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SICUREZZA di ALIMENTI E MANGIMI nell’emergenza COVID-19: risposte della Commissione europea

  • 28 aprile 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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La DG SANTE (Direzione Generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea) ha pubblicato un documento divulgativo (COVID-19 and food safety) in cui, sotto forma di domande e risposte, fornisce importanti ed utili indicazioni e informazioni, basate su evidenze scientifiche, sulla sicurezza degli alimenti e mangimi in relazione alla pandemia da COVID-19.

In particolare sono state individuate 4 grandi categorie di argomentazioni:

1. Rischio di infezione attraverso gli alimenti,

2. Produzione di alimenti,

3. Alimenti nei negozi,

4. Alimenti a casa,

e per ognuna, rispondendo alle principali domande che ogni cittadino può porsi, vengono date validi chiarimenti e rassicurazioni sulla sicurezza alimentare anche nel corso dell’attuale situazione di emergenza.

Di seguito si riporta il documento tradotto in italiano dalla redazione VesA.

1. RISCHIO DI INFEZIONE ATTRAVERSO GLI ALIMENTI

1.1. Qual è il rischio di infezione da COVID-19 attraverso i prodotti alimentari?

Nonostante la diffusione mondiale della pandemia, ad oggi non ci sono notizie della possibilità di trasmissione di COVID-19 attraverso il consumo di cibo. In particolare, come dichiarato dall'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), non ci sono prove che gli alimenti rappresentino un rischio per la salute pubblica in relazione a COVID-19. In questo momento la trasmissione avviene solo per via interumana, prevalentemente per via aerogena diretta (attraverso goccioline respiratorie prodotte quando una persona infetta tossisce, starnutisce o semplicemente espira) e, meno frequentemente, per via indiretta toccando una superficie o un oggetto, su cui sia presente il virus, e poi toccandosi bocca, naso o occhi.

1.2. Come operatore del settore alimentare, posso chiedere garanzie ai miei fornitori per quanto riguarda COVID-19?

No. Una certificazione "senza virus" non può essere giustificata in quanto non vi sono prove che il cibo costituisce un rischio per la salute pubblica in relazione a COVID-19. Qualunque richiesta per tali garanzie è quindi sproporzionata e non accettabile.

1.3. Qual è il rischio di contrarre COVID-19 dall'imballaggio degli alimenti?

Sebbene, secondo uno studio recente, l'agente causale di COVID-19 (SARS-CoV-2) possa persistere fino a 24 ore sul cartone e per diversi giorni su superfici come acciaio e plastica in condizioni sperimentali (es. umidità e temperatura controllate), non esiste prova che imballaggi contaminati, esposti a diversi condizioni e temperature ambientali, possano trasmettere l'infezione. Tuttavia, per evitare che l’eventuale virus presente sulle superfici possa essere trasferito al sistema respiratorio (ad es. toccandosi il viso) è buona regola che le persone che manipolano gli imballaggi, compresi i consumatori, seguano le buone pratiche igieniche come il lavaggio frequente delle mani.

2. PRODUZIONE DI ALIMENTI

2.1. L'industria agroalimentare sta adottando provvedimenti per evitare che il cibo prodotto e distribuito sia contaminato dal virus?

Norme igieniche rigorose disciplinano già la produzione di alimenti nell'UE e tutte le aziende alimentari devono applicarle. Il tutto viene inoltre verificato nel corso di controlli ufficiali.

Le norme igieniche attuate dagli OSA (Operatori del Settore Alimentare) permettono di prevenire la contaminazione del cibo da parte di agenti patogeni e quindi anche dal nuovo coronavirus. Inoltre, una regolare formazione degli operatori viene periodicamente effettuata per garantire il mantenimento di elevati livelli di igiene e di sicurezza alimentare.

Tra le buone pratiche igieniche richieste e attuate in tutte le fasi della produzione alimentare, ad esempio, è possibile ricordare: la pulizia e disinfezione di impianti e attrezzature tra i diversi lotti di produzione; procedure per evitare fenomeni di contaminazione crociata tra alimenti nelle fasi del processo; igiene personale come lavare e disinfettare le mani, indossare guanti e mascherine dove richiesto, uso di abiti e scarpe da lavoro, sospensione dell’attività lavorativa in caso di malattia. Inoltre, nel contesto attuale, dovrebbero essere limitati i contatti, ad esempio con i fornitori mantenendo la distanza dai conducenti.

2.2. La fase di isolamento e limitazioni (lockdown) può ridurre i controlli sull'applicazione dell'igiene nelle imprese alimentari. Ciò può compromettere la sicurezza degli alimenti?

Le attuali limitazioni (incluso l'eventuale rinvio di alcuni controlli ufficiali in base ad una valutazione del rischio) non sono tali da pregiudicare la sicurezza degli alimenti che, innanzitutto, si basa sull'impegno di tutti gli attori della catena alimentare, “dall’allevamento alla forchetta”, con la responsabilità primaria affidata quindi agli OSA. La sicurezza alimentare si ottiene principalmente attraverso misure preventive (buone pratiche igieniche). Gli OSA devono dimostrare che queste misure sono efficaci e sempre attuate durante il processo produttivo mediante controlli e prove sul loro processo di produzione e sui prodotti alimentari, il cosiddetto autocontrollo, che a sua volta viene valutato e verificato dalle autorità per la sicurezza alimentare. Quindi, anche se il lockdown può influire sulle modalità dei controlli ufficiali, ciò non pregiudica la sicurezza degli alimenti prodotti. A tale proposito, la Commissione ha adottato il Regolamento (EU) 2020/466 (COVID-19: nuovo Regolamento (UE) 2020/466 sui CONTROLLI UFFICIALI) che consente agli Stati Membri di svolgere i controllo in modo compatibile con le restrizioni negli spostamenti per limitare la diffusione di COVID-19, facendo comunque in modo che la sicurezza alimentare sia garantita. Le misure stabilite da tale regolamento si applicano per 2 mesi (dal 1 Aprile al 1 Giugno 2020) e dovranno essere poi riviste.

2.3. Cosa succede se un operatore del settore alimentare è infetto da COVID-19?

Protocolli specifici sono stati stabiliti nel settore dell’industria alimentare per salvaguardare la salute dei dipendenti. Queste misure si aggiungono alle abituali pratiche di igiene e sicurezza dei lavoratori. Tali misure comprendono il distanziamento sociale durante il lavoro, separazioni in plexiglass quando non è possibile mantenere tale la distanza, nessun contatto tra camionisti/fornitori e la ditta, maggiore disponibilità di disinfettanti per le mani, organizzare l’attività lavorativa in turni garantendo durante ognuno di essi il numero minimo di lavoratori o, dove possibile, favorire il lavoro da casa. Inoltre qualsiasi persona che presenti sintomi compatibili con COVID-19 deve rimanere a casa per prevenire la diffusione del virus.

Anche nel caso di soggetti asintomatici, il rischio che il virus arrivi sui prodotti alimentari è minimo poiché ogni lavoratore che si occupa della manipolazione degli alimenti deve mantenere un livello elevato di igiene personale come ad esempio l'uso di indumenti idonei, puliti e, ove necessario protettivi e applicare costantemente buone pratiche igieniche (come ad esempio il regolare lavaggio delle mani soprattutto dopo aver starnutito, tossito o essersi soffiati il naso).

Si ritiene quindi che le misure igieniche esistenti siano efficaci su COVID-19 come su altri agenti microbiologici. Inoltre, le imprese del settore alimentare dovrebbero adottare misure sanitarie aggiuntive e appropriate, in base al rischio, tanto più nel caso in cui un dipendente risulti positivo ai test per COVID-19.

Queste misure, considerando anche il fatto che il cibo non rappresenta normalmente una fonte di trasmissione, forniscono garanzie sulla sicurezza dei prodotti alimentari.

2.4. Potrebbero esserci carenze di disinfettanti per le mani a causa di problemi di distribuzione. Come può essere affrontata questa situazione in un'industria alimentare?

La legislazione dell'UE sulla sicurezza alimentare impone a tutti gli operatori del settore alimentare di garantire che i dipendenti adottino adeguate misure igieniche. Ciò include lavaggi frequenti delle mani con sapone. Laddove sia necessaria un'ulteriore disinfezione, questa deve essere effettuata come indicato. In caso di carenza di disinfettanti per le mani, le autorità locali prenderanno in considerazione tale problema caso per caso e aiuteranno le imprese a trovare soluzioni alternative sicure in modo da garantire la sicurezza alimentare. Queste potrebbero includere l'uso di altri prodotti o stabilire un lavaggio più frequente delle mani con sapone.

2.5. Come operatore del settore alimentare, come posso proteggere i miei dipendenti dall'infezione?

Gli operatori del settore alimentare devono addestrare i dipendenti su come utilizzare correttamente i dispositivi di protezione individuale (DPI) e ricordare loro quanto sia importante seguire le indicazioni sull'igiene personale e il distanziamento sociale durante le pause di lavoro.

3. ALIMENTI NEI NEGOZI

3.1. Posso infettarmi consumando cibo manipolato da persone che potrebbero essere infette?

Secondo le Agenzie per la sicurezza alimentare degli Stati membri dell’UE, è molto improbabile che si possa contrarre COVID-19 con la manipolazione del cibo. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha inoltre affermato che attualmente non esistono prove che il cibo possa rappresentare una possibile fonte o via di trasmissione del virus (COVID-19: GLI ALIMENTI SONO SICURI, RIBADITO IL PARERE EFSA).

Teoricamente, come nel caso di qualsiasi superficie contaminata da una persona infetta, che si tratti di una maniglia della porta o di un tavolo, anche il cibo potrebbe rappresentare una fonte di contaminazione indiretta. Questo è il motivo per cui tutti devono seguire le raccomandazioni sul corretto e frequente lavaggio delle mani.

Gli OSA sono consapevoli dei requisiti di igiene da seguire quando si ha a che fare con gli alimenti. Il personale che manipola il cibo (come ad esempio tagliare la carne, i prodotti lattiero-caseari, pulire il pesce, imballare frutta e verdura) indossa guanti e li sostituisce frequentemente o lava frequentemente le mani.

Anche i consumatori dovrebbero svolgere il proprio ruolo. Come buona prassi igienica generale, i clienti nei negozi non devono maneggiare alimenti diversi da quelli che intendono acquistare, in modo da evitare di contaminarli con qualsiasi agente patogeno che potrebbe essere presente sulle loro mani.

3.2. Come negoziante, come posso proteggere me stesso e i miei clienti dall'infezione da parte di altre persone che frequentano la mia attività?

Le procedure di sanificazione devono essere aggiornate e rigorosamente eseguite. Molto importante è anche una chiara comunicazione sulle regole di comportamento igienico che debbono seguire i clienti. Si raccomanda inoltre agli OSA di gestire l'ingresso di fornitori di prodotti e servizi.

Poiché il nuovo coronavirus può sopravvivere su superfici inerti come plastica e acciaio inossidabile, si consiglia ai negozianti di pulire frequentemente queste superfici come ad esempio i carrelli della spesa.

I cestini a mano dei supermercati devono essere sanificati regolarmente e i clienti possono anche essere invitati a portare le proprie borse della spesa.

Molto importante è inoltre il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro e quindi può essere utile, ad esempio limitare il numero di persone contemporaneamente presenti nel negozio e apporre sul pavimento delle strisce di indicazione in modo da rispettare più facilmente tali distanze, ad esempio in vicinanza della cassa. I negozianti possono anche raccomandare ai consumatori di utilizzare i carrelli della spesa per mantenere tale distanza.

Degustazioni alimentari per campagne promozionali dovrebbero essere evitate.

Laddove le forniture lo consentano, i negozianti dovrebbero mettere a disposizione della clientela un disinfettante per le mani o salviettine disinfettanti e/o persino distribuire guanti monouso quando c’è la possibilità di toccare alimenti non imballati (come frutta o verdura) (situazione adottata in Italia già da molto tempo).

La clientela deve essere educata ed invitata a seguire le corrette norme igieniche.

Quando non è possibile mantenere una distanza di sicurezza tra le persone, ad esempio alla cassa, si consiglia di installare uno schermo di vetro o plexiglass e di incoraggiare i pagamenti con carte di credito, preferibilmente senza contatto, anziché in contanti. Si raccomanda inoltre la sanificazione periodica dei dispositivi di pagamento con carta e del nastro trasportatore della cassa.

4. CIBO A CASA

4.1. Posso infettarmi con il consumo di alimenti?

Come già indicato precedentemente, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha dichiarato che attualmente non esistono prove che il cibo possa rappresentare una possibile fonte o via di trasmissione del nuovo coronavirus (COVID-19: GLI ALIMENTI SONO SICURI, RIBADITO IL PARERE EFSA).

Ad oggi, nonostante la diffusione della pandemia, non ci sono state notizie di trasmissione del COVID-19 attraverso il consumo di cibo. La diffusione da persona a persona avviene principalmente per via aerogena ed è necessario un contatto piuttosto ravvicinato (distanza di sicurezza interpersonale di almeno 1 metro) o l’aver condiviso spazi stretti senza ricambio di aria. La trasmissione si realizza attraverso goccioline respiratorie prodotte quando una persona infetta tossisce, starnutisce o semplicemente espira.


4.2. Posso fare qualcosa a casa per ridurre al minimo il rischio potenziale derivante dal cibo che potrebbe veicolare il nuovo coronavirus?

Sì.

Per prima cosa, lavare accuratamente le mani (vedi il tutorial dell’ECDC sull'efficace lavaggio delle mani) con sapone e acqua calda prima e dopo lo shopping è particolarmente importante in quanto protegge se stessi e gli altri.

È altrettanto importante applicare rigorosamente in cucina le norme igieniche di base che risultano sempre indispensabili per evitare possibili tossinfezioni alimentari.

Conservare gli alimenti in modo corretto (ad esempio evitare qualsiasi contatto tra alimenti crudi e cotti, mantenere le corrette temperature di conservazione), rimuovere gli imballaggi esterni (imballaggi secondari) prima di riporre le derrate (ad esempio l’involucro di plastica che avvolge più bottiglie di acqua o il contenitore di cartone se all’interno c’è un ulteriore involucro di plastica), conservando comunque le informazioni fondamentali presenti sull’etichettatura come ad esempio il termine minimo di conservazione.

Lavare regolarmente frutta e verdura con acqua pulita, soprattutto se non verranno cotte (SARS-CoV-2 non sopravvive alla cottura).

Evitare le contaminazioni crociate attraverso utensili da cucina (coltelli, piatti, ecc) lavandoli accuratamente dopo ogni utilizzo e cambiando preparazione.

Rispettare le istruzioni di cottura (tempo, temperatura) per gli alimenti destinati ad essere consumati cotti.

Lavarsi le mani con acqua calda e sapone prima di iniziare a preparare o cucinare il cibo, e dopo aver preparato il cibo.

Tutte le superfici a contato con gli alimenti devono essere pulite regolarmente, e se possibile anche con una frequenza maggiore rispetto al normale.


4.3. Qual è il rischio di infezione da COVID-19 del mio pet in seguito al consumo di mangimi per animali domestici?

Come per gli alimenti destinati all’uomo, ad oggi non ci sono prove sulla possibilità di trasmissione di COVID-19 agli animali (domestici e da allevamento) attraverso il consumo di mangimi a loro destinati.

Allo stesso modo, è molto improbabile che si possa contrarre COVID-19 con la manipolazione del cibo per gli animali domestici.

Per quanto riguarda la corretta gestione e conservazione dei pacchi di alimenti per animali valgono le stesse indicazioni precedentemente fornite per qualsiasi altra confezione di cibo destinato all’uomo (cfr domande 1.3 e 4.2).


Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola

 

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