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ESCHERICHIA COLI

CAUSA DI MALATTIA A TRASMISSIONE ALIMENTARE

  • 1 maggio 2023
  • Autore: Redazione VeSA
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Il batterio Escherichia Coli

L’ Escherichia Coli (E. coli) è una specie del batterio del genere Escherichia, che fa parte del microbiota intestinale dell’uomo e di molti altri animali a sangue caldo.

La maggior parte dei ceppi di Escherichia coli sono innocui, dal momento che questo organismo vive nella flora batterica del nostro intestino come batterio commensale, che sopravvive grazie all’ organismo in cui vive e sfrutta a proprio vantaggio le sostanze nutritive presenti nel colon, senza arrecare alcun danno, anzi svolgendo funzioni utili come la produzione di vitamina k.

La temperatura ideale per la sopravvivenza dell’Escherichia Coli è compresa tra i 35 e i 40 gradi, risulta evidente, come detto che l’intestino dell’uomo è un habitat ottimale.

Come batterio (Gram negativo e asporigeno) ha la forma di un bacillo ed è dotato, sulla sua superficie di flagelli e sottili filamenti, i primi servono a spostarsi mentre i filamenti detti pili o fimbrie permettono la comunicazione tra batteri e l’ancoraggio alle cellule.

Questo batterio può svilupparsi sia in assenza che in presenza d’ossigeno (perciò in presenza o meno di aria) e fermenta il lattosio- caratteristica molto importante in sede diagnostica per distinguerlo dai batteri Salmonella e Shigella che non possiedono questa caratteristica.

Per questi motivi andrebbe considerato innocuo per l’uomo, ma alcuni ceppi possono essere causa di patologie da lievi a gravi per le azioni delle tossine prodotte, della capacità di aderire alle mucose intestinali attraverso le “adesine”, della invasività: la capacità di insediarsi più o meno profondamente nell’ospite.

Quali sono le fonti dell’infezione da Escherichia Coli?

Dato che è presente nell’ ambiente e negli alimenti può essere trasmesso con diverse modalità: attraverso l’acqua o cibi contaminati, soprattutto frutta e verdura (che vengono spesso consumati crudi), carne non cotta, latte non pastorizzato.

L’E. coli è sensibile al calore e muore a temperature superiori a 60 gradi centigradi, la cottura dei cibi permette quindi di neutralizzarlo.

Importante anche la trasmissione attraverso il contatto da persona a persona, soprattutto se i soggetti infetti non si lavano correttamente le mani e nei bambini che si portano frequentemente le mani in bocca.

Quali sono i sintomi dell’infezione da Escherichia Coli?

I più frequenti sono:

-crampi a livello addominale e dolori addominali

-diarrea che può divenire anche sanguinolenta in base al ceppo di batterio che la causa e al tratto intestinale coinvolto

- nausea e vomito

I sintomi compaiono da 12 ore a qualche giorno dopo il contagio con il batterio patogeno e durano circa una settimana, e la maggior parte dei casi vanno in remissione completa.

Il batterio E. coli ricorre nelle diagnosi in maniera molto frequente durante i viaggi in Paesi in via di sviluppo per le eventuali scarse condizioni igieniche e comportamenti sanitari non ottimali. Inoltre qui sono presenti ceppi patogeni che non si presentano nei Paesi di provenienza e per i quali spesso non si è immunizzati, non si hanno cioè anticorpi di difesa nel sistema immunitario, provocando la cosiddetta “diarrea del viaggiatore”.

L’ infezione può localizzarsi anche in altri organi causando cistiti e infezioni urinarie molto pericolose per i bambini piccoli e gli anziani, in questi casi la compromissione avviene per via endogena, cioè dalle feci della persona alle vie urinarie in autocontaminazione, sino a sviluppare una forma d’ insufficienza renale grave chiamata sindrome emolitico uremica, ossia un’insufficienza renale associata ad anemia e deficit di piastrine.

Come si cura?

L’ infezione da Escherichia Coli tende a risolversi in otto dieci giorni nelle forme più lievi, ma in tutti i casi specie dove compaiono sintomi importanti, è necessario consultare il personale medico.

Attenzione particolare alle donne in gravidanza dove il batterio deve essere eliminato completamente quando rilevato con esame delle urine, attraverso un’adeguata terapia antibiotica.

Particolare attenzione va rivolta ai bambini che tendono a disidratarsi e pertanto in tutti i casi va sempre consultato il pediatra.

Come si trasmette?

La trasmissione del batterio può avvenire attraverso cibo contaminato poco cotto oppure da acque contaminate (l’abbeveraggio di animali di cui è un simbionte naturale delle parti basse dell’intestino è spesso causa di contaminazione idrica). Infatti la sua presenza nei corpi idrici segnala contaminazioni fecali con indicazione di non potabilità. Così nelle acque termali, e/o di piscina, o matrici alimentari e / o di cosmesi, è prescritta l’assenza completa di Escherichia Coli, la sua presenza è indice di non conformità alle destinazioni d’ uso, sia che si tratti di alimenti che di acque destinate all’ uso umano sia direttamente che attraverso preparazioni di cibi- da tener conto che anche l’acqua potabile di per sé viene considerata alimento.

E’ da considerare anche la trasmissione attraverso il contatto con persone infette: trasmissione oro-fecale, dovuta a scarse abitudini igieniche.

Attraverso quali esami viene diagnosticata la presenza di Escherichia Coli?

Esame delle feci, se prevalgono disturbi gastroenterici

Esame delle urine se coinvolto l’apparato urinario

Analisi sierologiche per individuare le eventuali tossine rilasciate dal batterio che produce quattro tipi

di tossine ricorrenti nei casi più gravi di batteriemia con sepsi, infezioni urinarie e meningiti.

Negli alimenti si ricerca il batterio con il campionamento e relativa analisi di laboratorio dell’alimento sospetto Es.: carne poco cotta, latte fresco non trattato e suoi derivati, frutta e verdure contaminate, etc.

Nelle acque si procede sistematicamente alla sua ricerca con campionamenti programmati da Controlli ufficiali, e con campionamenti ulteriormente richiesti da eventi eccezionali, la cui tolleranza verso la presenza del batterio è considerata zero come parametro di conformità.


Come si previene l’infezione da Escherichia Coli?

Evitare alimenti “a rischio” come carni non cotte, latte non pastorizzato e latticini derivati.

Gli alimenti crudi vanno accuratamente lavati.

E’ necessario lavare accuratamente tutti gli utensili da cucina con acqua calda, così come non vanno dimenticate le superfici di appoggio e di preparazione che necessitano di accurata sanificazione periodica in relazione alla frequenza d’uso.

Vanno usati contenitori dedicati per ogni alimento con coperchio, con ottimale disposizione tra cibi cotti e cibi crudi anche nella disposizione all’ interno del frigorifero per evitare contaminazioni crociate tra gli uni e gli altri.

E “last but non least” lavare accuratamente le mani, prima e dopo ogni operazione di cucina, prima e dopo aver gestito ad esempio un cambio pannolini, essere andati in bagno, e dopo avere avuto contatti con animali.

L’ EFSA e l’infezione da batterio E. coli come infezione zoonotica.

Attraverso il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF)** è stato individuato un ceppo particolare di E. coli (batterio solitamente innocuo) produttore di una tossina che costituiva un rischio per la salute umana denominata SHIGA ed il ceppo produttore indicato come VTEC (ovvero E. coli produttore di verotossina), il focolaio ha preso il nome STEC in linea con la terminologia OMS. La tossina procurava diarrea emorragica e sindrome emolitico-uremica (SEU) quindi molto pericolosa per la salute umana. L’EFSA ha così potuto collegare la presenza di un focolaio infettivo di E. coli della regione di Bordeaux con la comparsa di focolai in Germania collegando il tutto al consumo di semi di fieno greco, consigliando di non consumare germogli o semi germogliati se non previa cottura sino all’ebollizione. Nell’ottobre 2011 si è provveduto in tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea al ritiro della sorgente d’infezione cioè lotti di semi di fieno greco provenienti dall’ Egitto.

**(Il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi -Rapid Alert System for Food and Feed -”RASFF” , ideato ed introdotto nel 1979 su proposta del Consiglio Europeo e su direttiva del Regolamento della Comunità Europea n. 178/2002,rappresenta uno dei principali strumenti per l’informazione e la comunicazione a tutti gli Stati membri di possibili pericoli che possono insorgere dal consumo di alimenti e mangimi)

E per la presenza di E. coli nelle acque destinate al consumo umano cosa viene fatto?

L’Escherichia Coli è un batterio indicatore per eccellenza di contaminazione fecale, perché presente in grandi quantità nelle feci di uomini e animali a sangue caldo e incapace di moltiplicarsi in ambiente acquatico. Deve essere assente in 100ml ed in 250 ml per le acque imbottigliate di campione analizzato.

Le acque potabili sono continuamente monitorate dai rispettivi gestori idrici e dalle Autorità locali Competenti AST; e attraverso l’AATO, l’Autorità d’ Ambito Territoriale definita dalla rispettiva Regione, che garantisce un’ottimale approvvigionamento delle acque privilegiandone le qualità ma anche selezionando le risorse idriche nel rispetto dell’ambiente e della tutela della salute del consumatore. Eventuali non conformità, nelle acque destinate al consumo umano, date dalla presenza di E. coli (il cui parametro conforme è pari a 0/100ml, cioè deve essere completamente assente), vengono subito segnalate e sottoposte immediatamente alle necessarie azioni correttive sino al rientro della conformità.        I dati riguardanti queste azioni correttive vengono comunicati sia, contemporaneamente alle azioni intraprese, all’ Autorità d’ Ambito Territoriale di riferimento, che regolarmente al Ministero della Salute, attraverso le Regioni, con report triennali.

LE INFEZIONI ALIMENTARI DA E.COLI (LA LOCANDINA)

Autore: Dott.ssa Susy Greganti

La presente nota è stata redatta per l’attuazione degli Obiettivi Strategici del PNP 2020-2025 relativamente alle malattie a trasmissione alimentare per la Regione Marche

 

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