small Animal Veterinary Association), RCVS (Royal College of Veterinary Surgeons), e CVMA (Canadian Veterinary Medical Association) per sottolineare il carattere prioritario del benessere (wellbeing) nell’esercizio professionale.
“Bisogna prendersi cura dei Medici Veterinari- ha affermato la FVE- che a loro volta si prendono cura di animali e proprietari”. La dichiarazione congiunta della Veterinaria mondiale sottolinea priorità alla salute mentale e al benessere complessivo per il singolo professionista ma anche per lo studente di veterinaria “come primo passo verso una professione sana che impatta positivamente sulla salute pubblica collettiva”.
La professione del Medico Veterinario, come tante altre professioni sanitarie e non infatti, non è meno soggetta a stress e sovraccarichi di lavoro sia fisici ma anche mentali; spesso ci si dimentica che dietro quel camice ci sia comunque una persona con sentimenti ed una propria fragilità.
A riguardo, l’ANMVI, Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, ha avviato pochi mesi fa la prima ricerca su vasta scala della compassion fatigue, l’esposizione professionale a situazioni di sofferenza nei pazienti e nei loro proprietari, in medicina veterinaria. Il carico psicologico di chi si prende cura della vita animale deve essere supportato dalla categoria, dai proprietari e dalla società. I risultati preliminari della ricerca saranno presentati a novembre, in occasione del prossimo incontro del Gruppo Benessere Veterinario dell’ANMVI, gruppo nato nel 2017, proprio da queste premesse, rispecchiando i principi della Mind Matters Initiative, avviata in Europa nel 2015 dal RCVS.
I cinque firmatari della dichiarazione congiunta collaboreranno a progetti che promuovono comportamenti positivi e sostegno alla salute mentale nella professione veterinaria, sviluppando programmi basati sull’evidenza e condividendo le migliori pratiche e risorse, per salvaguardare la salute ed il benessere dei veterinari di tutto il mondo.
Prevenire, proteggere e supportare: questi i capisaldi dell’approccio al benessere veterinario volto ad evitare, tra le altre, il “burn-out”, definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “una sindrome concettualizzata come risultante dallo stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo”, ed incluso da maggio 2019 nella classificazione internazionale delle malattie come fenomeno professionale. Nell’ordinamento italiano, si chiama stress da lavoro correlato la cui prevenzione rientra negli obblighi dei datori di lavoro dettati dal Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro.
Autore: Dott.ssa Moira Mattioni