I cannabinoidi, sostanze chimiche di origine naturale e biochimicamente classificati come terpenofenoli, possono essere sia esogeni, derivanti dalla Cannabis Sativa, sia endogeni ovvero prodotti naturalmente dall'organismo. Questi ultimi rientrano nel cosiddetto sistema endocannabinoide il quale si compone di recettori, di sistemi di sintesi, di degradazione e di trasporto dell'anandamide (AEA), il principale cannabinoide endogeno. La sua importanza fisiologica è stata documentata non solo a livello del sistema nervoso centrale ma anche nei distretti periferici dell'organismo e in particolare nella regolazione delle funzioni riproduttive maschili. I primi studi per valutare gli effetti sulla riproduzione risalgono al 2005, condotti sia sull'uomo (Rossato M. et al.2005) sia sulla specie suina (Maccarrone M. et al.2005), specie considerata fisiologicamente simile all'uomo. Negli organismi a fecondazione interna, gli spermatozoi appena eiaculati non sono in grado di fecondare l'oocita, prerogativa che acquisiscono solo al termine di una complessa maturazione denominata capacitazione che si realizza durante la risalita lungo le vie genitali femminili. E' stato evidenziato come il sistema endocannabinoide sia coinvolto prima negli eventi che portano lo spermatozoo verso l'acquisizione del potere fecondante e poi nel mantenimento di questo status in attesa dell'ovulazione, il cui preciso timing non è noto a priori. Quindi, tale sistema permette un coordinamento tra capacitazione e attività ovarica al fine di garantire la fecondazione. Ma qualora il sistema risulta sovraccaricato o continuamente stimolato per l'assunzione di cannabinoidi esogeni si possono avere conseguenze negative sulla fertilità maschile. Negli animali, la somministrazione cronica del principio attivo della Cannabis, il delta 9-tetraidrocannabinolo (Δ9-THC) induce impotenza, riduce la secrezione di testosterone, diminuisce la produzione, motilità e vitalità degli spermatozoi. Nell'uomo l'assunzione di cannabinoidi esogeni avviene sicuramente attraverso l'inalazione ma anche mediante ingestione, infatti, negli ultimi anni si assiste, anche in Europa, ad una crescente richiesta di alimenti a base di canapa inoltre la stessa canapa viene coltivata per produrre mangimi da destinare agli animali. A tal proposito è importante capirne la sicurezza perché proprio dai mangimi dipende fortemente la qualità e la sicurezza degli alimenti di origine animale e quindi la sicurezza per il consumatore. Nel 2011, proprio la Commissione Europea ha chiesto al gruppo di esperti scientifici sugli additivi e sui prodotti e le sostanze usati nei mangimi (FEEDAP) di esprimere un parere scientifico sulla sicurezza della canapa per l'alimentazione animale. I dati molto limitati sembrano indicare che tale uso sia da considerare sicuro; sono tuttavia riportati casi di intossicazioni accidentali in varie specie. La canapa può essere usata sotto forma di semi, farina, olio o pianta intera. I semi potrebbero essere utilizzati come materie prime per mangimi per tutte le specie animali mentre la pianta sarebbe, per il suo alto contenuto di fibre, adatta per i mangimi destinati ai ruminanti e ai cavalli. I semi, comunque, sono l'unico materiale che non presenta un rischio elevato poiché la presenza di THC è bassa (< 0,0012%), localizzato soprattutto sulla parte esterna dei semi come risultato di una contaminazione fisica da parte delle foglie. Pertanto, i semi sono l'unico ingrediente mangimistico derivato da Cannabis spp che il FEEDAP ha valutato sicuro per il consumatore (EFSA Journal 2011).
Il problema principale è che il THC e gli altri metaboliti attivi, sono composti lipofili in grado di distribuirsi nei tessuti ed essere eliminati tramite il latte. Altri bersagli potrebbero essere uova e tessuto adiposo. Proprio nel 2015, è stato chiesto un altro parere scientifico dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sui rischi per la salute umana imputabili alla presenza di THC nel latte e in altri alimenti di origine animale. Il gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) ha stimato l’esposizione umana acuta alimentare al Δ9-THC simulando la presenza di tale sostanza in mangimi contenenti semi di canapa e ha concluso che l’esposizione al Δ9-THC per consumo di latte e derivati, ottenuti da bestiame alimentato con mangimi contenenti semi di canapa, non dovrebbe rappresentare un problema alla salute. Tuttavia, non è attualmente fattibile una valutazione del rischio derivante dall’utilizzo di mangimi costituiti esclusivamente da canapa per la mancanza di dati (EFSA Journal 2015).
Recentemente è stata pubblicata la Raccomandazione UE 2016/2115 in cui si rende opportuno un monitoraggio sulla presenza di ∆9-THC, dei suoi precursori e di altri derivati della cannabis sia negli alimenti derivati dalla canapa o contenenti canapa sia negli alimenti di origine animale. In quest'ultimo caso, dato il numero limitato di dati attualmente disponibili sulla presenza di Δ9-THC negli alimenti di origine animale e sul tasso di trasferimento dai mangimi agli alimenti di origine animale, sarà necessario accertarsi, con evidenze documentate, che essi derivino da animali alimentati con mangimi contenenti canapa o materie prime derivate dalla canapa.
Alla luce di tutto questo, si evince come esistono ancora molte incertezze e si rendono necessari ulteriori studi al fine di verificare se l'uso di mangimi contenenti THC può dare effetti negativi sul consumatore finale di alimenti di origine animale con eventuali ripercussioni anche sulla riproduzione.
Autore Dr.ssa Maria Gabriella Pistilli
Per Approfondire il ruolo dei cannabinoidi nella riproduzione:
Quali sono i cannabinoidi: i cannabinoidi si distinguono in psicoattivi e non psicoattivi. Il Tetraidrocannabinolo (THC) è psicoattivo per cui altera le funzioni cerebrali modificando lo stato d’animo, il comportamento, la percezione e le funzioni cognitive. Il Cannabidiolo (CBD) e il Cannabinolo (CBN) non sono psicoattivi.
Quali sono gli endocannabinoidi: quelli più conosciuti sono 2-Arachidonylglycerol (2-AG) e Anandamide (AEA).
Qual è la differenza fra cannabinoidi ed endocannabinoidi: gli endocannabinoidi sono prodotti fisiologicamente dell'organismo al momento del bisogno, non si accumulano ma vengono degradati in tempi rapidi pertanto hanno un'azione di breve durata e sono meno potenti a differenza di quelli esogeni.
Quali sono i recettori: sia i cannabinoidi endogeni che quelli esogeni si legano agli stessi siti recettoriali che sono di tipo 1 (CB1R) e di tipo 2 (CB2R). Entrambi sono extracellulari. I CB1R sono localizzati principalmente nel Sistema Nervoso Centrale ma anche nei distretti periferici come intestino, fegato, reni, spermatozoi. I CB2R invece sono associati generalmente al sistema immunitario. Un altro tipo di recettore, non specifico per i cannabinoidi ma a cui possono legarsi, è il recettore Vanilloide di tipo 1 (TRPV1). Esso è intracellulare.
Comunque nessuno di questi recettori è presente sul midollo allungato che è deputato al controllo delle funzioni cardiorespiratorie ed è per tale motivo che i cannabinoidi non causano la morte diretta di chi ne fa uso.
Effetti sulla riproduzione:
Per capire l'esistenza del sistema endocannabinoide, il suo meccanismo d'azione, il suo effetto sulla riproduzione, sono stati eseguiti diversi studi sia con le cellule spermatiche umane che animali (inizialmente su spermatozoi di riccio di mare, poi di suino e di bovino).
L'AEA è il principale endocannabinoide e la sua azione si esplica anche sui gameti maschili poiché su tali cellule sono espressi sia i recettori CB1 che TRPV1. Inoltre, la sua presenza è stata riscontrata nel plasma seminale, nel liquido follicolare, nell'utero, facendo quindi pensare ad una sua azione regolatrice sulla funzione riproduttiva sia maschile che femminile.
Affinché lo spermatozoo possa riconoscere l'oocita, deve andare incontro ad una serie di modificazioni che vanno sotto il nome di capacitazione. Le prove funzionali hanno dimostrato come il legame dell'AEA con il CB1R inibisca questo processo finché le cellule nemaspermiche sono circondate dal plasma seminale o si trovano nell'utero ma quando arrivano nell'ovidotto, qui la concentrazione di AEA extracellulare diminuisce quindi può iniziare la capacitazione. Una volta completata, lo spermatozoo deve attendere l'arrivo dell'oocita in una condizione di instabilità per cui ad opera di AEA intracellulare, si attivano i TRPV1 in modo da stabilizzare la membrana spermatica. Ciò impedisce alle cellule di andare incontro a reazione acrosomiale spontanea, reazione che invece deve avvenire solo dopo l'interazione con l'oocita. A seguito della fecondazione, il sistema endocannabinoide evita la polispermia e regola lo sviluppo iniziale dello zigote, l'impianto dell'embrione e la crescita fetale. Tutto questo affinché la vita, umana o animale che sia, abbia origine e sia portata a termine.
Ma il complesso sistema degli endocannabinoidi può interagire con i cannabinoidi esogeni che oltre a dare effetti sul movimento, coordinazione, reattività, memoria, apprendimento può creare problemi di fertilità. L'uso di Cannabis infatti, aumenta il rischio di embriotossicità, di interruzione della gravidanza nonché peggiora la qualità degli spermatozoi.
Rappresentazione:
Approfondimenti:
- Barboni B, Bernabò N, Palestini P, Botto L, Pistilli MG, Charini M, Tettamanti E, Battista N, Maccarrone M, Mattioli M. Type-1 cannabinoid receptors reduce membrane fluidity of capacitated boar sperm by impairing their activation by bicarbonate. PLoS One. 2011;6(8) (PubMed)
- Bernabò N, Pistilli MG, Mattioli M, Barboni B. Role of TRPV1 channels in boar spermatozoa acquisition of fertilizing ability.Mol Cell Endocrinol. 2010 Jul 29;323(2):224-31. (PubMed)
- Francavilla F, Battista N, Barbonetti A, Vassallo MR, Rapino C, et al. (2009) Characterization of the endocannabinoid system in human sperm and involvement of TRPV1 vanilloid receptor in their fertilizing ability. Endocrinology 2009;150(10): 4692–4700 (PubMed)
- Pistilli MG, Bernabò N, Gloria A, Mattioli M, Barboni B. Effect of CB1 receptors on boar sperm plasma membrane.Vet Res Commun. 2007 Aug;31 Suppl 1:189-91 (PubMed)