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Emergenze e Cambiamenti climatici - Dieta Mediterranea e sostenibilità Un approccio al cambiamento in ottica di Health Literacy

  • 22 dicembre 2023
  • Autore: Redazione VeSA
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Emergenze e Cambiamenti climatici

 

Dieta Mediterranea e sostenibilità

Un approccio al cambiamento in ottica di Health Literacy

 

Abstract:

La dieta mediterranea è riconosciuta da molteplici studi scientifici quale stile di vita sano ed equilibrato che contribuisce alla prevenzione di numerose Malattie Croniche Non Trasmissibili (MCNT) tra cui patologie cardiovascolari e alcune forme di tumori. Merita però maggiore diffusione la consapevolezza che seguire la vera Dieta Mediterranea contribuisce anche a migliorare la sostenibilità ambientale della vita quotidiana delle persone di qualsiasi fascia d’età. Infatti le sue caratteristiche rispondono pienamente alla riduzione dell’impatto che l’alimentazione può avere, ed ha, sull’ecosistema terrestre: uso in abbondanza di alimenti di origine vegetale; stagionalità degli alimenti, quasi sempre di provenienza locale; utilizzo dell’olio d’oliva quale fonte principale di grassi; legumi, pesce, carne bianca e uova, come principali fonti proteiche; consumo moderato di formaggi freschi, yogurt e latte proveniente da animali al pascolo; basso consumo di carne rossa; uso regolare di erbe aromatiche, aglio, cipolla, per aumentare l’appetibilità delle pietanze, riducendo l’utilizzo di sale; assunzione moderata di vino rosso e soltanto durante i pasti. Senza dimenticare convivialità, stile di vita attivo e adeguata assunzione di acqua. Diffondere questa sensibilità e consapevolezza aumenta l’empowerment delle persone tramite un incremento della versione integrata tra Health Literacy e Environmental Health Literacy che può contribuire al cambiamento delle abitudini (e del mondo).

Keywords: (massimo 6) dieta mediterranea, sostenibilità, ambiente, Health literacy, cambiamento

INDICE

Introduzione

1.Health Literacy e Environmental Health Literacy

2. Alimentazione, Nutrizione e Ambiente

2.1 Come ridurre sprechi alimentari e contribuire ad un uso equo delle risorse

2.2 Diete sostenibili e progetti intersettoriali

3. Dieta mediterranea e Ambiente: un connubio virtuoso

3. 1 Attualità della dieta mediterranea

Conclusione

Bibliografia e sitografia

Introduzione

“Il mondo è bello perché è vario” recita un noto detto e il mondo alimentare e della nutrizione non fa eccezione. I vari stili alimentari e gli approcci dietetici e nutrizionali attualmente in voga sono sempre più numerosi: dieta occidentale, vegetariana, flexitariana, vegana, chetogenica, fruttariana, mima-digiuno e tante altre ancora. Ma se a tutt’oggi vogliamo considerare gli aspetti salutogenici, l’unica ad essere stata sistematicamente e scientificamente indagata da almeno 60 anni è la dieta mediterranea. Vantaggi per la salute che sono stati dimostrati attraverso i vari studi a partire dal famosissimo Seven Countries Study di Ancel Kyes e suoi valenti collaboratori tra cui Flaminio Fidanza (oriundo di Magliano di Tenna nelle Marche). Peraltro va sempre considerato che con il termine dieta mediterranea si intende uno stile di vita e non soltanto uno stile alimentare. E’ con questa consapevolezza che si può comprendere come questo stile di vita sia del tutto in linea con le esigenze sempre più pressanti di sostenibilità ambientale che finalmente stanno diventando di dominio pubblico e non appannaggio di una élite culturale, genericamente vista e pensata come visionaria e contrapposta allo sviluppo.

Sostenibilità ambientale e sopravvivenza degli esseri viventi vanno di pari passo. Estendere questa coscienza a livello collettivo ed individuale può rientrare in quella diffusione di una versione integrata tra Health Literacy e Environmental Health Literacy, che consente alle persone di avere una visione più ampia e completa della realtà e di conseguenza poter effettuare scelte consapevoli per la salute propria e del Pianeta Terra. Scelte necessarie, come ci mostra il Goal 13 – Climate action - dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che Il CeRVEnE ha individuato tra gli ambiti di particolare interesse.

 

1.Health Literacy e Environmental Health Literacy

 

L'OMS definisce l'Health Literacy come l'insieme delle “abilità cognitive e sociali che determinano la motivazione e la capacità degli individui di accedere alle informazioni, di comprenderle e utilizzarle in modo da promuovere e mantenere una buona salute

La IUHPE, International Union for Health Promotion and Education, con il suo recente Position Statement sull’health literacy identifica tale alfabetizzazione come funzionale, interattiva, critica , così come riportato in un articolo DoRS  che ne anche dedicato uno molto recente, all’Environmental Health Literacy . Sembra necessaria una visione integrata tra questi approcci simili per tematiche così interconnesse come Ambiente, Salute, Alimentazione.
 

2.Alimentazione, Nutrizione e Ambiente
 

Come noto con il termine Alimentazione ci si riferisce agli alimenti che gli esseri viventi ingeriscono e che contribuiscono alla sopravvivenza; con il termine Nutrizione ci si riferisce all’insieme dei processi biologici e i diversi ruoli che i Nutrienti (macro-nutrienti: carboidrati, lipidi, proteine e micro-nutrienti: vitamine, sali minerali) svolgono all’interno dell’organismo vivente e che possono contribuire o meno alla salute dello stesso. Inevitabilmente questi aspetti sono intersecati e continuamente interconnessi, sicché alimentarsi adeguatamente, ovvero assumere alimenti di buona qualità sia in termini di sicurezza alimentare che di composizione di nutrienti, comporta anche nutrirsi in modo appropriato e viceversa.

Alimentazione e ambiente sono da sempre strettamente collegati, basti pensare ad esempio all’agricoltura e all’uso dei fitosanitari,  più conosciuti come pesticidi, e relativo impatto, argomenti quanto mai attuali se l’Obiettivo di sviluppo sostenibile n. 3 delle Nazioni Unite “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età” prevede entro il 2030 di ridurre di 1/3 la mortalità prematura da malattie non trasmissibili di natura ambientale, legate a contaminanti di origine naturale (tossine) o prodotti dalle attività umane (industriali, agricole, di allevamento). O pensare allo sviluppo incontrollato delle colture intensive e all’ attuale dibattito al riguardo come riportato nell’articolo “Se non è intensiva l’agricoltura sarà estensiva: ossia deforestazione.  Negli ultimi anni, con la maggiore presa di coscienza collettiva anche in merito ai cambiamenti climatici , la tematica sta diventando sempre più oggetto di attenzione sia nel contesto tecnico-scientifico, anche in ambito didattico ed educativo , che nella vita quotidiana di molte persone.

Un modo interessante di affrontarla riguarda gli aspetti legati alla Nutrizione in senso stretto ovvero a come i diversi stili di alimentarsi, come l’autorevole EAT- Lancet Commission Group ha indagato nel The Global Syndemic of Obesity, Undernutrition, and Climate Change: The Lancet Commission report, possano influire positivamente o negativamente anche sull’ambiente. Oltre che ovviamente sulla salute personale e collettiva, come già il Programma Guadagnare Salute - DPCM 2007 –  aveva ampiamente affrontato e anche in termini di equità, uno dei temi di maggiore urgenza a tutti i livelli, come ci ricorda il WHO.

A livello locale, già nel 2008 nelle Marche ci si interessava in modo interdisciplinare a questi aspetti, ad esempio attraverso l’organizzazione di un bellissimo Convegno a Recanati (MC) dall’innovativo, specie per quegli anni, titolo Stare a dieta fa bene al pianeta?  dovuto in particolare alla lungimiranza dei promotori ovvero del SIAN dell’ASUR ZT 9 di Macerata. I Servizi Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, previsti dal D.Lsg 502/1992 all’interno dei Dipartimenti di Prevenzione, rivestono un ruolo fondamentale dettagliato nel DM 16 ottobre 1998 . Ciò si esplica nell’ambito dei Controlli Ufficiali sulla produzione, confezionamento, vendita e somministrazione degli alimenti di origine vegetale, dell’acqua e delle bevande, sorveglianza nella commercializzazione e  nell'utilizzo dei prodotti fitosanitari, ispettorato micologico. Nel mondo della Nutrizione si realizza attraverso la sorveglianza nutrizionale, interventi  di  prevenzione nutrizionale nella popolazione   generale   e   per  gruppi  di  popolazione, attività informative, di sensibilizzazione, formazione e comunicazione; interventi   nutrizionali   per   la   ristorazione  collettiva (es. valutazione e validazione dei menu scolastici), consulenza   dietetico-nutrizionale personalizzata e di collettività. La loro attività si svolge in diversi contesti con i Servizi Veterinari, laddove è necessario un approccio integrato che beneficia delle rispettive diverse competenze.

 

Con un notevole salto sia spaziale che temporale che istituzionale si evidenzia come a livello globale, l’ONU, mediante Agenda 2030  sottoscritta nel 2015, abbia identificato 17 GDS (Sustainable Development Goals)  (Fig. 1)

ovvero gli Obiettivi per uno sviluppo sostenibile. Diversi di questi obiettivi sono strettamente connessi a salute, ambiente, cibo: apparentemente il 2, il 3 e il 12 possono sembrare i più correlati, ma lo sono molto anche il 10 e il 13 e in realtà sono tutti interconnessi tra loro a testimoniare come benessere e salute si declinano in molti modi diversi e il sostentamento fornito da acqua e cibo rientra tra i bisogni fondamentali di ogni essere vivente.  

In Fig. 2

viene riportata un’infografica di ISTAT che evidenzia i 17 obiettivi con indicati alcuni degli indicatori connessi. Ad es. nell’Obiettivo 2 “Sconfiggere la fame” l’indicatore evidenziato è la percentuale di superficie di coltivazioni biologiche che in Italia nel 2022 risulta pari al 16,4% della superficie agricola coltivata, in miglioramento rispetto al 2021 quando risultava  pari al 15,5%. Di grande rilievo è poi affrontare queste tematiche nell’ottica di One Health, ben rappresentata dalla World Organization for Animal Health , che correla in modo sistematico, circolare e interdipendente la salute umana, la salute degli animali e la salute dell’ambiente (Fig. 3)

In Italia, nel 2017 il CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), nella prospettiva delle Linee guida per la sana alimentazione 2018, ha elaborato un interessante dossier scientifico Capitolo 13 Sostenibilità che evidenzia in modo particolare i seguenti aspetti, poi in modo più sintetico ripresi nelle citate Linee guida 2018:

- Sostenibilità ambientale e sistema alimentare declinati mediante approfondimenti sui cambiamenti climatici, l’impatto ambientale del sistema agroalimentare, la catena alimentare, le strategie nazionali ed internazionali per lo sviluppo sostenibile.

- Argomenti di sostenibilità economica 

- Sostenibilità sociale

- Diete sostenibili

Nel 2019 viene prodotto un documento molto interessante a cura della Eat-Lancet Commission: Food in The Anthropocene: the EAT-Lancet Commission on Healthy Diets From Sustainable Food Systems  in cui sono riportate molte riflessioni sostenute da evidenze scientifiche. Vi si afferma che “Il cibo è la principale leva in grado di migliorare la salute dell’uomo e la sostenibilità ambientale sulla Terra. Tuttavia il cibo sta minacciando sia le persone che il pianeta. C’è un’enorme sfida da affrontare: fornire a una popolazione mondiale in costante crescita diete sane a partire da sistemi alimentari sostenibili.” E ad esempio vi si mette in evidenza che “La transizione entro il 2050 verso diete sane imporrà notevoli cambiamenti nelle abitudini alimentari. La quantità di frutta, verdura, frutta a guscio e legumi consumata a livello globale dovrà raddoppiare, mentre quella di alimenti come carne rossa e zucchero dovrà ridursi di oltre il 50%. Una dieta ricca di alimenti di origine vegetale con piccole quantità di cibi di origine animale comporta benefici sia per la salute che per l’ambiente”. Balza agli occhi come, sebbene non venga citata direttamente, la vera dieta mediterranea, come riportata ad es. nel testo di L. Siliquini Dieta mediterranea. Il tempio della Sibilla e nell’articolo Il benessere quotidiano con l’aiuto della dieta mediterranea, dell’attività fisica e delle porzioni standard  certamente soddisfa i requisiti riportati!

Peraltro in Italia anche la ristorazione collettiva con i CAM - Criteri Ambientali Minimi - 2020 - è tenuta a osservare una serie di accorgimenti e scelte orientati a migliorare l’impatto ambientale di questa tipologia di ristorazione.  Nelle Marche abbiamo già esempi in tal senso come riportato da un interessante articolo di B. Rosetti su VESA del 2021.

Nel 2018 il Ministero della Salute ha emanato le Linee di indirizzo rivolte agli enti gestori di mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, sociali e di comunità, al fine di prevenire e ridurre lo spreco connesso alla somministrazione degli alimenti. E le nuove Linee di indirizzo per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica pubblicate il 17 novembre 2021 ugualmente comprendono alcune strategie, in particolare connesse alla riduzione degli sprechi alimentari.

 

2.1 Come ridurre sprechi alimentari e contribuire ad un uso equo delle risorse

Dal 2020 la FAO ha istituito la Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite alimentari che da allora si celebra ogni 29 settembre. In occasione della Prima di queste giornate (29 settembre 2020), la FAO ha prodotto una mini-guida per ridurre gli sprechi alimentari e diventare un “eroe del cibo , riportata in diversi siti internet e di cui se ne inserisce una versione di seguito: 

1. Adotta una dieta più sana e sostenibile

2. Acquista solo ciò di cui hai bisogno

3. Scegli frutta e verdura “brutti”

4. Conserva il cibo con saggezza

5. Leggi l’etichettatura degli alimenti

6. Inizia in piccolo

7. Ama i tuoi avanzi

8. Ricicla i tuoi rifiuti alimentari

9. Rispetta il cibo

10. Supportare i produttori alimentari locali

11. “Tieni a galla” le popolazioni ittiche

12. Usa meno acqua

13. Manteniamo puliti i nostri terreni e le acque

14. Mangia più legumi e verdure

15. Condividere significa prendersi cura

A livello locale si segnala la pubblicazione Comune di Gradara – COOSS - ASUR Area Vasta 1 – GEMOS “Alimentazione e salute” Progetto di educazione alimentare – V° edizione - Lo spreco.

Questo rapido, ma sostanzioso, excursus rende evidente come correlare alimentazione e sostenibilità ambientale consenta di spaziare tra i più diversi campi del sapere, del fare e della politica intesa nel senso nobile del termine.

 

2.2 Diete sostenibili e progetti intersettoriali

Considerata la vastità dell’argomento, a questo punto ci soffermeremo sul tema delle diete sostenibili secondo la definizione della FAO come riportata nella pubblicazione del Progetto CCM - Azione centrale 2019 del Ministero della Salute con Regione Umbria e ASL Città di Torino Modelli di diete sane e sostenibili a partire dalle diete tradizionali. “Le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane.”

Come riportato da Amendola a. et Al.Secondo la FAO, le diete sostenibili possono ridurre l’utilizzo di acqua e minimizzare le emissioni di CO2, promuovere la biodiversità alimentare e valorizzare gli alimenti tradizionali e locali grazie alle loro numerose varietà, sono ricche anche dal punto di vista nutrizionale” e ci colleghiamo ad un Progetto pilota svolto in ASUR Area Vasta 1, riservandoci l’eventualità futura di altri tipi di approfondimenti.

Nel corso del 2021, l’UOS Igiene della Nutrizione del SIAN – Dipartimento di Prevenzione dell’ASUR Area Vasta 1, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Scolastico G. Gaudiano, il Parco Naturale Monte San Bartolo di Pesaro e il patrocinio dell’Università degli Studi di Urbino, pur tra le difficoltà legate alla pandemia da SARS-CoV-2, ha elaborato ed attuato in 4 classi di Scuola primaria un Progetto pilota di educazione alimentare e di sostenibilità ambientale per bambini del secondo ciclo della scuola primaria, ma adatto anche a fasce di età superiori, compresi gli adulti, dal titolo “Il prof. Riccetto e il segreto della piramide nascosta”.

Il Progetto mira a condurre i bambini verso un miglioramento delle abitudini alimentari proprie e di riflesso anche della famiglia, rendendole più sane per la salute e più sostenibili per l’ambiente, in linea con i già citati Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, in coerenza con il Piano Nazionale della Prevenzione 2020-25 declinato in Piano Regionale della Prevenzione 2020-25 anche nelle Marche che promuove fortemente strategie di contrasto alle disuguaglianze, mediante l’approccio Health Equity Audit (HEA) .

Tiene anche conto del fatto che il 20 dicembre 2013 l’Assemblea Generale dell’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) aveva dichiarato il 2016 Anno internazionale dei legumi nel corso del quale aveva anche editato un libro con utili ricette Pulses – Nutritious seeds for a sustainable future alla scoperta dell’affascinante mondo di questo gruppo di alimenti, da sempre prezioso  cibo per l’umanità, e che il 15 dicembre 2020 aveva dichiarato il 2021 Anno Internazionale della Frutta e della Verdura (AIFV).  Così come la FAO, organizzazione dell’ONU, ha decretato il 2022 Anno internazionale della pesca artigianale e dell’acquacoltura,  il 2023 Anno internazionale del Miglio, il 2024 Anno internazionale dei camelidi che comporta particolare attenzione alla protezione degli ecosistemi, alla conservazione della biodiversità, al garantire la sicurezza alimentare e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Tutti temi di sicuro interesse e rapportati ai GDS dell’Agenda 2030.

Il Progetto (realizzato anche durante il 2022 con il coinvolgimento di Istituti scolastici di Pesaro, Fermignano e Mercatino Conca, l’Università degli Studi di Urbino, Il Parco naturale San Bartolo  e il Parco interrregionale Sasso Simone e Simoncello) ha scandagliato, descritto e sottolineato i principi e il valore della dieta mediterranea, citata dalla FAO tra gli esempi di diete sostenibili, i cui pregi vanno oltre i soli aspetti nutrizionali; ha previsto esperienze dirette a contatto con il verde, favorenti una maggiore e necessaria attività fisica, e che lasciano certamente un segno molto positivo. Anche nel caso di impossibilità alla frequenza fisica, prevedere di aprire una finestra, seppur virtuale, sulle realtà ambientali, come ad esempio i Parchi, può essere vivificante. Evidenze scientifiche confermano sempre più frequentemente l’importanza del contatto con la Natura, ad es. con terapia forestale,  quale apportatore di benessere psico-fisico e non solo nei boschi e nelle foreste, ma anche in presenza di verde urbano .  

Nell’ambito del Progetto, le classiche piramidi alimentare della dieta mediterranea e dell’attività fisica sono state rielaborate. In particolare alla piramide alimentare è stata anche abbinata una originale piramide dell’impatto ambientale, che pur prendendo spunto dall’ormai nota e diffusa doppia piramide del BCFN, peraltro recentemente aggiornata, è stata realizzata in altro modo. In questo contesto vorrei anche citare la piramide dei costi sanitari delle malattie. Ebbene, confrontando le 4 diverse piramidi, potremo constatare come tutto ciò che scientificamente è stato ed è confermato essere più salutare e che dunque si trova alla base delle 2 piramidi: alimenti di origine vegetale e attività fisica quotidiana (attività come camminare, andare in bicicletta, salire e scendere le scale, giocare, ballare, con l’escamotage di usare meno l’automobile, allungare i tragitti a piedi o in bicicletta) si riscontra nell’apice della piramide dell’impatto ambientale ovvero determinano minori consumi di risorse di suolo, acqua, energia e altri tipi di risorse. Analogamente nell’ambito delle malattie croniche trattate nel Piano Nazionale della cronicità , la promozione della salute a parità di risultati (ovvero aiutando le persone a conservare la propria salute durante l’arco della vita) impegna minori risorse economiche rispetto al trattamento della malattia. Le considerazioni rispetto ai costi sanitari naturalmente esulano da questo articolo e vengono citate soltanto come interessante parallelismo verso le nuove tendenze che si stanno evolvendo. Infatti ad esempio ovviamente non significa che non ci si debba concentrare sul trattamento sempre più accurato e specialistico delle malattie quando si manifestano, ma di certo che si dovrebbe parallelamente imprimere una spinta sempre maggiore alla promozione della salute e della prevenzione per motivi etici ed economici.

Altro interessante esempio di progettualità intersettoriale verso la riduzione dell’impatto ambientale dei nostri comportamenti alimentari è quello costituito dalla Green Food Week che vede impegnati dal 2022 vari settori della società quali l’Associazione Foodinsider, molti Comuni ed Istituti scolastici in tutta Italia, SIAN, aziende di ristorazione scolastica e altri portatori di interesse.
 

3. Dieta mediterranea e Ambiente: un connubio virtuoso

Tornando all’alimentazione umana e all’impatto ambientale, perché dunque la dieta mediterranea rientra tra le diete sostenibili? Per le sue caratteristiche che comprendono: abbondanza di cibi di origine vegetale (verdura, ortaggi, frutta fresca e secca, legumi, pane e pasta da farina integrale e altri cereali come orzo, farro, avena);  stagionalità dei cibi, quasi sempre di provenienza locale e quindi a chilometro zero; utilizzo dell’olio d’oliva quale fonte principale di grassi; pesce, carne bianca e uova, come principali fonti proteiche; consumo moderato di formaggi freschi, yogurt e latte proveniente da animali al pascolo; basso consumo di carne rossa, uso regolare di erbe aromatiche, aglio, cipolla, per aumentare l’appetibilità delle pietanze, riducendo l’utilizzo di sale; assunzione moderata di vino rosso e soltanto durante i pasti. Senza dimenticare convivialità, stile di vita attivo e adeguata assunzione di acqua (almeno 1,5-2 litri al giorno). Infatti quando si declina la dieta mediterranea non ci si limita ad esporre una serie di alimenti, ma si mette in evidenza anche il contesto e l’ambiente in cui si producono e consumano i cibi, uno stile di consumi frugale e l’importanza dei fattori culturali. Non a caso l’UNESCO il 16 novembre 2010 l’ha inserita nell’elenco dei Patrimoni culturali immateriali dell’Umanità con la seguente motivazione che vale la pena riassaporare e meditare : “Il Comitato,

                  1. Prende atto che Spagna, Grecia, Italia e Marocco hanno nominato la Dieta Mediterranea per l’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, di seguito descritta:

La Dieta Mediterranea costituisce un insieme di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola, che comprendono le coltivazioni, il raccolto, la pesca, la conservazione, lavorazione, la preparazione e, in particolare, il consumo degli alimenti. La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, che consiste principalmente di olio d’oliva, cereali, frutta e verdura fresca o secca, una quantità moderata di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, nel rispetto delle credenze di ogni comunità. Tuttavia, la Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) riguarda più che i semplici alimenti. Essa promuove l’interazione sociale, dal momento che i pasti comuni rappresentano la pietra angolare delle usanze sociali e degli eventi festivi. Essa ha dato origine a un considerevole corpo di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. Si tratta di un sistema radicato nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e artigianali legate alla pesca e all’agricoltura nelle comunità mediterranee, di cui Soria in Spagna, Koroni in Grecia, il Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco sono esempi. Le donne rivestono un ruolo particolarmente vitale nella trasmissione delle competenze, nonché della conoscenza di rituali, gesti e celebrazioni tradizionali, e nella salvaguardia delle tecniche.

                   2. Decide che, dalle informazioni fornite nel dossier di candidatura Nr. 00394, la Dieta Mediterranea soddisfa i seguenti criteri per l’iscrizione nella Lista Rappresentativa:

R.1: La Dieta Mediterranea è un insieme di pratiche tradizionali, conoscenze e abilità trasmesse di generazione in generazione e che forniscono un senso di appartenenza e continuità alle comunità interessate;

R.2: La sua iscrizione nella Lista Rappresentativa potrebbe dare maggiore visibilità alla diversità del patrimonio culturale immateriale e promuovere un dialogo a livello regionale e internazionale;

R.3: La candidatura descrive una serie di sforzi di salvaguardia intrapresi in ogni paese, insieme a un piano di misure transnazionali volte a garantire la trasmissione alle giovani generazioni e a promuovere la consapevolezza della Dieta Mediterranea;

R.4: La candidatura è il risultato di una stretta cooperazione tra le istituzioni ufficiali nei quattro Stati, sostenuta dalla partecipazione attiva delle comunità, e include la prova del consenso libero, preventivo e informato di quest’ultime;

R.5: La Dieta Mediterranea è stata inclusa negli inventari del patrimonio culturale immateriale dei quattro Stati interessati e sarà inclusa in un inventario transnazionale del Mediterraneo in corso di compilazione.

                     3. Iscrive la Dieta Mediterranea nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”.

Come si desume dalle precedenti descrizioni, la migliore sostenibilità della dieta mediterranea rispetto ad altri stili alimentari è legata:

- all’impiego di minori risorse naturali: alimenti di origine vegetale, come cereali, frutta, verdura e legumi, richiedono un impiego di risorse naturali, quali acqua e suolo, e di emissioni di gas serra meno intensivo rispetto ad un modello basato per la maggior parte sul consumo di carni e grassi animali;

- al rispetto della stagionalità che si traduce in una riduzione delle coltivazioni in serra (dove spesso si utilizza energia per il riscaldamento e frequente ricorso a pesticidi e altre sostanze chimiche) e dei relativi impatti ambientali, così come dell’approvvigionamento e dei costi di trasporto da Paesi lontani.

- alla conservazione della biodiversità: attraverso semine diverse in ogni area e rotazione delle colture, che garantiscono anche un aumento della diversità microbica nel terreno e una maggiore sicurezza alimentare.

Tutto ciò si traduce, come ben espresso nell’interessante articolo di Dernini S. et al. nei 4 principali benefici della Dieta mediterranea, così sintetizzabili:

  1. Migliore salute e benefici nutrizionali
  2. Minore impatto ambientale e ricchezza di biodiversità
  3. Alto valore socio-culturale del cibo
  4. Ricadute positive sull’economia locale

Facendo il confronto con le risorse necessarie per le diverse tipologie di alimenti rapportate alle quantità emerge dunque come quelle di origine vegetale impattino diversamente sull’ambiente rispetto a quelle di origine animale. Tuttavia bisogna differenziare la tipologia di produzione, ad esempio estensiva vs intensiva in entrambi i settori e anche le diverse quantità dei singoli alimenti necessarie per una sana alimentazione, come i LARN 2014 ci riportano per la popolazione italiana  

Per completare il quadro, le Linee guida 2018 del CREA ci offrono uno schema per sfatare alcuni falsi miti sulle diete sostenibili (Fig. 4)

Fig. 4 Fonte: Linee guida per una sana alimentazione, CREA, 2018

 

3. 1 Attualità della dieta mediterranea

La dieta mediterranea giustamente continua ad essere oggetto di attenzione e valorizzazione in Italia e in altre nazioni come la Spagna e altre, tanto da essere tutelata con Leggi regionali ad hoc, come quella della Campania (L.R. 6/2012 e smi) , quella della Calabria (L.R. n. 40 del 7/11/2017), quella delle Marche (L.R. n. 14 del 17/5/2018  e collegata al fatto che le Marche hanno contribuito al Seven Countries Study con la coorte di Montegiorgio – FM, attualmente sede del Laboratorio Piceno della Dieta Mediterranea) e quella della Sicilia (L.R. 12 del 12/5/2022) .

Tra le Società scientifiche che si interessano attivamente da tempo a queste tematiche certamente emerge la Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva (SItI), che le ha inserite più volte nei propri  Congressi e che nel 2021, mediante il Gruppo di Lavoro SItI “Alimenti e Nutrizione”, ha pubblicato un volume dal significativo titolo “FRUTTA E VERDURA: 100 ricette per la salute umana e del pianeta”, un’ottima raccolta di ricette ragionate e di valido supporto a chi desideri cimentarsi ai fornelli con ricette sane e gustose caratterizzate dagli splendidi colori e sapori di frutta e verdura .

Di particolare interesse risulta il progetto che l’Università Federico II di Napoli sta attivando, proponendo di estendere in tutto il mondo i benefici per la salute della Dieta Mediterranea, mediante la Dieta Planeterranea, basata sulle proprietà nutrizionali degli alimenti disponibili localmente    .

Altra attualità (2022) è data dalla costituzione a Parma della Fondazione Onfoods, nata dal partenariato esteso “tematica 10” del PNRR e che unisce 26 eccellenze pubbliche e private per un nuovo modello alimentare sostenibile a supporto dello sviluppo del sistema agroalimentare.

Notizia degli ultimi giorni (2022) l’inaugurazione di una statua di Ancel Kyes a Pioppi (Comune di Pollica) presso la sede del Museo vivente della Dieta mediterranea, quale esempio di riconoscenza e ammirazione per uno studioso che, non solo ha scoperto per primo i benefici dello stile di vita mediterraneo, ma ne è stato convinto seguace assieme alla moglie Margaret, figura da conoscere meglio, avendo scritto assieme a lui il libro"How to Eat Well and Stay Well. The Mediterranean Way"  . Ancel è vissuto fino a 100 anni e Margaret fino a 97, chissà se avrebbero raggiunto tali venerabili età se non avessero “incontrato” la dieta mediterranea … La bella statua lo raffigura con un ramoscello d’ulivo, simbolo della dieta mediterranea e, dettaglio non trascurabile in questi tempi oscuri da cui desideriamo tutti uscire, simbolo di pace!

 

Conclusioni

 

Soltanto una equilibrata visione generale e la riduzione degli egoismi sia delle collettività che dei singoli potranno orientare stili di vita e relativi consumi verso modalità realmente sostenibili per il Pianeta Terra e i suoi abitanti, come l’Agenda 2030 dell’ONU .

Fondamentale a tal proposito risulta l’attenzione alla salvaguardia della biodiversità, come ISPRA ben ci ricorda, necessaria per il nostro benessere e per il benessere dell’intero pianeta e degli ecosistemi; e come altri documenti riportano, l’orientamento ad un minore consumo di risorse e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo che avranno una serie di ricadute positive sia ambientali che economiche che sociali. 

Dunque a livello planetario, nazionale e locale e in svariate circostanze e contesti siamo sempre più chiamati, tutti, ad acquisire nuove consapevolezze che si possono tradurre in nuovi stili di vita, tendenzialmente più sani e sostenibili. Già nel 2021 Greta Thunbergh, espressione del mondo giovanile, giustamente particolarmente preoccupato del proprio futuro, aveva bollato come “bla bla bla” le dichiarazioni di tanti Paesi e i risultati della COP 26 di Glasgow 2021, anche riportati da ISPRA. Nemmeno la recentissima edizione di COP 27 in Egitto sembra aver raggiunto i risultati sperati. Tuttavia il confronto internazionale sta proseguendo e Mitigazione, Adattamento, Finanziamenti, Collaborazione sono i concetti chiave. Tanto che la COP 28 conclusasi il 13 dicembre 2023 a Dubai – Emirati Arabi Uniti dopo accesi dibattiti  e infiniti alti e bassi sembra aver aperto finalmente la strada verso un reale possibile, seppur troppo lento, cambiamento, inserendo nel documento finale le parole transitioning awayOvvero, transizione dai combustibili fossili al fine di raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, in linea con quanto affermato dalla scienza.

Certo questa lentezza dei decisori a livello mondiale appare in netta contraddizione con il nostro mondo in evoluzione tecnologica (e relative infinite ricadute a tutti i livelli) velocissima e ci si domanda come risvegliare ancor più rapidamente la coscienza individuale e collettiva su temi che riguardano non solo la sopravvivenza degli esseri viventi sul pianeta Terra, ma anche il sistema Terra nel suo insieme. Su questo si apre la vision di Planetary Health che evidenzia come la salute planetaria sia la salute della civiltà umana e lo stato dei sistemi naturali da cui essa dipende.  Rimane un approccio piuttosto antropocentrico da cui dovremo gradualmente distaccarci per entrare in una visione davvero ampia e globale, ma la strada sembra tracciata. Sicuramente è necessario non arrendersi e perseverare!

Sappiamo bene come il cambiamento provochi molto spesso una resistenza e sarebbe interessante applicare anche a questi contesti il Modello Transteorico del cambiamento di Prochaska e Di Clemente che, seppur nato per accompagnare i singoli individui, potrebbe essere esteso alle collettività. Potremmo allora dire che in molte Nazioni a proposito della crisi ambientale in atto, si sia ancora nella fase di Precontemplazione (non riconosco di avere un problema), mentre in alcune Nazioni si sia passati alla fase di Contemplazione (riconosco di avere un problema, ma ancora non mi decido ad affrontarlo) e in altre alla fase di Motivazione (riconosco di avere un problema e sono deciso ad affrontarlo, ad es. usando la Bilancia motivazionale: quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi di orientarsi verso la sostenibilità ambientale del mio/nostro stile di vita?) o addirittura di Azione (metto in atto il cambiamento che mi sembra necessario e vantaggioso). A quel punto, se in tanti siamo dotati di una efficace e diffusa Health Literacy integrata con una ampia Environmental Health Literacy, potremo costituire quella “massa critica” capace di orientare le scelte collettive anche fatte da tante scelte individuali, e saremo anche pronti a superare la fase della Ricaduta che è sempre possibile ma da cui si può comunque sempre riprendere il ciclo virtuoso di cambiamento. Perché il mare è fatto da tante gocce e ognuno di noi è quella goccia che può contribuire a fare la differenza.

 

 

Autore: dr.ssa Elsa Ravaglia

Dirigente medico

Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (Direttore: Dott.ssa Patrizia Mattei)

Responsabile UOS Igiene della Nutrizione

Azienda Sanitaria Territoriale – AST Pesaro Urbino

Si ringraziano per la collaborazione le dietiste Marialuisa Lisi e Silvia Monaldi (UOS Igiene della Nutrizione), Roberta Pisano (Università degli Studi Carlo Bo di Urbino), Sofia Filippetti (Università degli Studi di Torino).

Articolo comparso nella sua versione non ipertesto in Quaderni sulla sanità Pubblica n. 8 “Emergenze e cambiamenti climatici”; Fondazione MIDA editore, Auletta (SA), 27/5/2023  e con piccoli aggiornamenti compreso quello sulla COP 28, conclusasi il 13 dicembre 2023.

Nota: Il presente articolo è stata redatto in attuazione della Determina DG/ASUR n.734/2016

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