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Rapporto OCSE sulla salute delle popolazioni e sulle performance dei sistemi sanitari

HEALTH AT A GLANCE

Rapporto OCSE  sulla salute delle popolazioni e sulle performance dei sistemi sanitari

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), l'organismo internazionale che riunisce paesi avanzati con l’obiettivo di favorire politiche pubbliche efficaci basate su dati comparabili, ogni due anni pubblica Health at a Glance, un rapporto che analizza e confronta gli indicatori chiave sulla salute delle popolazioni e sulle performance dei sistemi sanitari.
L’edizione 2025 offre una panoramica aggiornata su stato di salute, fattori di rischio, qualità e accesso alle cure, spesa sanitaria e risorse dei sistemi, includendo anche un approfondimento tematico su genere e salute. È un documento di riferimento per comprendere le differenze tra paesi e l’evoluzione dei sistemi sanitari nel tempo.

Nel panorama dei sistemi sanitari analizzati dall’OCSE nel 2025, l’Italia si distingue ancora una volta per la sua longevità: 83,5 anni di aspettativa di vita, contro una media OCSE di circa 81. È un risultato che affonda le radici in una lunga tradizione di sanità pubblica universalistica e capace, anche oggi, di garantire cure efficaci quando la vita delle persone è in gioco. Le cifre lo confermano: la mortalità a 30 giorni dopo un infarto si ferma al 4,7%, molto al di sotto della media OCSE del 6,5%, e quella dopo un ictus è del 6,9% rispetto al 7,7% internazionale. Anche i decessi considerati “prevenibili” (93 per 100.000 abitanti) e quelli “trattabili” (52 per 100.000) rimangono inferiori alle medie dei Paesi avanzati.

Eppure, al di là di questi solidi risultati, il sistema sanitario italiano mostra fragilità strutturali che non possono più essere ignorate. L’Italia continua infatti a investire meno della media: la spesa sanitaria rappresenta l’8,4% del PIL, contro il 9,3% dei Paesi OCSE, e la spesa pro capite è pari a 5164 dollari, circa 800 dollari in meno della media. È vero che l’Italia destina alla prevenzione una quota relativamente elevata (4,6% della spesa sanitaria totale, contro il 3,4% OCSE), ma il quadro delle risorse umane rimane squilibrato. Il Paese conta 5,4 medici per 1.000 abitanti, una delle percentuali più alte, ma solo 6,9 infermieri, ben al di sotto della media OCSE di oltre 9. Anche gli operatori di assistenza di lungo termine sono pochi: 1,5 ogni 100 over 65, contro una media di 5. È un dato particolarmente critico in un Paese che si colloca tra i più anziani al mondo.

A queste criticità si aggiungono problemi di tipo comportamentale. Il 19,5% degli adulti italiani fuma quotidianamente, un valore molto superiore alla media OCSE del 14,8%. La sedentarietà tocca livelli allarmanti: quasi il 45% degli adulti non svolge un’attività fisica sufficiente, contro una media OCSE di circa il 30%. Anche il consumo di alcol, pur inferiore alla media, non è trascurabile: circa 8 litri a testa all’anno. Questi comportamenti rischiano di erodere nel tempo i vantaggi storici dell’Italia in termini di salute e longevità, soprattutto alla luce dell’invecchiamento accelerato della popolazione.

Sul fronte delle infrastrutture, gli ospedali italiani dispongono di 3 posti letto per 1.000 abitanti (media OCSE 4,2). È una dotazione che riflette anni di politiche orientate a ridurre la degenza ospedaliera, ma che oggi solleva interrogativi sulla capacità del sistema di assorbire picchi di domanda. Allo stesso tempo, la diffusione dei farmaci generici resta limitata: solo il 28% del mercato, contro una media OCSE del 56%. In compenso, l’Italia ha investito in modo significativo nelle tecnologie diagnostiche, arrivando a 79 apparecchiature ad alta tecnologia per milione di abitanti, ben sopra la media di 51.

Nonostante queste ombre, l’accesso alle cure rimane un punto di forza del sistema. La copertura è universale e il tasso di persone che dichiarano bisogni sanitari non soddisfatti è tra i più bassi dell’OCSE: 1,8%, contro il 3,4% medio. Tuttavia, la percezione soggettiva della qualità e disponibilità delle cure resta modesta: solo il 44% degli italiani si dice soddisfatto, rispetto al 64% dei cittadini OCSE.

Nel complesso, il ritratto dell’Italia che emerge dall’OCSE è quello di un Paese che continua a ottenere risultati sanitari  con risorse relativamente limitate. Ma questo equilibrio è fragile: senza un rafforzamento dell’assistenza territoriale, un riequilibrio del rapporto tra medici e infermieri e una strategia incisiva sui comportamenti a rischio, i punti di forza che oggi caratterizzano l’Italia potrebbero progressivamente indebolirsi.

Il Servizio Sanitario Nazionale rimane un patrimonio prezioso, capace di garantire equità ed efficacia; la sfida dei prossimi anni sarà trasformare questa eredità in un sistema moderno, resiliente e coerente con i profondi cambiamenti demografici e sociali del Paese.

 

I dati relativi all'Italia

   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   

 

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Alessandro BaiguiniAlessandro Baiguini

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