Il considerando 43 del Regolamento (UE) 2016/429, la normativa europea in materia di sanità animale, individua la biosicurezza come uno dei principali strumenti di prevenzione a disposizione degli operatori e delle altre persone che lavorano con gli animali per prevenire l'introduzione, lo sviluppo e la diffusione di malattie animali trasmissibili da e all'interno di una popolazione animale.
Sempre il Regolamento Europeo sulla sanità animale, all’articolo 4, definisce la biosicurezza come “l'insieme delle misure gestionali e fisiche volte a ridurre il rischio di introduzione, sviluppo e diffusione delle malattie a, da o in:
a) una popolazione animale, o
b) uno stabilimento, una zona, un compartimento, un mezzo di trasporto o qualsiasi altro sito, struttura o locale.”
Con il termine biosicurezza si intendono sia le misure da applicare per prevenire l’introduzione di nuove malattie ed infezioni in una popolazione indenne, sia le misure necessarie per limitarne la diffusione, quando presenti. Indipendentemente dalla loro eziologia (virale, batterica o parassitaria), la diffusione delle malattie in una popolazione avviene spesso attraverso le medesime vie di trasmissione, quindi la realizzazione di un buon sistema di biosicurezza assume un valore preventivo trasversale.
I sistemi di biosicurezza devono stabilire una serie precisa di interventi sui fattori di rischio e sulle attività di cura, comprendendo azioni e misure ben distinte di prevenzione, profilassi, controllo ed eradicazione. Questi termini, spesso considerati sinonimi, hanno in realtà significati differenti ed implicano altrettanti obiettivi:
- prevenzione delle malattie: misure necessarie ad impedire l’introduzione di nuove malattie/infezioni in una popolazione sana;
- profilassi delle malattie: misure adottate per prevenire la diffusione di malattie/infezioni in una popolazione;
- controllo delle malattie: misure atte a diminuire la frequenza di una malattia/infezione in una popolazione;
- eradicazione delle malattie: misure atte ad eliminare un agente patogeno da una popolazione.
La prevenzione dell’ingresso delle patologie, attraverso l’applicazione di piani di biosicurezza, rappresenta uno strumento fondamentale per perseguire più scopi:
i) proteggere gli animali dalle malattie, salvaguardando la loro salute ed il loro benessere;
ii) limitare l’utilizzo massivo degli antimicrobici, a vantaggio anche della salute pubblica umana;
iii) garantire l’efficienza produttiva e la redditività dell’allevamento, riducendo le perdite produttive e i costi diretti d’intervento.
Il Ministero della Salute ha recentemente approvato le linee guida per la categorizzazione del rischio negli allevamenti di ruminanti e pubblicato la relativa Check List per la valutazione della biosicurezza. Si tratta di un protocollo sviluppato secondo lo spirito del Regolamento sulla sanità animale per incentivare l’applicazione di buone norme di biosicurezza e prevenire la diffusione delle malattie trasmissibili negli allevamenti di ruminanti da reddito.
Un’importante area che viene indagata attraverso l’utilizzo della Check List è quella del “Controllo e prevenzione delle principali patologie infettive” che prevede la verifica della conoscenza da parte dell’operatore delle principali malattie infettive presenti in allevamento e dell’eventuale applicazione dei relativi piani di controllo.
Le malattie da prendere in esame sono:
Per i bovini: rinotracheite infettiva bovina (IBR), diarrea virale bovina (BVD), paratubercolosi
(ParaTBC);
Per i bufali: salmonellosi, colibacillosi, clostridiosi;
Per gli ovini: paratubercolosi (ParaTBC), Visna-Maedi, pedaina ovina;
Per i caprini: paratubercolosi (ParaTBC), artrite-encefalite virale delle capre (CAEV), malattia
degli ascessi.
La Check List prevede inoltre, per quanto attiene alla attività di monitoraggio sanitario, di verificare l'abitudine dell’azienda a conferire materiale patologico, feti, carcasse e campioni ematici presso il laboratorio di analisi di referenza.
Soffermandosi sui bovini, vale la pena ricordare che un piano di controllo ed eradicazione dell’IBR prevede, oltre alla vaccinazione, la stretta applicazione di misure di profilassi diretta volte a limitare, se non ad impedire, il rischio di introduzione dell’infezione, sia negli allevamenti che risultano indenni, sia in quelli che stanno procedendo all’eradicazione.
Lo stesso discorso vale perla lotta alla BVD per la quale i punti focali di controllo, al fine di una possibile eradicazione dell’infezione, sono la ricerca, l’identificazione e l’eliminazione dei soggetti persistentemente infetti.
Situazione diversa per la ParaTBC, per la quale non esistono vaccini che consentano di limitare la diffusione dell’infezione nella mandria. Per queste patologie è necessario applicare le specifiche misure di controllo diretto ed è importante che l’allevatore appronti un sistema di analisi al fine di individuare i soggetti infetti e programmarne l’eliminazione.
Le patologie elencate per le diverse specie sono solo alcune che possono avere serie ripercussioni sul benessere degli animali e sulla loro produttività, ma sono state selezionate in virtù della loro frequenza ed importanza.
Carenze nella loro conoscenza da parte dell’allevatore espone la mandria o il gregge ad un maggior rischio di ingresso e/o diffusione dei patogeni. Per questo, nel caso si evidenzi che l’allevatore ignori totalmente tali problematiche e non applichi alcun piano di prevenzione o controllo, dovrà essere assegnato il giudizio insufficiente. Il giudizio accettabile può essere indicato qualora ci sia una parziale conoscenza delle 3 malattie elencate (per ciascuna specie) e siano messe in atto misure di controllo e prevenzione, anche se non continuative nel tempo.
Infine, la risposta ottimale può essere assegnata quando l’allevatore dia prova di conoscere tutte le 3 patologie ed applichi, per almeno due di esse, le specifiche misure di controllo in modo continuativo nel tempo. È importante sottolineare che non è la diagnosi di una malattia che tutela il benessere di un animale, ma il trattamento o la profilassi che ne consegue (Broom, 2017).
Per le stesse ragioni, è da ritenersi insufficiente la totale assenza di accertamenti diagnostici volti al monitoraggio della situazione sanitaria dell’allevamento; mentre è da giudicare accettabile l’abitudine a conferire materiale patologico, feti, carcasse e campioni ematici al laboratorio, verificando eventualmente la presenza della documentazione di tali esami, eseguiti almeno negli ultimi 12 mesi.
Infine, per le sole specie produttrici di latte, la Check List prevede il controllo e la prevenzione delle infezioni mammarie. Infatti, le infezioni e le patologie della mammella rappresentano il principale problema sanitario degli allevamenti per la produzione di latte (bovine, bufale, pecore e capre), provocando non solo importanti conseguenze sul benessere degli animali, ma anche ingenti perdite economiche dirette (mancata produzione di latte e spese terapeutiche connesse) ed indirette (deprezzamento del latte). Specifici interventi di controllo ufficiale devono essere programmati al fine di verificare il costante monitoraggio batteriologico del latte per scoprire precocemente nuove infezioni e intraprendere in tempi rapidi le relative misure di controllo.
Ai fini della valutazione del livello di biosicurezza presente in allevamento, il Ministero della Salute ritiene accettabile l’esecuzione di un controllo sul latte di massa, a cadenza almeno annuale, per la ricerca dei principali agenti di mastite contagiosa. La risposta ottimale può essere assegnata qualora l’azienda effettui esami anche sui singoli capi problema, per identificare correttamente la causa prevalente di mastite ed attuare gli specifici piani di eradicazione e di controllo.
Tratto dal documento in classyfarm “BIOSICUREZZA RUMINANTI: LINEE GUIDA PER LA CATEGORIZZAZIONE DEL RISCHIO NEGLI ALLEVAMENTI”