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Riscontri anatomo-patologici su attività di ispezione della selvaggina cacciata

  • 12 novembre 2020
  • Autore: Redazione VeSA
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INTRODUZIONE

L’esame ispettivo della selvaggina cacciata, viene posto, dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017 “Definizione dei livelli essenziali assistenziali” nell’allegato 1 “Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica”, Area di intervento E  “ Sicurezza alimentare – Tutela della salute dei consumatori”  come attività di sorveglianza sulla macellazione e lavorazione della selvaggina, intesa come controlli sulla macellazione degli animali e sulla selvaggina destinata al consumo umano, prestando Controlli Ufficiali sulle varie attività, adottando provvedimenti conseguenti, con rendicontazione e report informativi ai cittadini, operatori sanitari ed istituzioni.

Il Regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 15 marzo 2017

“relativo ai controlli ufficiali e alle altre attività ufficiali effettuati per garantire l’applicazione della legislazione sugli alimenti e sui mangimi, delle norme sulla salute e sul benessere degli animali, sulla sanità delle piante nonché sui prodotti fitosanitari”disciplina l’esecuzione dei controlli ufficiali e delle altre attività ufficiali effettuate dalle autorità competenti degli Stati membri per verificare la conformità alla normativa, in relazione agli alimenti  la sicurezza alimentare, l’integrità e la salubrità, in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione di alimenti, comprese le norme volte a garantire pratiche commerciali leali e a tutelare gli interessi e l’informazione dei consumatori.

Nell’articolato del Regolamento di Esecuzione (UE) 2019/627 della Commissione del 15 marzo 2019 -che stabilisce modalità pratiche uniformi per l'esecuzione dei controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano in conformità al regolamento (UE) 2017/625, viene stabilito chi e come vengono effettuati i controlli ufficiali sugli alimenti di origine animale destinati al consumo umano, ispezione della selvaggina selvatica compresa.

Nella Regione Marche nel novembre del 2002 veniva rilevata la prima positività per M. bovis in un cinghiale abbattuto in attività venatoria, alle pendici del Monte San Vicino, nel territorio del Comune di Matelica. Da allora la curva delle positività, in un primo momento caratterizzata da un andamento altalenante, ha poi iniziato a salire dando luogo a degli scatti verso l’alto piuttosto marcati.

In parallelo ai riscontri rilevati in sede di attività ispettiva della selvaggina, si sono rilevati anche focolai di tubercolosi bovina in diversi allevamenti siti nelle zone interessate dalle positività riscontrate  nei selvatici.(Tutte riferibili allo stesso genotipo di M. bovis SB 0120  VNTR 3.3.5.3.3 QUBS/MIRU 10.4.4.4.3.6.5) .

Considerate le circostanze la Regione Marche nel 2013 ha emanato il Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 156 del 05 settembre 2013, atto a rafforzare le misure di contenimento, ed impartire regole più rigorose nelle misure di controllo ufficiale.

Forse mai come oggi il controllo ufficiale applicato nell’esame della selvaggina cacciata, ha raggiunto livelli cosi elevati.

Dal 2001 sui seguenti 8 Comuni: Matelica, San Severino Marche, Pioraco, Fiuminata, Sefro, Castelraimondo, Gagliole, Esanatoglia, tutti insistenti nell’Ambito Territoriale di CacciaMC1,l’attività de Servizio di Igiene degli Alimenti di Origine Animale, ASUR Marche Area Vasta 3 Macerata ha ispezionato circa 12600 cinghiali  abbattuti in attività venatoria, nelle diverse modalità, collettiva in braccata, girata e singola in selezione, (grafico n.1)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono risultati interessati da lesioni riconducibili ad infezione tubercolare, 531 capi (Grafico n. 2)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grafico n. 2

All’accertamento diagnostico di laboratorio, teso a verificare la presenza del M. bovis, sono risultati positivi 166 capi. (Grafico n. 3)

 

 

 

 

 

 

 

 

Grafico n. 3

Nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2014 il numero di capi con lesioni e dei capi risultati positivi al M. bovis, è rimasto piuttosto basso e costante, negli ultimi 5 anni hanno subito un notevole incremento, mentre gli abbattimenti hanno seguito un andamento più regolare.(grafici 4-5-6)

 

 

 

 

 

 

 

 

Grafico n. 4

Grafico n. 5

Grafico n. 6

 

Le visite ispettive degli animali cacciati, vengono effettuate il giorno successivo all’abbattimento, presso le case di caccia, per evitare lo spostamento di notevoli masse di materiale potenzialmente infetto e contaminante, ed avere le possibilità di visionare le carcasse in tempo reale. I capi sono identificati con fascetta numerata posta subito dopo l’abbattimento, sul tendine di Achille, le carcasse  sono disposte all’interno delle celle frigorifere,  con le frattaglie appese tra le due mezzene dello stesso animale .

Si inizia con l’esame documentale, verificando:

  • l’esatta compilazione della modulistica ufficiale prevista dalla vigente normativa (Delibera Giunta Regione Marche n.344 del 10 aprile 2017)
  • il nominativo di chi ha effettuato l’abbattimento
  • la data di abbattimento
  • il luogo di abbattimento
  • il numero di capi abbattuti
  • la corrispondenza con la fascetta identificativa
  • il sesso dell’animale abbattuto
  • l’età dell’animale abbattuto
  • il peso orientativo dell’animale abbattuto

    poi si passa all’ispezione post mortem, procedendo alle seguenti operazioni:

  • ispezione della testa con particolare riferimento ai linfonodi retrofaringei, cervicali e mandibolari
  • ispezione del polmone e dei linfonodi peribronchiali e mediastinici
  • ispezione del fegato e dei linfonodi periportali
  • esame delle pleure e del peritoneo parietale, presenza di aderenze
  • verifica stato di nutrizione, eventuale presenza cachessia e/o di edemi generalizzati
  • verifica che la morte non sia dovuta a cause diverse dalla caccia
  • presenza di tumori o ascessi diffusi
  • artriti, vecchie fratture, presenza di parassiti
  • alterazioni del colore, della consistenza e dell’odore della muscolatura
  • altri accertamenti ritenuti necessari quali: tagli, sezionamenti, ispezioni ed eventuali prelievi per campionamenti.

    Viene  in seguito fatto il prelievo di un frammento di muscolo diaframmatico in base a quanto previsto dal Regolamento (UE) 1375/2015 per la ricerca della trichinella.

    Per l’esiguo numero di capi, che vengono inoltrati presso il Centro di Lavorazione della selvaggina, si procede secondo i dettami del Regolamento di Esecuzione (UE) 2019/627.

    RISULTATI

    Nella stagione venatoria 2019/20, in attività venatoria  sono stati abbattuti ed esibiti a visita 1019 capi, come di seguito riportati nella tabella n.1:

Tabella n. 1

Su 1019 animali abbattuti il 7.6% risulta essere interessato da lesioni riferibili ad infezione tubercolare, il 5.8% risulta positivo all’esame batteriologico, tra i capi con lesioni  nel 76.7%  dei casi e stato isolato il M. bovis.   Il 49% degli animai abbattuti erano maschi il 51% femmine.( Grafico n. 7)

Grafico n. 7

 

Gli animali all’interno delle classi di età sono stati divisi per sesso

  • Sotto 12 mesi sono 192 capi il 18.8% con 76 maschi 116 femmine
  •  Tra  12 e 24 mesi sono 290 capi il 28.5%  con 146 maschi 144 femmine
  • Tra 24 e 36 mesi sono 303 capi  il 29.7%  con 138 maschi 165 femmine
  • Oltre 36 mesi sono 234 capi il23% con 140 maschi 94 femmine.

(Grafico n. 8)

Grafico n. 8

Sono stati interessati da abbattimenti di capi positivi, sette comuni su otto pari al 92% del territorio come da grafico n. 9

Grafico n. 9

Tra i capi con lesioni ci sono 48 maschi (62.4%) e 29 femmine (37.6%), 48 capi sotto i 36 mesi (62.4%) e 29 animali sopra i 36 mesi (37.6%). (Grafico n. 10)

Grafico n. 10

 

Tra i capi positivi al batteriologico per M. bovis, ci sono 35 maschi (59.4%) e 24 femmine (40.6%), 42 animali sotto i 36 mesi (71.2%) 17 capi sopra i 36 mesi (28.8%).( Grafico n. 11)

Grafico n. 11

 

Tra gli animali sotto i 36 mesi ci sono 42 positivi su 48 con lesioni 87.5%, tra i capi sopra i 36 mesi i positivi sono 17 su 29 il 58.6%.

Tabella n. 2 Animali con lesioni riferibili ad infezione tubercolare, negativi all’esame batteriologico:

Tabella n. 2
 

Tra gli animali con lesioni riferibili ad infezione tubercolare, negativi all’esame batteriologico, ci sono 5 femmine (28%) e 13 maschi (72%), 6 animali sotto i 36 mesi (33%) e 12 capi sopra i 36 mesi (67%).

Tabella n. 3 Capi positivi:

Tabella n. 4 Animali positivi al batteriologico per M. bovis anche in sede polmonare

Tabella n. 4

Tra gli animali positivi anche in sede polmonare il 75% ha meno di 36 mesi di età il 25% sono sopra.

Tabella n. 5 Animali positivi al batteriologico per M. bovis anche in altre sedi.

Tabella n. 5

 

Su sette capi positivi al M. bovis in altre sedi ( localizzazione epatica) 6 sono sotto i 36 mesi

 ( 86%).

E’ stata condotta anche una piccola indagine, al fine di verificare la presenza e l’incidenza del virus dell’epatite E . Sono stati inoltrati al laboratorio 23 campioni di fegato e polmone, per evidenziare alterazioni cito-istologiche e a presenza di IgG specifiche.

Nei fegati non è stata riscontrata alcun tipo di lesione, dai polmoni in 6 capi è stata messa in evidenza la presenza di anticorpi specifici, come riportato in tabella n. 6

Tabella n. 6

 

Il 26.1% dei capi e risultato positivo agli anticorpi, indice che il virus circola tra la popolazione di suidi selvatici ( sarebbe interessante verificare lo stato sanitario nei confronti di questa patologia , anche nelle popolazioni di ruminanti selvatici), l’epatite E è la causa più comune di infezione da epatite virale nel mondo, normalmente nella maggioranza dei casi si identifica come una infezione asintomatica, ma in alcuni casi sfocia in forme acute fulminanti e croniche, e possibili ripercussioni nei feti e  nelle donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza.

Nel maggio 2019, è stato ispezionato  un istrice (Hystrixcristata) oggetto di incidente stradale,all’esame anatomo-patologico sono state evidenziate lesioni riferibili ad infezione tubercolare, dalla carcassa sono stati prelevati ed inviati gli organi all’IZSUM sez. Tolentino e UNICAM Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria.L’animale è risultato positivo al M. bovis con un quadro riferibile ad una forma di tubercolosi nodulare-nodosa diffusa a localizzazione miocardica, epatica, renale, splenica, muscolare, polmonare. Viene di seguito riportato il referto cito-istologico:

“Presenza di grave polmonite granulomatosa, accompagnata a numerosi granulomi piccoli e di medie dimensioni sparsi anche in sede epato-splenica. Tali granulomi risultano caratterizzati da  numerosissime cellule giganti multinucleate tipo Langhans, con necrosi centrale. La necrosi al centro delle strutture granulomatose appare di tipo caseoso e con abbondanza di batteri alcool-acido resistenti alla colorazione con metodo ZiehlNeelsen. La capsula dei granulomi osservabili in zona polmonare appare da molto sottile-appena accennata, ad una capsula molto spessa e a tratti fibrosclerotica, indicandochiaramente differenti età evolutive e di sviluppo dei focolai granulomatosi. Alcuni granulomi sono adesi-aggettanti direttamente nel lume tracheale, suggerendo forme "aperte" con spurgo di batteri verso l'esterno. Le masse muscolari ed il perimisio risultano anch'essi interessati da processo infiammatorio cronico-organizzato di tipo granulomatoso. Presenti in sede periva scolare occasionali fenomeni di deposito di sostanza amiloide. Presenza di grave epatosplenite granulomatosa, accompagnata a numerosi

granulomi sparsi anche in sede miocardica. Si osservano in tutti gli organi campionati, ma soprattutto in fegato e polmone, granulomi multipli a centro caseoso. Anche in questo caso i granulomi risultano caratterizzati da cellule giganti multinucleate tipo Langhans, con necrosi centrale. L'esame dei vari tessuti processati indica chiaramente la presenza di grave patologia infettiva sistemica di natura granulomatosa, specifica, tubercolare. I granulomi risultano caratterizzati da numerosissime cellule  giganti multinucleate tipo Langhans, con necrosi centrale.

Descrizione:

Il quadro di flogosi granulomatosa poliorganica, appare suggestivo di una tubercolosi in forma diffusa nodulare, a localizzazione epato-spleno-miocardica e polmonare. Presenza di grave epato-splenite granulomatosa, accompagnata a numerosi granulomi sparsi anche in sede muscolare. Tali granulomi risultano caratterizzati da numerosissime cellule giganti multinucleate tipo Langhans, con necrosi centrale. Non si osservano ancora granulomi calcifici, indicando che ilprocesso era ancora attivo e in fase diffusiva.

Diagnosi:

Il quadro appare rapportabile ad una forma di tubercolosi in forma diffusa nodulare-nodosa a

localizzazione epato-spleno-miocardica-muscolare, con localizzazione anche polmonare. Nel polmonela presenza di granulomi aperti indica una fase diffusiva della malattia”.

Gli agenti della polizia Provinciale,  in data 08 giugno 2020 , presentavano a visita i visceri di un cinghiale , maschio di trenta mesi di età 100 Kg di peso, abbattuto in attività venatoria di controllo demografico. All’esame ispettivo si sono  rilevate  lesioni riferibili ad infezione tubercolare nei distretti craniali, toracici ed addominali.(risultati poi positivi all’esame batteriologico)

Si è subito eseguito un sopralluogo sul sito di abbattimento, identificato  nelle immediate vicinanze del centro abitato di un comune , da informazioni anamnestiche raccolte, l’animale è stato visto più volte aggirarsi  per le vie del città, presso i giardini pubblici e reso oggetto di molti filmati fatti girare ripetutamente su diversi “social”. Il fenomeno dell’antropizzazione di alcune specie animali, legata alla loro capacità di adattamento, fabbisogno alimentare, ricerca di nuovi spazi vitali, potrebbe scaturire in nuove problematiche di ignota natura.

Conclusioni

In considerazione di quanto sopra riportato, considerando una non piena conoscenza delle regole normative e di quelle comportamentali da parte del mondo venatorio, il confronto con altre istituzioni operanti nel settore, ha permesso di evidenziare alcune criticità meritevoli di considerazione:

  • Aumento dei capi con lesioni e positivi all’esame batteriologico, forse dovuto ad un aumento in senso generale della popolazione, a fenomeni di cannibalismo e necrofagia, ad una pressione venatoria non costante ed uniforme nel tempo e nello spazio che tende a far aumentare la concentrazione di animali provenienti da più siti ,in  alcune zone precluse per brevi periodi di tempo. Presenza di altre specie animali sensibili alla tubercolosi (istrice), trasmissione della malattia attraverso diverse vie (respiratoria, digerente, mammaria).
  • Aumento del territorio interessato da abbattimenti di capi infetti: da mettere in relazioneall’aumento delle aree marginali incolte, all’azione predatoria di cani selvaggi e lupi che tengono in costante movimento i branchi, ad  annate con estati sempre più siccitose che costringono gli animali a lunghi spostamenti in cerca di acqua, al forte potere dispersivo  e disgregante della caccia collettiva in braccata.
  • Necessità di elevare la sensibilità degli operatori del settore alimentare, nel reperire la carne di selvaggina da canali ufficiali, prestare attenzione nella produzione di preparazioni e prodotti base carne da consumare crudi (tubercolosi, epatite E), tracciatura degli alimenti, evidenziare bene condizioni di  mantenimento e consumo.
  • Necessità di formare ed informare i cacciatori, al fine di migliorare la conoscenza dell’etologia, della biologia, delle patologie degli animali selvatici oggetto di attività venatoria, migliorare le conoscenze da prestare nel trattamento igienico-sanitario delle carcasse e delle relative carni che ne derivano.
  • Necessità di attirare l’attenzione degli allevatori, su come si devono smaltire sottoprodotti di origine animale, per evitare che diventino fonte di attrazione verso suidi e carnivori selvatici, rendere consapevoli gli agricoltori che la sola presenza di cinghiali in un campo destinato alla produzione di foraggio è già di per se pericoloso, per la conseguente presenza di urine, feci, boli ( segni patognomonici della  presenza del cinghiale, legati all‘attività  alimentare, sono  costituiti essenzialmente da residui delle parti più ricche di fibra ed indigeribili, dei vegetali, prevalentemente cereali e leguminose come grano, orzo, avena, pisello e fava; che il cinghiale mastica e parzialmente digerisce con la saliva,estraendo le proprietà nutritive dai seni e dalle parti vegetali , ma non ingerisce e rigurgita sul terreno in masse dall’aspetto  compatto ed allungato. Come detto in precedenza tutti gli animali positivi al batteriologico hanno mostrato lesioni nelle sedi linfonodali della testa, rendendo concreta la possibilità che i boli possono costituire un reale pericoloin quanto contaminati). Spesso si è verificata la presenza di più capi positivi abbattuti in una singola cacciata, ed in cacciate successive sempre nella medesima zona, segno che la malattia in alcune situazioni è fortemente presente e radicata  sul territorio, in queste circostanze l’azione di prelievo dovrebbe assumere connotati estremamente marcati e decisi, ignorando patetici sentimentalismi  attribuibili a nobili intenti  peculiari  delle Pie dame.
  • La presenza sempre più frequente di animali selvatici nei centri abitati, si configura come un problema di sanità pubblica, legata al saccheggio  dei rifiuti solidi urbani, con conseguente diffusione di zoonosi; e di pericolo di ordine pubblico, per la messa a repentaglio della sicurezza.(animali che scorazzano per le vie dei centri abitati, strade extraurbane autostrade )
  • Non ignorare e dimenticare che in un singolo animale, è possibile la presenza contemporanea di più patogeniagenti causali di diverse malattie: tubercolosi, epatite E, Aujeszky , malattia vescicolare , peste suina; pertanto le misure di biosicurezza vanno conformemente applicate, nel pieno rispetto delle disposizioni previste.

A complemento di quanto finora detto si segnala che potrebbe essere utile aggiornare, modernizzare e rendere più attuali, efficaci ed incisive le norme che dettano i comportamenti e le azioni da intraprendere per fronteggiare ed eradicare  le cause responsabili di varie patologie. Infine, si ritiene importante prestare una maggiore attenzione, considerazione ed impiego di risorse ed energie, nel controllo  delle difficoltà connesse alla  gestione degli animali selvatici, e loro habitat,  in quanto possibili e dirette conseguenze di un progressivo ed irreversibile degrado delle condizioni dell’ecosistema locale e globale.

 

Foto allegate

Linfonodo popliteo con linfoadenite tubercolare

 

Polmonite acinosa (cronica evolutiva di organo isolato)

Polmonite acinosa (collasso delle resistenze)

Tisi perlacea (generalizzazione protratta)

Polmonite miliare

Epatite

 

Autore:  Dr. Raffaele Claudio Barboni

 

 

 

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