La Listeriosi è un’infezione alimentare causata dall’ingestione di cibo contaminato dal batterio Listeria monocytogenes. La malattia colpisce sia l’uomo che un ampio numero di animali domestici e selvatici (mammiferi come ruminanti, suini, cani, gatti, conigli e cavie peruviane; uccelli come polli, oche, tacchini, canarini e pappagalli; pesci e crostacei dall’allevamento).
Nei Paesi occidentali la malattia rappresenta un significativo problema in quanto, anche se relativamente rara, si può manifestare con un quadro clinico grave ed elevati tassi di ricoveri ospedalieri e di mortalità soprattutto nei soggetti più deboli come neonati, anziani, donne in gravidanza e soggetti immuno-compromessi. Inoltre, negli ultimi anni, si sono verificate frequenti episodi di focolai variamente estesi, soprattutto in seguito alla distribuzione di cibo contaminato da parte di grandi catene di ristorazione.
Listeria monocytogenes è un batterio gram positivo, di forma bastoncellare, ubiquitario, presente comunemente nel terreno, nell’acqua, nella vegetazione e nelle feci di numerose specie animali, senza che questi mostrino sintomi apparenti (portatori).
Il batterio è in grado di comportarsi da saprofita del tratto intestinale e da parassita endocellulare e viene eliminato con le feci, il latte e le secrezioni uterine. Non sembra che gli artropodi svolgano un ruolo rilevante come vettori della patologia.
Il batterio è caratterizzato da una buona stabilità ambientale. In particolare Listeria presenta una discreta resistenza a freddo, calore ed essicamento, riesce a crescere a temperature comprese fra +1° e +45° C, è stabile a pH 3,9-9,5 e ad alte concertazioni saline (fino al 20%).
L’agente è inattivato dalla cottura e dalla pastorizzazione e dai comuni disinfettanti (ipoclorito di sodio all’1%, etanolo al 70% o glutaraldeide).
Il batterio quindi è molto resistente, tende a persistere nell’ambiente, può contaminare qualunque livello della catena di produzione e consumo degli alimenti e può essere presente anche in alimenti trasformati, conservati e refrigerati.
Il consumo di cibo o mangime contaminato è la principale via di trasmissione per l’uomo e gli animali. Più raramente le infezioni possono verificarsi attraverso il contatto diretto con animali, persone o l’ambiente contaminato. Meno frequentemente la trasmissione può avvenire per via verticale, per inalazione ed è stata ipotizzata anche l’infezione per via venerea.
In particolare per l’uomo gli alimenti principalmente associati all’infezione da listeria comprendono: pesce, carne e verdure crude, latte non pastorizzato e latticini come formaggi molli e burro da latte crudo, cibi trasformati e preparati (pronti al consumo) inclusi hot dog, carni fredde tipiche delle gastronomie, insalate preconfezionate, panini, pesce affumicato.
Gli animali generalmente s’infettano attraverso alimenti contaminati come ad esempio gli insilati nel caso degli erbivori.
L’agente viene eliminato dai soggetti infetti (asintomatici e clinici) attraverso le feci ed eventualmente il latte; nel caso d’infezioni cliniche anche il materiale abortivo, i secreti delle vie genitali, talvolta le urine e gli scoli nasali possono essere fonte d’infezione o contaminazione ambientale. I neonati possono nascere già infetti (contagio intrauterino), contrarre la malattia nel canale del parto o subito dopo la nascita da secreti/escreti contaminati di origine materna.
SINTOMATOLOGIA
La dose infettiva di Listeria non è certa: il rischio di sviluppare la malattia si ha anche con bassi livelli di carica batterica anche se la maggior parte dei soggetti adulti in buona salute non presenta alcun sintomo.
Nell’uomo la sintomatologia può variare da lievi sintomi simil influenzali (nausea, vomito, diarrea, febbre), che si manifestano nel giro di poche ore dall’ingestione dell’agente e sono autolimitanti nei soggetti immunocompetenti, a forme invasive o sistemiche quali meningiti, encefaliti e gravi setticemie, sicuramente più comuni nei soggetti con ridotte difese immunitarie (anziani, neonati e bambini, portatori di patologie debilitanti e soggetti immunocompromessi). In questi casi la prognosi è spesso infausta.
Se l’infezione colpisce donne in gravidanza può causare aborto, natimortalità, parto prematuro o listeriosi congenita.
Negli animali domestici la listeriosi decorre in genere in forma asintomatica ma può causare encefalite, setticemia ed aborto. I ruminanti sono gli animali che manifestano le forme cliniche con maggior frequenza mentre negli altri animali i sintomi sono rari.
PREVENZIONE
Per prevenire la Listeriosi è importante seguire buone pratiche di lavorazione, rispetto delle norme igieniche e mantenimento di adeguate temperature di conservazione durante tutte le fasi di produzione, distribuzione e conservazione degli alimenti, anche in ambiente domestico.
Ecco indicate di seguito alcune raccomandazioni da seguire sempre con rigore:
- mantenere la temperatura del frigorifero tra 0 e +4°C e quella del congelatore sotto i -18°C,
- non conservare i prodotti refrigerati oltre la data di scadenza,
- sciacquare accuratamente gli alimenti crudi, come frutta e verdura, sotto l’acqua corrente prima di mangiarli, tagliarli o cuocerli (anche se verranno sbucciati),
- pulire alimenti come meloni e cetrioli con una spazzola pulita,
- asciugare i prodotti con un panno pulito o un tovagliolo di carta,
- separare le carni crude dalle verdure e dai cibi cotti e pronti al consumo,
- lavare le mani, i coltelli, i piani di lavoro e i taglieri dopo la manipolazione e la preparazione cibi,
- mantenere il frigorifero pulito,
- cuocere accuratamente e completamente i prodotti di origine animali,
- consumare i prodotti precotti e pronti al consumo appena possibile,
- stoccare gli avanzi di cibo in contenitori poco profondi così da farli raffreddare più velocemente, chiuderli, conservarli in frigorifero e consumarli entro 3-4 giorni al massimo,
- bere latte pastorizzato.
In particolare, i soggetti a rischio, come le donne in gravidanza e le persone immunodepresse, dovrebbero anche:
- evitare di mangiare panini contenenti carni o altri prodotti elaborati da gastronomia senza che questi vengano nuovamente scaldati ad alte temperature,
- non mangiare formaggi molli se non si ha la certezza che siano prodotti con latte pastorizzato,
- non mangiare paté di carne freschi e non inscatolati,
- non mangiare pesce affumicato non inscatolato.
La Listeriosi rientra fra le malattie per le quali sono state stabilite, in Europa e negli Stati Uniti, delle reti di sorveglianza sulla sicurezza alimentare con obbligo di denuncia. Queste reti, volte a individuare focolai di infezione e determinarne la causa, permettono di agire sia ritirando i prodotti dal mercato che adottando le necessarie misure nei confronti degli impianti di produzione e informando la popolazione a rischio.
Il monitoraggio e il controllo delle tossinfezioni alimentari, nonché i requisiti di igiene e i criteri di sicurezza in materia di alimenti sono disciplinati dalla normativa UE. In particolare il Regolamento (CE) n. 2073/2005 della Commissione sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari stabilisce i criteri di sicurezza alimentare per alcuni importanti batteri di origine alimentare, tra cui Listeria monocytogenes.
ULTIMI AGGIORNAMENTI
L’EFSA ha pubblicato in data 24/01/2018 un parere scientifico sulla Listeriosi in cui si dichiara che in Europa risultano aumentati i casi di malattia nella popolazione di età superiore ai 75 anni e nelle donne di età compresa fra 25 e 44 anni.
L’aumento del numero dei casi di Listeriosi è statisticamente significativo nelle classi di età indicate sicuramente anche per un aumento della popolazione anziana e delle donne di età 25-44 anni in fase di gravidanza e quindi con difese immunitarie più basse.
Senza dubbio anche l'aumento del consumo di alimenti pronti al consumo e il miglioramento dei sistemi di monitoraggio in alcuni Stati membri può aver contribuito a individuare questo aumento della malattia.
Inoltre dagli studi condotti si evince che più del 90% dei casi di Listeriosi sono causati dal consumo di alimenti ready to eat contaminati con più di 2000 CFU/g e che un terzo dei casi sono dovuti allo sviluppo microbico avvenuto durante la conservazione degli alimenti a livello domestico. Ciò permette di sottolineare ulteriormente l'importanza del rispetto delle buone pratiche igieniche, delle corrette temperature e dei tempi di conservazione dei cibi.
Gli alimenti tipicamente associati ai casi di listeriosi appartengono alle categorie “carne e prodotti a base di carne”, “prodotti della pesca”, “latte e prodotti lattiero-caseari”.
Infine l’Opinione scientifica conferma l’utilità delle tecniche di Whole Genome Sequencing (WGS) per identificare focolai di malattia grazie alla possibilità che questo metodo fornisce di correlare i ceppi isolati dai casi umani e dagli alimenti, anche in situazioni che sfuggirebbero utilizzando solamente i metodi tradizionali.
Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola