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COVID-19: facciamo il punto della situazione

  • 17 marzo 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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Nel pomeriggio del 17 marzo 2020 si è svolto, in diretta streaming, il question time "Covid-19 e Medicina Veterinaria" organizzato da Eventi Veterinari (EV) con il supporto di MSD Animal Health.

Nel corso della discussione sono intervenuti i professori Canio Buonavoglia (UniBa), Sergio Rosati (UniTo) e Nicola Decaro (UniBa) che hanno fornito chiarimenti e risposto a domande, formulate anticipatamente da Medici Veterinari, sulla problematica della pandemia COVID-19, in particolar modo in relazione alla Medicina Veterinaria.

Durante l’incontro sono state confermate, sottolineate e chiarite le nozioni, le conoscenze e le indicazioni fornite dalle fonti ufficiali come OMS, OIE, ECDC, Ministero della Salute e già riportate in vari articoli del nostro portale a cui si rimanda per approfondimenti (vedi link corrispondenti).

Obiettivo della discussione, rivolta esclusivamente a Medici Veterinari e studenti di tale facoltà, è stato quello di fare il punto della situazione in modo tale da poter anche aiutare i Medici Veterinari a rispondere correttamente e in maniera esaustiva ai clienti che chiedono informazioni sul nuovo coronavirus e sull’epidemia COVID-19.

Il nuovo coronavirus

Innanzitutto è stato descritto SARS-CoV-2. Si tratta di un coronavirus, virus RNA provvisto di envelop che si degrada piuttosto facilmente (di conseguenza non particolarmente resistenti nell’ambiente) e con una notevole “plasticità genetica”: i coronavirus sono in grado di mutare facilmente sia per quanto riguarda la patogenicità che la possibilità di infettare una nuova specie (salto di specie). Ed infatti, anche se ancora non dimostrato, è ormai da considerare molto probabile che il SARS-CoV-2 sia stato trasmesso all’uomo a partire dai pipistrelli, forse con il tramite di un ospite animale intermedio.

Sicuramente alcuni fattori sociali e culturali possono in questo caso, come in passato per altre malattie, aver favorito la trasmissione del virus all’uomo. La caccia, il commercio e il consumo di animali selvatici, le scarse condizioni igienico-sanitarie dei mercati, le situazioni di forte stress per gli animali, tipiche dei mercati di animali vivi dove sono presenti sia specie allevate che catturate (aspetti presenti anche nel mercato di Wuhan in Cina dove è scoppiata la malattia), sono tutte condizioni che favoriscono i contatti tra diverse specie selvatiche, animali domestici e uomo e quindi la creazione di nuove varianti virali del tutto inaspettate, con conseguenti maggiori possibilità di trasmissione anche alle persone.

La trasmissione dell'infezione

Per quanto riguarda il contagio, si ricorda che COVID-19 è una malattia respiratoria. La diffusione da persona a persona avviene per via aerogena ed è necessario un contatto piuttosto ravvicinato (distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro) o l’aver condiviso spazi stretti senza ricambio di aria. La trasmissione si realizza attraverso goccioline respiratorie prodotte quando una persona infetta tossisce, starnutisce o semplicemente espira.

La trasmissione si può realizzare anche in maniera indiretta toccando una superficie o un oggetto, su cui sia presente il virus, e poi toccandosi bocca, naso o occhi. Da sottolineare comunque che in generale i coronavirus presentano una ridotta sopravvivenza sulle superfici (sopravvivenza di alcune ore ma gli studi sono ancora in corso) e il Ministero della Salute, con un articolo pubblicato oggi, indica “questa modalità di contagio assolutamente marginale rispetto al contagio interumano”.

Gli alimenti

Nel corso dell’evento è stato quindi ribadito, come chiarito di nuovo da EFSA nei giorni scorsi, che il SARS-CoV-2 non si trasmette attraverso il consumo di alimenti e attualmente non ci sono prove che il cibo possa essere fonte o via di trasmissione del virus. Ipoteticamente però gli alimenti, come qualsiasi altra superficie o oggetto inanimato, potrebbero rappresentare un veicolo passivo del virus e quindi è necessario, come sempre d’altra parte, rispettare le norme igieniche nella manipolazione e preparazione dei cibi per evitare la contaminazione degli stessi. (COVID-19: GLI ALIMENTI SONO SICURI, RIBADITO IL PARERE EFSA)

Gli animali domestici (pet)

L’attenzione si è quindi focalizzata sul possibile ruolo dei pets nella diffusione della malattia. È stato ribadito che, nonostante l’originaria fonte animale, ora COVID-19 è una malattia respiratoria a trasmissione esclusivamente interumana. In particolare, allo stato attuale, non ci sono prove che gli animali domestici possano essere infettati dal nuovo coronavirus e quindi non hanno nessun ruolo nella diffusione della malattia. Inoltre “in questo momento il nuovo coronavirus non ha sicuramente nessun interesse a modificarsi per adattarsi ad una nuova specie in quanto l’uomo non ha ancora generato un’immunità di popolazione sufficiente per spingere il virus a trovare un’altra specie che fornisca condizioni migliori”.

Inoltre i relatori hanno chiarito che il recettore cellulare usato dal virus, presente sulle cellule umane, ha l’85% di omologia con lo stesso recettore presente sulle cellule del cane. Quindi, se anche il virus riuscisse a contaminare la mucosa nasale di un cane, probabilmente avrebbe scarse probabilità di concludere un ciclo replicativo e, se anche ci riuscisse, quel cane non avrebbe una carica infettante sufficiente per poter trasmettere l’infezione.

Per quanto riguarda la convivenza fra persone e animali domestici si suggerisce il rispetto delle norme igieniche di base valide in ogni situazione ed in particolare la buona pratica di lavare sempre le mani con acqua e sapone, dopo aver toccato, gli animali per evitare, in particolare, possibili infezioni batteriche (ad esempio causate da E. coli e Salmonella) che possono essere trasmesse fra uomo e animali domestici.

Nello specifico della situazione attuale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), a scopo puramente precauzionale, suggerisce alle persone contagiate da SARS-CoV-2 di limitare il contatto con gli animali, analogamente a quanto si fa con le altre persone del nucleo familiare, evitando, ad esempio baci o condivisione del cibo. Se risultasse comunque necessario stare vicino agli animali o prendersene cura (sarebbe opportuno lo facesse qualcun’altro come suggerito dall’OMS) è consigliabile indossare una mascherina. (COVID-19: ISOLAMENTO DOMICILIARE e RAPPORTO CON I PET)

Indicazioni per evitare il contagio

Anche i Veterinari, come indicato dalla FNOVI, nello svolgere la loro attività clinica, avendo contatto con gli animali ma ancor più con i proprietari, devono rispettare alcune indicazioni valide per ridurre il rischio di contagio. A tal proposito si rimanda agli articoli: Prevenire il rischio di contagio: corretta applicazione delle indicazioni ministeriali da parte del Medico Veterinario e FNOVI: limitare l’attività professionale alle situazioni di emergenza

A proposito dell’utilizzo delle mascherine si conferma che sicuramente tali DPI aiutano a prevenire un'ulteriore diffusione dell'infezione da parte dei soggetti infetti che quindi devono assolutamente indossarle. L’utilizzo è anche necessario e indispensabile da parte di chiunque (medici, infermieri, personale sanitario, familiari di persone in quarantena) sia a stretto contatto con soggetti malati (in questi casi vanno impiegate mascherine dotate di maggiore capacità filtrante come le ffp2 e ffp3). Le mascherine chirurgiche o similari non sembrano essere altrettanto efficaci nel proteggere coloro che non sono infetti ma possono in ogni caso andare a creare una certa barriera fisica ed anche contribuire ad evitare il toccarsi, spesso in modo involontario, la bocca o le cavità nasali. Sicuramente necessario, però, che le mascherine vengano sostituite o sanificate frequentemente. Altrettanto importante può essere l’utilizzo dei guanti nelle varie attività da svolgere fuori casa (da ridurre al massimo, rispettando l’indicazione IO RESTO A CASA) sostituendoli spesso. Allo stesso modo da seguire i suggerimenti di lavare frequentemente le mani con acqua e sapone o utilizzare gel disinfettanti a base alcolica così come il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro e non toccarsi occhi, naso e bocca. (Indicazioni del Ministero della Salute).

 

Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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Categorie: Emergenze
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