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Le acque che beviamo

  • 16 settembre 2005
  • Autore: Redazione VeSA
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LE ACQUE CHE BEVIAMO, QUALCHE PRECISAZIONE PER CONOSCERLE MEGLIO

Sempre più frequentemente sui giornali e in varie trasmissioni televisive, si parla di acque con toni allarmistici, in riferimento alla possibile presenza di sostanze contaminanti, ma spesso senza fornire informazioni utili e attendibili e senza portare molta chiarezza, in una materia la cui complessità richiederebbe un maggiore approfondimento.
Per un contributo alla comprensione e alla conoscenza nel settore delle acque, potranno essere utili alcune informazioni di carattere generale.
La legislazione in vigore  distingue chiaramente le varie categorie di acqua e recentemente, ne sono state introdotte e disciplinate anche in Italia nuove tipologie, che, in aggiunta all’acqua minerale, possono essere confezionate e hanno iniziato da poco ad affacciarsi sul mercato: l’acqua di sorgente e l’acqua potabile imbottigliata.
Le acque comunemente conosciute come potabili, ma più precisamente definite dalla normativa  acque destinate al consumo umano, sono le acque distribuite tramite pubblici acquedotti, ma anche tramite cisterne, bottiglie o altri contenitori.
I requisiti di qualità delle acque destinate al consumo umano vengono valutati in base a parametri chimici, fisici e batteriologici, i cui valori di riferimento sono previsti dalla legge.

Le acque destinate al consumo umano possono derivare da fonti sotterranee, o superficiali (fiumi) adeguatamente trattate; nella maggior parte dei casi sono sottoposte a disinfezione, che ne modifica spesso i caratteri organolettici (sapore, odore); inoltre la qualità di un’acqua distribuita tramite acquedotto può peggiorare durante il percorso a causa della vetustà delle reti, di infiltrazioni, ecc. e perdere la gradevolezza, anche senza perdere i requisiti di potabilità.
Le acque potabili oggi possono venire distribuite anche tramite confezionamento in bottiglie o altri contenitori, ma non devono essere confuse con le acque minerali e non possono assolutamente riportare in etichetta la dicitura “acqua minerale naturale”.
 
Le acque minerali naturali sono state usate, in passato, come acque con caratteristiche principalmente curative presso gli stabilimenti termali. Solo in anni recenti se ne è diffuso l’uso come acque da tavola, in sostituzione delle acque distribuite dagli acquedotti. Pertanto, alcune acque minerali, che devono le  loro proprietà curative a certe caratteristiche di composizione, possono anche non rispettare i limiti previsti per le acque potabili, ma ciò è giustificato e comprensibile solo se si considera che il quadro normativo di riferimento  parte dal presupposto di un uso delle acque minerali limitato nel tempo e sotto controllo medico.
E’ auspicabile che l’evoluzione normativa in atto, sia a livello europeo che a livello nazionale, porti ad una più evidente differenziazione tra acque minerali di comune uso, come acque da tavola, e acque minerali nel senso tradizionale di acque “curative”, con diversi limiti di composizione.
Le recenti modifiche apportate alla legislazione in vigore, fanno si che, oggi, molte delle acque minerali in commercio presentino una composizione che rientra nel campo caratteristico delle acque potabili e pertanto possano essere tranquillamente utilizzate abitualmente; solo per acque con un contenuto di sali molto elevato o molto basso, l’uso alternativo alle acque potabili dovrebbe essere limitato ai casi in cui è necessaria una azione coadiuvante alle terapie mediche.
L’acqua minerale si differenzia da una normale acqua potabile innanzi tutto per la provenienza, rigorosamente sotterranea, per l’assenza di qualsiasi trattamento di disinfezione e perché non può essere trasportata tramite condotta, ma deve essere imbottigliata all’origine il più possibile vicino alla captazione.

Le acque di sorgente, introdotte in Italia con una specifica normativa nel 1999, in analogia con le acque minerali, sono acque imbottigliate alla sorgente, batteriologicamente pure all’origine, di provenienza sotterranea e prive di qualsiasi trattamento di disinfezione; relativamente alla composizione chimica invece, devono rispettare i requisiti e i limiti delle normali acque potabili e quindi non si possono attribuire a queste acque, particolari proprietà terapeutiche.
L’assenza di trattamenti di disinfezione nelle acque minerali e di sorgente, richiede una serie di precauzioni e l’uso di appropriate tecnologie, per la captazione, per il trasporto e per l’imbottigliamento; le caratteristiche di qualità di queste acque derivano, oltre che dalla composizione, in particolare dall’essere batteriologicamente pure all’origine, dalla gradevolezza e dalla garanzia dell’assenza di prodotti secondari della disinfezione.
Tutte le acque di cui abbiamo parlato, sono sottoposte a continui controlli analitici sia in autocontrollo da parte degli enti gestori e delle aziende produttrici, sia come controllo ufficiale da parte delle Zone Territoriali dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale - A.S.U.R. Marche.
La frequenza dei controlli dipende, per gli acquedotti, dal numero degli abitanti serviti, mentre per le acque imbottigliate è legata alle dimensioni delle aziende.
Occorre precisare, per quanto riguarda le acque minerali, che ogni cinque anni deve essere effettuata una analisi completa finalizzata al rinnovo di etichetta, obbligatorio con tale frequenza, ma ciò, naturalmente, non significa che i controlli sulle acque minerali vengono effettuati solo ogni cinque anni.
Tutti i cittadini possono accedere alle informazioni relative ai controlli sulle acque presso i Servizi Igiene  Alimenti e Nutrizione (S.I.A.N.) dei Dipartimenti di Prevenzione delle Zone Territoriali – A.S.U.R. Marche
In merito alla esigenza di informazione dei consumatori, per quanto riguarda le acque di acquedotto, sono apprezzabili gli sforzi  effettuati negli ultimi anni  dagli enti gestori per migliorare le caratteristiche di qualità dell’acqua prodotta e nello stesso tempo per diffondere le informazioni attraverso notiziari, siti informatici, ecc..
Tuttavia, la normativa in materia è recente, ed il complicatissimo elenco di numeri e simboli che appare sull’etichetta, non riesce a mettere in risalto le poche indicazioni che potrebbero aiutare il consumatore a capire, valutare e quindi liberamente scegliere.
Per questo è auspicabile che venga quanto prima definita una regolamentazione per quanto riguarda gli aspetti informativi, inerenti tutto il settore delle acque imbottigliate, per evitare che giungano al consumatore solo opinioni approssimative o allarmistiche.
Sarà necessario inoltre, far sì che i numerosi dati disponibili presso le strutture di controllo e le aziende di produzione, vengano messi a disposizione dei cittadini, in modo sempre più chiaro ed efficace,  affinchè lo scenario non continui ad essere quello totalmente drammatico o completamente rassicurante, a seconda della fonte informativa che ha elaborato il messaggio comunicativo.

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