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Tuber Macrosporum

  • 18 agosto 2014
  • Autore: Redazione VeSA
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Tuber Macrosporum Vitt.
Nome volgare: nero liscio.

 

Classe: Ascomycetes
Ordine: Pezizales
Famiglia: Tuberaceae
Genere: Tuber

Carpoforo: è di forma globosa più o meno regolare, a volte bitorzoluto. Le dimensioni vanno da quelle di una nocciola a quella di una noce; raramente più grande. Il peridio è di colore bruno scuro, bruno rossiccio scuro fino a nerastro con verruche  irregolarmente poligonali caratteristicamente appiattite che gli conferiscono un aspetto liscio. (come si vede allargando la foto del carpoforo). I piccoli ascocarpi immaturi che sovente affiorano dal terreno sono di colore rossiccio.

Gleba: soda, di colore bruno, bruno scuro con sfumature porpora. Le vene fertili sono di colore bruno mentre quelle sterili, con andamento tortuoso e spesso interrotto, sono di colore bianco che vira al bruno pallido quando esposte all’aria.

Aroma: agliaceo che ricorda quello di Tuber Magnatum, anche se meno intenso. Sapore grato, molto meglio dopo cottura.

Glossario

Microscopia: aschi subglobosi con breve peduncolo che contengono pochissime spore (da 1 a 3), sovente 3. Spore da ellissoidali a largamente fusiformi di colore bruno chiaro, bruno rossastro, opache, reticolate alveolare . Le ascospore sono molto grandi, le più grandi del genere Tuber e per questa ragione l’indagine microscopica per il riconoscimento della specie è molto significativa. Le dimensioni sono: 36/48 micron x 20/32 micron, quelle degli aschi monosporici; 56/76 micron x 35/48 micron.

Habitat: pur avendo un areale di distribuzione molto ampio che va dall’Europa all’America Boreale, è poco diffuso. In Italia è facilmente reperibile nelle Marche, in Umbria, Lazio e Toscana poi anche in Lombardia, in Puglia e Basilicata. Vive in simbiosi con diverse specie di latifoglie, come il nocciolo, il carpino nero, il carpino bianco, le querce, il pioppo, il salice ed il tiglio. Si riproduce ipogeo, spesso in gruppi di più esemplari, condividendo le stesse esigenze ecologiche di Tuber Magnatum, prediligendo terreni marnoso argillosi sempre comunque umidi e freschi,  con copertura vegetale prossima al 100% e su esposizioni nord, nord/ovest.
Matura dalla fine dell’estate a tutto dicembre.

Raccolta: è consentita dall’ultima domenica di settembre al 31 dicembre (L. R. n. 5 del 3 aprile 2013).

Commestibilità: buon commestibile. E’ un tartufo inserito nell’elenco delle specie commercializzabili dalla Legge n. 752 del 16/12/1985.

Osservazioni: la produzione molto esigua di questo tartufo non ha mai dato origine ad un suo mercato, anche se le proprietà organolettiche di Tuber Macrosporum sono di tutto rispetto, come diversi chef hanno più volte sottolineato. Viene spesso commercializzato frammisto a Tuber Aestivum e a Tuber Uncinatum realizzando prezzi molto più bassi del suo reale valore. Ne è stata tentata la coltivazione, a scopo sperimentale e con discreti risultati, in Provincia di Brescia. (vedi bibliografia: Atti seminario sullo stato attuale della tartuficoltura italiana)


Bibliografia:
- Il tartufo e la sua coltivazione (terza edizione) – Lorenzo Mannozzi Torini, 1999
- Umbria terra di tartufi- B. Granetti, A. De Angelis, G. Materozzi, 2005
- I tartufi del Piceno – Alberto Mandozzi, 2006
- Les truffes (Manual pratique pour l’expertise des espèces de truffes commercialisées) – R. Flammer, T. Flammer, P. Reil, 2013
- Atti seminario sullo stato attuale della tartuficoltura italiana- Spoleto/Norcia 21 e 22 febbraio 2004.

Autore: Dott. Cavalli Stefano.
 

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