X
GO

CAMPILOBATTERIOSI

MALATTIA A TRASMISSIONE ALIMENTARE

  • 30 maggio 2023
  • Autore: Redazione VeSA
  • Visualizzazioni: 2736
  • 0 Commenti

Che cos’è la campilobatteriosi?

La campilobatteriosi è una malattia infettiva a trasmissione alimentare causata dal batterio Campylobacter. Nel 1972 è stata individuata come causa di malattie diarroiche e attualmente è tra le più diffuse al mondo, rappresentando un problema di salute pubblica ad alto impatto socio-economico. Oltre il 90% delle infezioni è provocata dal Campylobacter jejuni.

Quanto è diffusa?

Dal 2005 la campilobatteriosi è la patologia alimentare che ogni anno causa più casi clinici in Europa e sono stati più del doppio rispetto a quelli per Salmonella spp nell’anno 2021. Al contrario, in Italia ne è la seconda causa ma dal momento che in numerosi casi i pazienti non si rivolgono al medico, si ipotizza che il numero di diagnosi di campilobatteriosi è sottostimato.

Quali sono le fonti di infezione?

La principale fonte di infezione è il consumo di carne prevalentemente avicola (pollo e tacchino) cruda o poco cotta tanto da essere responsabile del 20-30% dei casi umani.

Altre fonti sono:

-  gli alimenti pronti al consumo che sono stati a contatto con carne cruda contaminata; latte crudo non pastorizzato; occasionalmente funghi e crostacei; potenzialmente i molluschi bivalvi consumati crudi;

- l'acqua non potabile di cisterna, di pozzo ecc… nonché la balneazione in acque a rischio. Anche l’acqua di bevanda non trattata per chi viaggia in paesi come America Latina, Africa, Medio Oriente e Asia. Infatti, il Campylobacter è uno dei tanti possibili germi che causa la diarrea del viaggiatore;

- gli animali domestici, inclusi cani e gatti, d'allevamento e selvatici possono trasmettere questo batterio senza che essi stessi presentino i sintomi;

- il contagio diretto da uomo a uomo è piuttosto raro. Il consumo di uova non riveste particolare importanza.

Perché interessa soprattutto gli avicoli?

Il serbatoio principale del Campylobacter è il tratto gastroenterico di molti animali a sangue caldo come pollame, bovini, suini, uccelli, cani e gatti. In particolare, l'ntestino dei volatili è l'habitat ideale avendo questi una temperatura media corporea intorno ai 41°C mentre la temperatura ideale di crescita del microrganismo è compresa fra 37 e 42°C, ottimale a 41.5°C.

Come si contaminano gli alimenti?

L’acqua si contamina attraverso i liquami e le feci di animali selvatici ed uccelli mentre la contaminazione della carne si verifica al momento della macellazione e della eviscerazione essendo il Campylobacter un componente della flora intestinale degli animali. Inoltre, un fattore di rischio significativo associato alla preparazione in ambito domestico, è rappresentato dalla contaminazione crociata di altri alimenti e delle superfici di lavoro a partire da carne avicola contaminata. Ciò può avvenire direttamente per vicinanza o per gocciolamento oppure indirettamente tramite un oggetto che veicola i microrganismi. Il latte, invece per infezione mammaria subclinica o per contaminazione fecale durante la mungitura.

Come si previene la campilobatteriosi?

Gli alimenti contaminati dal microrganismo non possono essere riconosciuti visivamente poiché non ci sono modificazioni di colore, sapore o odore inoltre non esiste un vaccino né si diventa immuni da essa, quindi è di primaria importanza la prevenzione mediante una manipolazione corretta della carne cruda, un'accurata cottura e un’attenta igiene in cucina.

Il Servizio Sanitario Nazionale assicura, attraverso i Servizi Veterinari, i controlli a tutti i livelli della filiera produttiva, dall’allevamento al macello, alla trasformazione, al trasporto e alla commercializzazione ma ricorda... sei tu che, prima di consumare carne avicola, devi rispettare questi quattro step fondamentali in cucina:

  1. Dopo l’acquisto copri il pollame crudo e conservarlo nel frigorifero nel ripiano inferiore in contenitori che evitano gocciolamenti. Posiziona gli alimenti cotti in alto. Stessi accorgimenti se devi scongelare la carne in frigorifero.
  2. Al momento di cucinarlo, resisti alla tentazione di lavarlo. Solo la cottura elimina il Campylobacter.
  3. Non dimenticarti invece di lavare le mani insieme a tutti gli attrezzi e ai piani di lavoro impiegati per la preparazione. Acqua calda e sapone sono fondamentali per evitare la cross-contaminazione.
  4. Qualunque sia la ricetta che hai pensato, la cottura merita la massima attenzione. Per assicurarti che la carne sia cotta uniformemente, tagliala nella parte più spessa e accertati che non sia rosa e che i liquidi non scorrano liberamente. Il metodo più affidabile è utilizzare un termometro digitale per alimenti e verificare che la temperatura raggiunta a cuore sia di 70° C. Particolare scrupolo va quindi rivolto ad alcuni prodotti (es. hamburger) e ad alcune modalità di cottura (es. barbecue).

Inoltre, bevi solo latte pastorizzato o bollito ed evita di bere acqua non sicura quando viaggi in zone a rischio. Lavati le mani dopo aver toccato gli animali da compagnia o d’allevamento e dopo aver fatto giardinaggio.

Quali sono i miti da sfatare?

Le azioni da NON fare sono:

1) Lavare la carne di pollame crudo prima di metterla in forno perché aumenterebbe la possibilità di contaminazione crociata: gocce e spruzzi potrebbero contaminare il piano di lavoro, gli utensili, le mani, l’abbigliamento e altri cibi consumati crudi;

2) scongelare gli alimenti a temperatura ambiente ma utilizzare il frigorifero o il forno a microonde.

Quali sono i soggetti maggiormente interessati?

Può colpire chiunque in qualsiasi età ma bambini, anziani e immunocompetenti sono maggiormente interessati come anche chi viaggia in paesi dove i servizi igienico-sanitari e l'igiene alimentare sono scarsi nonché le persone che lavorano con gli animali o nel settore della carne.

Quali sono i sintomi?

I sintomi prevalenti sono febbre, nausea, diarrea a volte sanguinolenta, crampi addominali (tipicamente nel quadrante inferiore destro) e vomito. Tendono a manifestarsi entro 2-5 giorni da quando hai consumato del cibo contaminato o hai avuto contatto con un animale infetto. La durata è tra 2-10 giorni. Nella maggior parte dei casi, i sintomi sono relativamente lievi tuttavia, in meno dell’1% dei pazienti, solitamente in soggetti molto anziani o molto giovani, si possono verificare meningiti o endocarditi. Le persone con deficit immunitari possono presentare infezioni gravi, prolungate e ricorrenti. La campylobatteriosi è stata associata a diverse sequele croniche che includono artrite reattiva, infiammazioni a carico di fegato, reni e la sindrome di Guillain-Barré.

Come viene diagnosticata?

A causa dell’assenza di caratteristiche cliniche specifiche, la campilobatteriosi è difficile da distinguere dalle altre patologie gastrointestinali. La conferma è possibile con l’esame di un campione di feci ma non è sempre necessario. Infatti, in molti casi sapere quale sia il germe non fa alcuna differenza per la terapia e generalmente la sintomatologia migliora da sola anche prima di avere l’esito del test. È comunque buona norma consultare un medico qualora le evacuazioni fossero molto frequenti, molto acquose o con tracce di sangue o nel caso durino da oltre 3 giorni.

Quale terapia adottare?

In caso di sintomatologia gastroenterica lieve, il trattamento è la reidratazione per le frequenti scariche diarroiche. Tuttavia nei pazienti con sintomatologia più grave e in soggetti a rischio potrebbe essere necessario ricorrere alla terapia antibiotica dietro prescrizione medica. Alcuni studi confermano che la campilobatteriosi è un’infezione in gran parte resistente agli antibiotici comunemente usati nell’uomo e negli animali.

Cosa fa l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) nella lotta al Campylobacter?

Il consumatore è protetto da questa minaccia alla salute pubblica già a livello europeo grazie all’EFSA che si occupa di sicurezza alimentare su tutta la filiera, dall’allevamento alla tavola. Infatti, raccoglie e analizza annualmente tutti i dati sulla presenza del Campylobacter, valuta i rischi e fornisce raccomandazioni ai Paesi Membri, come l’Italia, al fine di elaborare politiche nazionali capaci di attuare misure di controllo nonché obiettivi di riduzione del Campylobacter nella catena alimentare.

 

LA CAMPILOBATTERIOSI (LOCANDINA)

Autore: Dott.ssa Maria Gabriella Pistilli

La presente nota è stata redatta per l’attuazione degli Obiettivi Strategici del PNP 2020-2025 relativamente alle malattie a trasmissione alimentare per la Regione Marche

Stampa
Tag:
Valutazioni:
4.3

Redazione VeSARedazione VeSA

Altri articoli di Redazione VeSA

Contatta l'autore

Contatta l'autore

x