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CONOSCERE I FLEBOTOMI: BIOLOGIA, ECOLOGIA E RUOLO SANITARIO

  • 28 dicembre 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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Biologia ed ecologia

I flebotomi o pappataci sono insetti di piccole dimensioni (<3,5 mm), dal volo a corto raggio (<300-500 m) e silenzioso. Hanno un colore giallo pallido simile a quello della sabbia (sand fly) e il torace, l’addome e le ali sono ricoperti da una fitta peluria.

Tutti i flebotomi sono generalmente attivi durante le ore crepuscolari e notturne, mentre durante il giorno rifuggono la luce solare nascondendosi in ambienti freschi e umidi quali stalle, pollai, cantine, abitazioni, fessure di muri, di roccia e del suolo. Vivono sia in ambienti domestici, che peri-domestici e selvatici. Sono assenti solo in Nuova Zelanda e nelle isole del Pacifico. La loro distribuzione altitudinale va da sotto il livello del mare, nel Mar Morto, fino ad arrivare a 3300 m s.l.m. in Afghanistan. In Italia il limite massimo è stato registrato in Sicilia nelle Madonie a 1200 m e a Filetto (AQ) a 1070 m s.l.m. Non sono mai state riportate colonizzazioni di nuovi territori mediante trasporto passivo da regioni distanti. È invece ipotizzabile una lenta colonizzazione di territori contigui quando le condizioni ambientali diventano favorevoli.

Il ciclo vitale si articola in uno stadio embrionale di uovo (~10 gg) seguito da 4 stadi larvali (~25-35 gg) e uno di pupa (~10 gg). La durata è strettamente legata ai fattori climatici: nelle zone temperate come le nostre, il ciclo dura 45-60 giorni, con almeno due cicli di sviluppo completi per stagione riproduttiva (giugno-settembre). 

Come per le zanzare, solo le femmine sono ematofaghe. I maschi sono glicifagi. La puntura è fastidiosa perché attraverso le dentellature dell’apparato pungitore lacerano i capillari dermici fino a formare una piccola raccolta di sangue e contestualmente secernono saliva per impedire la coagulazione del sangue. Questa modalità si distingue da ematofagi più specializzati come i culicidi, i quali, invece, introducono l’apparato pungitore direttamente all’interno del capillare causando un danno cutaneo minore. Le femmine di flebotomo non hanno preferenza d’ospite e possono pungere qualsiasi vertebrato a sangue caldo (solo Sergentomyia si nutre prevalentemente sui rettili). L’accoppiamento avviene dopo l’assunzione del pasto di sangue o in presenza di un ospite su cui effettuarlo. Successivamente vengono deposte le uova e ciò non è casuale, ma le femmine riconoscono le nicchie ecologiche guidate prima dai costituenti chimici e fisici del substrato, poi dai feromoni presenti sulle uova della stessa specie già collocate in quel luogo. Ogni femmina può produrne da 50 a100 alla volta.

Le larve sono terricole, a differenza di quelle delle zanzare che sono acquatiche, e si sviluppano in oscurità quasi completa, in presenza di elevata umidità relativa (~90%) e temperatura costante (24-30°C) su terreni ricchi di materiale organico in decomposizione, di cui si nutrono.

La sopravvivenza durante la stagione fredda avviene grazie alle larve diapausanti nelle specie Paleartiche e allo stadio di uovo nei climi temperati.

Ruolo sanitario

Su oltre 800 specie di flebotomo descritte, circa 100 sono vettori, provati o sospetti, di leishmaniosi. L’Italia è endemica per 8 specie appartenenti a due generi, Phlebotomus  e Sergentomyia, di cui sette appartenenti al genere Phlebotomus (P.perniciosus, P. perfiliewi, P. neglectus, P. ariasi, P. papatasi, P. sergenti e P. mascitti) mentre il secondo genere è rappresentato dalla sola specie Sergentomyia minuta che, nutrendosi su animali a sangue freddo (principalmente gechi e lucertole), non riveste importanza dal punto di vista sanitario, ma può costituire un importante indicatore ecologico per la presenza di flebotomi in un territorio (Tab.). La specie più diffusa e più abbondante è sicuramente P. perniciosus, la quale riveste un notevole interesse epidemiologico, essendo vettore accertato di leishmaniosi viscerale sia nell’uomo che nel cane.

Genere

Specie

Localizzazione

Leishmania

Phlebovirus

 

 

 

 

 

 

 

 

Phlebotomus

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P. perniciosus

Italia

Spagna

Francia

Portogallo

L. infantum

 

Toscana virus

P. perfiliewi

Italia

L. infantum

 

Toscana virus

P. neglectus

Italia

Grecia

Albania

L. infantum

 

 

P. ariasi

Italia

 

L. infantum

 

P. papatasi

Italia

Spagna

-

 

P. sergenti

Sicilia

Spagna

-

 

P. mascittii

Italia

Francia

Svizzera

-

 

Sergentomya

S. minuta

Italia

L. tarentolae

parassita dei rettili

 

Tab. Specie di flebotomo endemiche in Italia

Sia per le caratteristiche biologiche che dell’habitat, questi insetti non hanno una presenza uniforme sul territorio italiano. Infatti, a partire dai primi anni ’90 si è assistito ad una espansione dai versanti tirrenici, ionici e adriatici centromeridionali della penisola e dalle isole, al versante centro-settentrionale adriatico e in molte aree collinari prealpine e preappenniniche. All'origine di questo fenomeno sembrano esserci diversi fattori concomitanti: l'aumento della popolazione canina, il randagismo e le mutate condizioni climatico-ambientali che hanno permesso ai vettori di colonizzare nuove aree.

I flebotomi possono trasmettere VIRUS (Febbre da pappataci o dei tre giorni con i virus Napoli e Sicilia; meningite estiva benigna con il virus Toscana); BATTERI (Bartonellosi, non presente in Italia) e PROTOZOI (Leishmaniosi). Nella maggior parte dei casi le arbovirosi decorrono in maniera asintomatica o con sintomi simil-influenzali, e solo talvolta possono dare origine ad infezioni acute del sistema nervoso centrale. Il virus Toscana è quello più rappresentato in Italia e dal 1° gennaio al 30 settembre 2020, il sistema di sorveglianza nazionale dell'Istituto Superiore di Sanità ha confermato 36 casi di infezione neuro-invasiva, tutti autoctoni, nessun decesso, verificatisi nelle Regioni Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia e 2 casi nelle Marche.

L’importanza sanitaria dei flebotomi è sostanzialmente legata alla trasmissione delle leishmaniosi, un vasto complesso di malattie causate da protozoi del genere Leishmania. In Italia la leishmaniosi si presenta in 3 diverse forme, tutte dovute al medesimo parassita Leishmania infantum: 1) la leishmaniosi viscerale umana (grave e mortale se non curata); 2) la leishmaniosi cutanea sporadica nell’uomo (forma benigna, autolimitante); 3) la leishmaniosi canina.

La trasmissione della leishmaniosi non avviene direttamente da cane a cane o da cane a uomo ma attraverso la puntura del flebotomo, che rappresenta il vettore, e il cane in ambiente antropizzato, che rappresenta il serbatoio. In altri contesti possono avere un ruolo di serbatoio anche i canidi selvatici (volpe, lupo) pur se in Italia è da ritenersi poco rilevante, mentre il ruolo del gatto è ancora da chiarire.

 Il ciclo comincia con il pasto di sangue del flebotomo su un cane infetto e l’ingestione della forma aflagellata del protozoo. Nel tratto digerente del vettore si moltiplica e assume la forma flagellata la quale risale nel faringe e forma un tappo che sarà espulso al momento di una nuova puntura, provocando così l’infezione. La trasmissione avviene prevalentemente durante i mesi estivi a causa della stagionalità del vettore.

Gran parte delle infezioni umane colpisce individui immunocompetenti; inoltre, è possibile la trasmissione interumana per trasfusioni di sangue o attraverso siringhe contaminate.

 

Approfondimento

 

 Sito dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) per visualizzare le mappe sulla distribuzione delle varie specie di Phlebotomus, anche se non rappresentano i dati ufficiali dei paesi interessati.

Autore: Dr.ssa Maria Gabriella Pistilli

La presente nota è stata redatta in attuazione alla Determina DG/ASUR n.734/2016 nell’ambito della comunicazione del rischio AV5-2020

 

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