La Commissione Europea ha effettuato 8 audit in altrettanti Stati Membri dell’Unione, nell’ambito di un progetto condotto dalla Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (DG SANTE) inerente all’implementazione della Decisione 2013/652/UE relativa al monitoraggio e alle relazioni riguardanti la resistenza agli antimicrobici dei batteri zoonotici e commensali.
Il report della Commissione sugli audit condotti, evidenzia che gli Stati Membri sono attivamente impegnati e vi sono stati, rispetto a precedenti valutazioni, significativi miglioramenti nella programmazione ed implementazione della maggior parte dei campionamenti e test richiesti.
Sebbene l’attuale situazione assicuri che la programmazione dei campionamenti rispetti ampiamente i requisiti richiesti e che fornisca quindi dati comparabili in seno all’Unione, alcune aree di miglioramento sono state individuate; nello specifico il rapporto si riferisce:
- alla raccolta e all’analisi degli isolati di Salmonella ottenuti dagli operatori del settore alimentare nel contesto dei controlli sull’igiene della macellazione, e
- alla distribuzione uniforme dei campioni di intestino cieco prelevati alla macellazione durante l’anno.
Secondo la Commissione la rete dei laboratori di riferimento ha lavorato prevalentemente in modo soddisfacente. Alcune aree in cui un miglioramento è visto come necessario riguardano:
- il ruolo di coordinamento dei laboratori nazionali di riferimento, e
- l'uso appropriato dei ceppi di riferimento per l’esecuzione del metodo di diluizione per la prova di sensibilità alle antimicrobiche
L’invio dei dati relativi alla resistenza antimicrobica alla Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), sebbene prevalentemente adeguato a quanto previsto, ha dimostrato debolezze comuni nella parte relativa alla descrizione generale dell’implementazione del monitoraggio, che risulta cruciale per assicurare che i risultati siano interpretati correttamente.
Oltre ad evidenziare le difficoltà affrontate dagli Stati Membri, la relazione della Commissione sottolinea anche alcuni dei molti esempi di buone prassi e di pratiche di lavoro che sono implementati ancorché non richiesti dalla normativa.
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