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Impianti di ventilazione e climatizzazione: corretto utilizzo durante l’epidemia COVID-19

  • 22 maggio 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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Nell’attuale situazione di emergenza pandemica da SARS-CoV-2 e in vista dell’arrivo della bella stagione, e quindi del caldo, uno dei dubbi che possono sorgere è quello dell’eventuale pericolo di diffusione della malattia dovuto all’utilizzo dei condizionatori.

Ulteriori preoccupazioni sono emerse in seguito alla pubblicazione sulla rivista americana Emerging Infectious Diseases di un articolo in cui si parlava proprio della possibilità di trasmissione del nuovo coronavirus attraverso l'aria condizionata.

È bene ricordare che attualmente la trasmissione della malattia COVID-19 avviene solo per via interumana, prevalentemente per via aerogena diretta attraverso l’inalazione di goccioline respiratorie (droplet) prodotte quando una persona infetta tossisce, starnutisce o semplicemente espira. È importante sottolineare che i droplet, di dimensioni maggiori ai 5µm, generalmente si propagano solo per brevi distanze. Meno frequentemente la trasmissione può avvenire per via indiretta toccando una superficie o un oggetto, su cui sia presente il virus, e poi toccandosi bocca, naso o occhi. Un’altra possibile modalità di trasmissione della malattia, esclusivamente in ambito ospedaliero, è quella dovuta alla formazione di aereosol in pazienti infetti che vengono sottoposti ad alcune manovre mediche come esecuzione di tampone rinofaringeo, intubazione tracheale, aspirazione bronchiale, broncoscopia, induzione dell'espettorato, rianimazione cardiopolmonare. Queste particelle di dimensioni inferiori ai 5 μm possono rimanere nell'aria per lunghi periodi di tempo e percorrere, trasportate da moti turbolenti, diversi metri.

Facendo riferimento a quest’ultimo aspetto, è stato quindi ipotizzato, ma assolutamente NON DIMOSTRATO, che l'aria condizionata possa aerosolizzare il virus e trasmetterlo a distanza.

È importante sottolineare che ad oggi le fonti ufficiali non riportano alcuna evidenza della possibile trasmissione del SARS-CoV-2 per via aerea attraverso aerosol, tranne nella situazione descritta in ambito medico-ospedaliero.

A tal proposito, il Dott. Giovanni Rezza, Direttore del “Dipartimento malattie infettive” dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), in riferimento al caso riportato nella rivista americana ha affermato che il titolo dell’articolo (Trasmissione del nuovo coronavirus attraverso l’aria condizionata) è sicuramente fuorviante e non è stata certamente l'aria condizionata in sé a trasmettere il virus. Ad oggi si può affermare che, generalmente, affinché si abbia il contagio, è necessario un contatto abbastanza ravvicinato con la persona infetta. In relazione al caso specifico riportato nell’articolo, si è chiarito che la trasmissione, in maniera eccezionale, si era realizzata fra due famiglie sedute in tavoli vicini, anche se distanti più di un metro, ma con la presenza di aria condizionata che creava correnti significative in grado di spostare le goccioline di saliva ad una maggiore distanza del normale, il tutto in un ambiente chiuso.

Anche in un focolaio di contagio verificatosi a Gennaio 2020 in un ristorante di Guangzhou è stata dimostrata la trasmissione dell’infezione fra persone sedute in tavoli diversi e a più di un metro di distanza fra loro. Anche in questa situazione, come nel caso prima descritto, i ricercatori cinesi hanno dimostrato che i getti dei condizionatori creavano forti correnti d’aria in grado sospingere a distanza notevole le goccioline di saliva (droplet) emesse dal cliente infetto.

Ad ulteriore conferma di quanto detto, anche il Dott. Alessandro Miani, Presidente del SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale), afferma che i condizionatori possono creare turbolenze interne e flussi d’aria e quindi favorire lo spostamento in più direzioni e a maggior distanza delle goccioline di saliva normalmente emesse quando parliamo, tossiamo o starnutiamo.

Alla luce delle attuali conoscenze quindi gli impianti di ventilazione e climatizzazione non rappresentano una causa diretta di trasmissione dell’infezione ma potrebbero favorire la dispersione e diffusione delle goccioline di saliva eventualmente infette.

In ogni caso è sicuramente raccomandabile seguire e rispettare alcune regole sulla corretta gestione di questi impianti per ridurre al minimo i rischi e utilizzarli in sicurezza.

A tal proposito l’Istituto Superiore di Sanità nel Rapporto n. 5/2020 Rev. Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2” fornisce importanti misure da adottare sia in ambito casalingo che negli ambienti di lavoro.

Di seguito quindi le linee guida per la corretta gestione di impianti ventilazione e climatizzazione:

Misure per gli ambienti domestici

  • Garantire un buon ricambio dell’aria in tutti gli ambienti domestici, in maniera naturale, aprendo le finestre e i balconi con maggiore frequenza, in considerazione del fatto che alcuni ambienti sono diventate delle “nuove” postazioni di lavoro e di studio.
  • Aprire finestre e balconi che si affacciano sulle strade meno trafficate, durante i periodi di minore passaggio di mezzi (soprattutto quando l’abitazione è ubicata in una zona trafficata) e non lasciarle aperte la notte. I tempi di apertura devono essere ottimizzati in funzione del numero di persone e delle attività svolte nella stanza/ambiente per evitare condizioni di disagio/discomfort (correnti d’aria o freddo). È preferibile aprire per pochi minuti più volte al giorno, che una sola volta per tempi lunghi.
  • Nel caso in cui alcuni ambienti dell’abitazione siano dotati di impianti autonomi di riscaldamento/raffrescamento (es. pompe di calore split, termoconvettori a doppia funzione con unità esterna) o di sistemi di climatizzazione portatili collegati con un tubo di scarico flessibile dell’aria con l’esterno o di impianti di climatizzazione aria/acqua con funzionamento indipendente (es. fancoil) dove l’aria che viene riscaldata/raffrescata è sempre la stessa (l’impianto o il climatizzatore ricircola sempre nell’abitazione la medesima aria), è opportuno:
    • Pulire regolarmente, in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo, i filtri dell’aria di ricircolo in dotazione all’impianto/climatizzatore per mantenere livelli di filtrazione/rimozione adeguati. La polvere catturata dai filtri rappresenta un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e funghi, e comunque di agenti biologici. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento. Anche in queste abitazioni è importante aprire regolarmente i balconi e le finestre per aumentare il ricambio e la diluizione degli inquinanti, della CO2, degli odori, della umidità e dell’aerosol biologico accumulati nell’aria ricircolata continuamente nella stanza/ambiente;
    • Pulire regolarmente le prese e le griglie di ventilazione con panni in microfibra inumiditi con acqua e con i comuni saponi, oppure con una soluzione di alcool etilico con una percentuale minima del 70% v/v asciugando successivamente. Eliminando la polvere e la sporcizia si riduce si riduce il substrato sul quale possono crearsi condizioni favorevoli allo sviluppo e alla sopravvivenza di batteri e muffe. La pulizia delle griglie contribuisce al mantenimento generale dell’ambiente. Prima di utilizzare qualsiasi prodotto è opportuno ricordarsi di leggere attentamente le etichette, le istruzioni d’uso. Rispettare le quantità raccomandate dai produttori (es. utilizzando il tappo dosatore delle confezioni dei prodotti). L’errato utilizzo o diluizione di un prodotto può ridurre l’efficacia della pulizia o portare a risultati finali inattesi. Nel caso dei disinfettanti (es. alcool etilico, ipoclorito di sodio), affinché essi siano efficaci, è necessario rimuovere preventivamente la polvere e lo sporco. Inoltre, l’uso eccessivo e ripetuto può causare irritazione delle vie respiratorie rendendo più vulnerabili a batteri e virus (controllo dei simboli di pericolo sulle etichette). Scegliere, se possibile, prodotti senza profumazione/fragranze e senza allergeni: il pulito non ha odore. Le eventuali profumazioni dei detergenti contengono COV che degradano la qualità dell’aria indoor.

Misure per gli ambienti lavorativi

  • Garantire un buon ricambio dell’aria in tutti gli ambienti dove sono presenti postazioni di lavoro e personale aprendo con maggiore frequenza finestre e balconi, evitando di creare condizioni di disagio/discomfort (correnti d’aria o freddo/caldo eccessivo) per il personale nell’ambiente di lavoro. È opportuno aprire quelle finestre e quei balconi che si affacciano sulle strade meno trafficate e durante i periodi di minore passaggio di mezzi, soprattutto quando l’edifico è in una zona trafficata. In generale, si raccomanda di evitare di aprire le finestre e balconi durante le ore di punta del traffico o di lasciarle aperte la notte. È preferibile aprire per pochi minuti più volte al giorno, che una sola volta per tempi lunghi. Il ricambio dell’aria deve tener conto del numero di lavoratori presenti, del tipo di attività svolta e della durata della permanenza negli ambienti di lavoro.
  • ​​Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione (Ventilazione Meccanica Controllata, VMC) che movimentano aria attraverso un motore/ventilatore e consentono il ricambio dell’aria con l’esterno, questi impianti devono essere tenuti attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edifico). In questo periodo di emergenza per aumentare il livello di protezione, deve essere eliminata totalmente la funzione di ricircolo dell’aria per evitare l’eventuale trasporto di agenti patogeni (batteri, virus, ecc.) nell’aria. Può risultare utile aprire dove possibile nel corso della giornata lavorativa le finestre e i balconi per pochi minuti più volte a giorno per aumentare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria. La decisione di operare in tal senso spetta generalmente al responsabile della struttura in accordo con il datore di lavoro.
  • Acquisire tutte le informazioni sul funzionamento dell’impianto VCM (es. controllo dell’efficienza di funzionamento, perdite di carico, verifica del registro di conduzione, tempi di scadenza della manutenzione, tipo di pacco filtrante installato, interventi programmati, ecc.). Eventualmente se si è vicini ai tempi di sostituzione del pacco filtrante (per perdite di carico elevate, o a poche settimane dall’intervento di manutenzione programmata, ecc.), al fine di migliorare la filtrazione dell’aria in ingresso, sostituire con pacchi filtranti più efficienti (es. UNI EN ISO 16890:2017: F7-F9). Una volta effettuata la sostituzione, assicurarsi della tenuta all’aria al fine di evitare possibili trafilamenti d’aria.
  • Negli edifici dotati di impianti misti di riscaldamento/raffrescamento con apparecchi terminali locali il cui funzionamento e regolazione della velocità possono essere centralizzati oppure effettuati dai lavoratori che occupano l’ambiente o la stanza (es. fancoil, ventilconvettori solo per citarne alcuni) questi vanno tenuti spenti per evitare che, con il ricircolo dell’aria, si diffondano, all’interno della struttura, eventuali contaminanti, compreso potenzialmente il virus SARS-CoV-2. Solo nel caso in cui a seguito della riorganizzazione (es. adeguamento degli spazi, aree, minimizzazione della presenza di personale, distanziamento, limitazione dei percorsi e delle zone per evitare contatti ravvicinati e gli assembramenti, differenziazione e scaglionamento degli orari di lavoro, ecc.), è prevista giornalmente la presenza di un singolo lavoratore (sempre lo stesso) per ogni ambiente o stanza, è possibile mantenere in funzione l’impianto. Si raccomanda di verificare che nelle vicinanze delle prese e griglie di ventilazione dei terminali, non siamo presenti tendaggi, oggetti e piante, che possano interferire con il corretto funzionamento. Al tal fine pulire periodicamente, ogni 4 settimane, in base alle indicazioni fornite dal produttore ad impianto fermo, filtri dell’aria di ricircolo del fancoil o del ventilconvettore per mantenere gli adeguati livelli di filtrazione/rimozione.
  • Rimane ancora valida la procedura di pulizia settimanale degli apparecchi terminali locali (fancoil o ventilconvettore) nel caso di contemporanea condivisione dello stesso ambiente o stanza da parte di più lavoratori. Durante la pulizia dei filtri fare attenzione alle batterie di scambio termico e alle bacinelle di raccolta della condensa. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento. I prodotti per la pulizia/disinfettanti spray devono essere preventivamente approvati dal SPP (Servizio di Prevenzione e Protezione). Dove possibile in questi ambienti sarebbe necessario aprire regolarmente le finestre e balconi per aumentare il ricambio e la diluizione degli inquinanti specifici (es. COV, PM10, ecc.), della CO2, degli odori, dell’umidità e del bioaerosol che può trasportare batteri, virus, allergeni, funghi filamentosi (muffe) accumulati nell’aria ricircolata dall’impianto. È preferibile aprire per pochi minuti più volte al giorno, che una sola volta per tempi lunghi.
  • Nel caso in cui alcuni singoli ambienti di lavoro siano dotati di piccoli impianti autonomi di riscaldamento/raffrescamento con una doppia funzione e con un’unità esterna (es. pompe di calore split, termoconvettori) o di sistemi di climatizzazione portatili collegati con un tubo di scarico flessibile dell’aria calda appoggiato o collegato con l’esterno dove l’aria che viene riscaldata/raffrescata è sempre la stessa (hanno un funzionamento simile agli impianti fissi), è opportuno pulire regolarmente in base al numero di lavoratori presenti nel singolo ambiente: ogni 4 settimane nel caso di singolo lavoratore (sempre lo stesso), in tutti gli altri casi ogni settimana, in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo, i filtri dell’aria di ricircolo in dotazione all’impianto/climatizzatore per mantenere livelli di filtrazione/rimozione adeguati. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento.
  • Pulire le prese e le griglie di ventilazione con panni puliti in microfibra inumiditi con acqua e con i comuni saponi, oppure con una soluzione di alcool etilico con una percentuale minima del 70% v/v asciugando successivamente.

 

Di seguito si riportano ulteriori suggerimenti del SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) (interviste rilasciate dall’ingegnere Alessandro Volpi), per assicurare un migliore e più sicuro uso dei sistemi di raffrescamento, condizionamento e climatizzazione in ambienti indoor, privati e pubblici, di piccole o medie dimensioni (come ad esempio abitazioni, uffici, ambulatori, negozi):

  • prima dell’accensione dell’impianto, lavare con acqua e sapone liquido i filtri degli split, pulire le parti esposte degli stessi con un prodotto igienizzante e dopo aver lasciato asciugare le superfici esposte e i filtri, riporre questi ultimi nei loro alloggiamenti.
  • I motori esterni, solitamente posizionati su balconi, terrazzi, tetti o a terra dovrebbero essere sanificati periodicamente (è preferibile che queste attività vengano effettuate da tecnici specializzati e che il sistema di sanificazione usato sia una tecnologia a shock termico per iniezione e contemporanea aspirazione di vapore ad alta temperatura e pressione). Stesso intervento è consigliabile per quegli split o radiatori mal manutentati, che presentano evidenti segni di degrado, sporcizia, presenza di polveri e muffe accumulate e/o incrostazioni.
  • Gli impianti canalizzati devono essere sanificati da personale esperto prima di rendere operativo il sistema.
  • Per gli impianti di condizionamento multizona, destinati al controllo ambientale di umidità e temperatura dei locali serviti (grandi ambienti, pubblici e privati come uffici aperti al pubblico, cinema, teatri, palestre, poliambulatori, fabbricati industriali, ecc.), maggiori attenzioni devono essere dedicate al corretto mantenimento/pulizia e sanificazione/disinfezione/bonifica delle sezioni principali di scambio, quali batterie calde e fredde, umidificazione ad acqua e batterie di post-riscaldamento, canalizzazioni di distribuzione aria e dello stato dei filtri ai vari livelli.
  • Per garantirsi qualità dell’aria indoor è consigliabile aprire le finestre per alcuni minuti più volte al giorno o dotarsi di sistemi di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC), in grado anche di filtrare l’aria esterna in entrata. Fermo restando l’importanza di periodici ricambi d’aria, anche sistemi di purificazione e/o monitoraggio dell’aria indoor sono consigliati, purché validati scientificamente da Enti terzi pubblici e dotati di certificazioni che ne attestino il reale potenziale di mitigazione dei contaminanti aero-dispersi (compresi virus e batteri).
  • Evitare il flusso dell’aria dagli split dall’alto verso il basso e direttamente rivolti verso le persone presenti nell’ambiente, preferendo direzionare le griglie esterne verso l’alto. Mantenere tassi di umidità relativa in estate tra il 50% e il 70% e in inverno tra il 40% e il 60% (un semplice igrometro è sufficiente per il controllo dell’umidità indoor).

Un ultimo suggerimento dato da AiCARR, associazione italiana del settore climatizzazione, è che gli interventi di manutenzione e igienizzazione seguano sempre procedure ben definite e siano eseguiti da personale qualificato, dotato di idonei Dispositivi di Protezione Individuali. Qualunque intervento effettuato in modo scorretto e/o senza l’utilizzo di DPI potrebbe avere come risultato non la riduzione, ma l’incremento dei rischi.

Infine, secondo gli studi effettuati da un gruppo di esperti delle Associazioni nazionali e internazionali del settore della climatizzazione, tra cui ASHRAE (American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers), REHVA (Federation of European Heating, Ventilation and Air Conditioning associations) e AiCARR (Associazione italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento, Refrigerazione), la ventilazione e la filtrazione, fornite dai sistemi di climatizzazione utilizzati per il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo, contribuiscono a ridurre la concentrazione di SARS-CoV-2 nell’aria e quindi il rischio di trasmissione. Al contrario, spazi non climatizzati possono causare stress termico e, soprattutto nei soggetti più deboli, ridurre la resistenza alle infezioni. In generale, quindi, secondo gli esperti lo spegnimento dei sistemi di climatizzazione e ventilazione non è una misura raccomandata per ridurre la trasmissione del virus.

 

Gruppo di lavoro ISS Ambiente e Qualità dell’aria indoor. Indicazioni ad per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2. Versione del 21 aprile 2020. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020. (Rapporto ISS COVID-19, n. 5/ 2020 Rev.)

 

Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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Categorie: Emergenze
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