Il 07/11/2017 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato le nuove linee guida sull’uso di antimicrobici negli animali produttori di alimenti (WHO guidelines on use of medically important antimicrobials in food-producing animals) in cui innanzitutto si raccomanda agli allevatori e all'industria alimentare di smettere di utilizzare in modo sistematico antibiotici per promuovere la crescita e prevenire le malattie nei soggetti sani.
Le nuove raccomandazioni dell'OMS hanno lo scopo di contribuire a preservare l'efficacia degli antibiotici importanti per la medicina umana riducendone l’uso negli animali. In alcuni paesi, infatti, circa l'80% del consumo totale di antibiotici fondamentali in medicina umana è destinato al settore animale, spesso impropriamente, al fine di ottenere la promozione della crescita in animali sani. Inoltre si sottolinea che il quantitativo di antibiotici utilizzati negli animali continua ad aumentare a livello mondiale, sulla scia di una crescente domanda di alimenti di origine animale, spesso prodotti con metodi intensivi.
Senza dubbio l’uso eccessivo ed improprio degli antibiotici negli animali contribuisce al crearsi di fenomeni di resistenza. Ed in particolare alcuni tipi di batteri che causano infezioni gravi negli esseri umani hanno già sviluppato una resistenza a molti trattamenti disponibili. Inoltre uno studio pubblicato in “The Lancet Planetary Health” ha rilevato che gli interventi che limitano l'uso degli antibiotici negli animali che producono alimenti sono associati ad una riduzione della presenza di batteri resistenti agli antibiotici in questi animali fino al 39%.
L'OMS quindi raccomanda vivamente una riduzione globale dell'utilizzo di tutte le classi di antibiotici negli animali che producono alimenti.
Dove possibile, inoltre, gli animali malati devono essere sottoposti a test per stabilire l'antibiotico più efficace e valido (antibiogramma) per curare la loro specifica infezione e gli antibiotici utilizzati dovrebbero essere scelti fra quelli che l'OMS ha classificato come "meno importante" per la salute umana, non impiegando molecole individuate come "di massima priorità e importanza critica" che rappresentano spesso uno degli ultimi trattamenti disponibili per curare gravi infezioni batteriche nell'uomo.
Sicuramente molti paesi hanno già adottato misure per ridurre l'uso degli antibiotici negli animali che producono alimenti. Ad esempio, dal 2006, l'Unione Europea ha vietato l'uso di antibiotici per la promozione della crescita. Inoltre fra i consumatori è in aumento la richiesta di prodotti di origine animale ottenuti senza l’impiego routinario degli antibiotici o anche di prodotti “antibiotic free” e quindi molte industrie del settore alimentare si stanno adeguando a queste nuove esigenze.
Le alternative all'uso di antibiotici per la prevenzione delle malattie negli animali includono il miglioramento delle condizioni igieniche, il miglior utilizzo delle vaccinazioni e le modifiche nelle pratiche di allevamento degli animali.
Dal 2005, l'OMS pubblica, con revisioni regolari, una lista in cui tutti gli antibiotici vengono suddivisi in tre categorie: "importanti", "molto importanti" e "di importanza critica" sulla base della loro utilità in medicina umana.
Nella quinta revisione dell'elenco, pubblicato nell'aprile del 2017, fra gli antibiotici di importanza critica in medicina umana quelli essenziali, in quanto utili per trattare alcune infezioni da batteri multi-resistenti, sono: chinoloni, cefalosporine di terza e più alta generazione, macrolidi e chetolidi, glicopeptidi e polimixine (colistina).
È importante però precisare che i produttori europei di medicinali ad uso veterinario, rappresentati dall’associazione AnimalhealthEurope, non condividono i pareri dell’OMS affermando che le linee guida proposte ignorano in gran parte le esigenze degli animali in termini di salute e benessere e l'impatto più ampio degli animali sani sulla sicurezza alimentare, sulla trasmissione di malattie e sull’allevamento sostenibile (leggi anche: New WHO guidelines on medically important antimicrobials in food producing animals lack One Health reasoning).
AnimalhealthEurope inoltre sottolinea il suo sostegno all'approccio One Health di EMA (Agenzia europea per i medicinali) nella classificazione degli antibiotici di importanza critica, prendendo in considerazione le esigenze della salute e del benessere degli animali e la salvaguardando la salute pubblica mentre sostiene che l’approccio unilaterale attuato da OMS è senza dubbio in disaccordo con i progressi compiuti con il piano d'azione One Health dell'UE contro l'AMR.
Ancora, secondo i produttori europei di medicinali ad uso veterinario, alcune raccomandazioni dell’OMS sembrano contraddire la “lista OIE (Organizzazione mondiale della sanità animale) degli antimicrobici importanti in veterinaria”. In particolare la raccomandazione 4b della linea guida dell'OMS potrebbe essere interpretata come un invito a vietare l'uso delle cefalosporine (terza, quarta e quinta generazione), dei macrolidi, delle polimixine e dei chinoloni negli animali da produzione alimentare. Ciò è in contraddizione con l'elenco OIE che classifica macrolidi, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni di seconda generazione come antibiotici molto importanti per la medicina veterinaria.
Autore: Dott. Stefano Gabrio Manciola