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Tuber puberulum

  • 20 marzo 2013
  • Autore: Redazione VeSA
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Tuber puberulum Berkeley & Broome 1846
Sinonimo: Tuber Borchii Vitt. Var. Spaerospermum, Malencon 1973


 

 

Classe: Ascomycetes

Ordine: Pezizales

Famiglia: Tuberaceae

Genere: Tuber

 
Carpofori: di ridotte dimensioni, da 1,5 a 4 cm di diametro, di forma sub-globosa o gibbosa spesso bitorzoluti. Molto fragili alla manipolazione.

Peridio: liscio e sottilissimo, di colore chiaro o biancastro da giovane, quando è ricoperto da  una fitta peluria (come suggerisce il nome latino) che persiste anche a maturità, localizzata sul fondo delle gibbosità del peridio. Da maturo, assume una colorazione più carica (crema-ocracea) con macchie brunastre che traspaiono dalla gleba sottostante.

Gleba: dapprima bianco sporco che diventa poi bruno-rossiccia. Le vene sterili di colore biancastro sono spaziate e poco anastomosate, disposte senza un ordine intelligibile.

Glossario

Aroma: ricorda quello di Tuber Borchii, ma meno intenso e con vaghe tonalità fruttate.

Microscopia: spore giallastre in larga parte sferiche frammiste ad altre leggermente sub-sferiche, anche nello stesso asco; reticolato-alveolate a maglie esagonali regolari (31- 45 x 32- 46 micron). Il lato dell’esagono misura circa 4 micron, aculei diritti lunghi circa 4 micron. Aschi globosi o sub globosi contenenti da 1 a 3 spore, più raramente 4 (65-90 x 85-100 micron).

Habitat: ascomicete ipogeo, si riproduce negli stessi ambienti di Tuber Borchii, su terreni sciolti anche a ph neutro a pochi centimetri di profondità, in simbiosi con conifere, ma anche con querce, carpini e noccioli. Non comunissimo, ma abbastanza diffuso su tutto il territorio regionale soprattutto sotto resinose fino a 1000/1200 m.s.l..
Matura dall’inverno alla primavera.

Commestibilità: è un tartufo non commercializzabile in Italia, ma comunque commestibile scadente.

Osservazioni: comunemente confuso con Tuber Borchii è spesso commercializzato frammisto a questo. Si differenzia macroscopicamente dal “Marzuolo” soprattutto per la presenza di peluria sul peridio, per la fragilità dei carpofori e per l’aroma meno pungente.
 
Bibliogafia
 
-          Umbria terra di Tartufi – B. Granetti, A. De Angelis, B. Meterozzi, 2005
-          I Tartufi del Piceno – Alberto Mandozzi, 2006
-          I Tartufi in Toscana – ARSIA Firenze (a cura di Tiziana Mazzei), 1998
 

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